Capitolo 3

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Cammino sulla stradina di sterrato circondato da tante piccole pietre ad incoronarlo, mentre i miei piedi non si impegnano minimamente a evitare di strascicare i miei stivali neri sul suolo; questo crea un suono ripetuto che rimbomba nella mia testa. Ciò a causa del sorso di troppo che probabilmente ho dato alla bottiglia di Jack Daniel's.
Questa sera, Brenda, si sta davvero impegnando nel mettermi le mani nel sangue, solo che se continua così, le mie mani finiranno nei suoi luccicanti capelli chiari, e per quanto non mi piacciano questo tipo di situazioni, niente mi impedirà di farlo se non la smette di comportarsi in maniera così infantile.
Dato, però, che ho ancora un minimo di buon senso che l'alcol non si è divorato -anche se l'alcol credo sia solo una scusa per avere finalmente il tanto desiderato confronto con quella sottospecie di vipera- sono uscita un istante dal locale in cui tutti amorevolmente ci troviamo. Con tutti chi intendo? Beh intendo una parte molto abbondante del Liceo Wallace. Questo posto è collocato poco distante da scuola, ed è solito il venerdì sera venire qui. A far cosa? Nulla di particolare, sedersi e bere una Coca-cola o una bottiglia di qualche super alcolico se te la compri in un negozietto di seconda mano che ti vende l'alcol nonostante tu non abbia ancora l'età giusta per bere. C'è anche la musica, con un dj, e una pista dove ballare. E' un posto tutto sommato niente male, non è particolarmente spazioso dentro, ma la luce molto soffusa rende l'atmosfera accogliente.
Detto ciò, mi sto rendendo conto di far ragionamenti fin troppo lunghi per quel che sono in grado di fare in questo momento.
Porto il mio corpo fino al muretto chiaro che va a braccetto con il marciapiede, per poi sedermici al di sopra, lasciando che le mie gambe coperte da dei sottili collant neri ciondolino.
Porto una sigaretta alle mie labbra, per poi accenderla con il mio accendino glitterato nero, nonostante il vento di questa notte non mi aiuti particolarmente nell'intento.
Mi rilasso, mentre butto fuori la lieve nube di fumo, socchiudo gli occhi.
Mi stringo nella mia enorme giacca di pelle scura, guardando il cielo stellato che mi coccola sopra la testa, mi incanto nell'osservare la luna piena che è sbocciata. E' talmente tanto incantevole, elegante, intrigante e sinuosa che mi ci perdo -come spesso accade- nella potente luce che emette.
Un suono di clacson mi fa sussultare, era solo un ragazzo che voleva attirare l'attenzione di un suo amico per farlo caricare in macchina.
Sposto lo sguardo alla mia sinistra, quando sento delle voci farsi sempre più limpide al mio orecchio.
Per un istante penso di immaginarlo: noto con stupore la figura di Jaxon, avvicinarsi verso di me, con accanto Connor Phillips. Quest'ultimo fa parte del gruppetto di Tyler Collins; credo, inoltre, che siano grandi amici i due, dato che quando c'è Connor c'è Tyler, e viceversa. O per lo meno quelle poche volte che ci ho fatto caso, era così. Non ricordo nemmeno di averli visti all'interno del locale questa sera.
«Johnson» quasi urla, Jaxon, stampandosi un espressione divertita sul viso.
Riporto lo sguardo davanti a me, ignorandolo, mentre aspiro dal filtro della sigaretta.
Mi stringo ulteriormente nella mia giacca quando un colpo di vento mi prende in pieno.
«Bambolina» canticchia, Jaxon, mentre si prende la confidenza di sedersi accanto a me, quasi a un posto di distanza.
Mi volto verso i due ragazzi, aggrottando la fronte, curiosa del loro avvicinamento.
Un punto interrogativo mi si spiaccica in volto, tanto che è il ragazzo dagli occhi castani a prendere parola.
«Hai d'accendere?» mi domanda, Connor, mettendosi le mani all'interno del suo piumino smanicato nero.
Rimango un momento interdetta, nell'osservare la sua alta figura, per poi estrarre l'accendino che ho usato io poco prima dalla tasca, prima di porgerglielo. A prenderlo è Jaxon.
«Troppo gentile, bambolina» mormora, il ragazzo, per poi accendersi la sigaretta che sino a un istante prima teneva sull'orecchio. Dopodiché lo porge al suo amico, che esegue la stessa azione.
Corre un minuto di silenzio. Non nego che ciò mi mette a disagio.
Dopodiché Connor mi restituisce l'accendino. Il suo volto mascolino, il taglio degli occhi socchiuso lo rendono molto attraente.
Non mi interessa particolarmente della loro presenza, ma questa mi stupisce molto, dato che nessuno di questi ragazzi mi ha mai rivolto parola. Non che ciò mi dispiaccia, solo mi lascia perplessa questa loro improvvisa vicinanza. Anche se sono sicura che sia solo momentanea, ma soprattutto con un specifico fine.
«Non ci racconti nulla, bambolina?» domanda, Jaxon, cambiando posizione mettendosi a cavalcioni del muretto. Mi sento il suo sguardo premere sul profilo sinistro.
Che sta cercando di fare?
Tengo lo sguardo dritta di fronte a me, mentre spengo la sigaretta ormai terminata.
Intanto, noto Connor messaggiare al telefono.
«Che fai? Mi ignori, bambolina?» continua, il ragazzo, sempre più divertito.
«Smettila di chiamarmi così» mormoro, mantenendo lo sguardo difronte a me.
«Allora il gatto non ti ha mangiato la lingua» pronuncia divertito «io ti chiamo come voglio, bambolina, hai capito?».
«Non mi si addice, nemmeno mi piace» dico, questa volta mi volto a guardarlo, fissandolo dritto negli occhi.
Se vuole giocare, giochiamo, ma non è la serata adatta.
«Ah si?» domanda, sotto voce, guardandomi nelle pupille «curiosi i tuoi occhi, bambolina» continua, stampandosi un sorrisetto in volto «è ammaliante il loro essere diverso l'uno dall'altro».
Un espressione indecifrabile gli compare sul viso, oserei dire quasi affascinata, mentre i suoi occhi studiano i miei.
Si chiama eterocromia, vorrei dirgli per colmare la sua ignoranza, ma mi trattengo.
Annuisco fievolmente, dato che ciò che dice non mi sta per niente interessando.
A quel punto Connor alza lo sguardo su di me, piazzandomi lo sguardo addosso. In modo anche abbastanza insistente, i suoi occhi cercano indispettiti i miei.
Gli rivolgo un breve sguardo, prima di distoglierlo e posarlo annoiata sul marciapiede.
«Arriva al punto, Jaxon» mormora, Connor, dopo pochi secondi.
«Non c'è fretta, amico» lo guarda, facendo una smorfia, Jaxon, quasi infastidito.
«Tyler sta arrivando, abbiamo da fare» dice, il ragazzo, osservando l'ora dal suo orologio, nascosto dalla felpa grigia che indossa.
Noto Jaxon alzare gli occhi al cielo, ma non aggiunge altro.
Quest'ultimo posa nuovamente lo sguardo su di me «Ascoltami bene, bambolina, ho capito che non sei il tipo da infamare qualcuno, anche perchè sennò l'avresti già fatto...ma come si dice, meglio prevenire che curare» sussurra, avvicinando il suo volto al mio orecchio, per qualche assurdo motivo mi pietrifico.
«Non sono certo di cosa tu abbia visto o sentito in libreria l'altro pomeriggio» continua, facendomi subito capire dove vuole arrivare, ma sto ugualmente in silenzio ad ascoltarlo «ma sarà meglio per te che non esca da quel posto di merda...insomma, nessuno qui vuole problemi, giusto?» mi domanda, sfiorandomi l'orecchio con le labbra, per poi allontanarsi completamente da me.
Mi limito ad annuire, parecchio infastidita da quella vicinanza.
«Grande, bambolina» sorride maligno, facendomi sospirare per la situazione strana in cui mi trovo per la prima volta.
Vorrei dirgli che io a parte aver visto lui che tratteneva con la forza quel ragazzino non ho visto nulla, ma non ho alcuna intenzione di prolungare questa conversazione. Mi domando che altro sia successo.
Nel momento esatto in cui vedo Jaxon aprire nuovamente la bocca, sento un'ulteriore voce aggiungersi.
«Andiamo».
I due ragazzi si voltano alla mia destra, li seguo a ruota. La imponente figura di Tyler ci sovrasta presto tutti quanti, come una nuvola scura in questa chiara notte stellata.
Non riesco a togliere lo sguardo dal suo corpo. Si passa una mano tra i capelli scuri, prima di rinfilarsi le mani all'interno della sua giacca di pelle nera, dall'aspetto invecchiato e rovinata.
Lo sguardo è puntato su Connor, che con un cenno del capo lo asseconda. Posso persino notare, nonostante la distanza, un alone di tensione che lo perturba.
I due ragazzi nemmeno mi guardano in faccia, solo Jaxon, prima di seguire a ruota i suoi amici, mi fa l'occhiolino con fare provocatorio.
Scuoto il capo, a disagio e infastidita dal suo comportamento.
I tre ragazzi si incamminano, sino ad entrare all'interno di un'auto nera molto lucida, di cui sono abbastanza convinta il proprietario sia proprio Tyler Collins.

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