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CAMILA'S POV


Scappai via, lontano da lei, dai suoi sguardi, dalla sue labbra, dai suoi occhi.
Lei sa tutto, lei sa cosa mi provoca, l'ha sempre saputo.
E odio il fatto che lei possa usare ciò contro di me, in modo da farmi male e rendermi debole. Maledetto il giorno in cui ci incontrammo, ma soprattutto il momento in cui il suo tocco mi fece letteralmente impazzire e di conseguenza iniziò tutto.

FLASHBACK


Hawaii, affari con il boss. Mio padre, essendo un uomo abbastanza ossessionato dai soldi, creò un patto con Jason, capo del territorio. Il patto consisteva nel rubare il bambino del sindaco e obbligarlo a dimettersi e a concedere la carica al capo, Jason. Ho ancora pochi ricordi di cosa successe quel giorno. Frugando nella mia mente rivedo la mia squadra, pronta e concentrata, che circondava l'appartamento della vittima. Chi poteva mai aspettarselo che il Sindaco era anche un mafioso? All'interno della casa intravidi una donna, alta, capelli neri, occhi verdi, che dico... occhi di un colore nemmeno paragonabile allo smeraldo. Fatto sta che rimasi lì, immobile ad ammirarla, che non sentii neanche che il segnale era stato dato. Ci volle un bel po' per riprendermi.

Saltai le scale con un balzo, iniziai a correre. Ruppi il vetro della porta e vi entrai, non c'era nessuno. Diedi un calcio alla porta del bagno, avanzai lentamente fino a quando sentii la porta sbattere e due mani forti tapparmi la bocca. Iniziai a divincolarmi, la persona che mi circondava era alquanto forte da impedirmi di respingerla. Riusciva a comprendere tutti i miei colpi. Mi sfilò dalla tasca dei miei jeans la piccola pistola che tenevo e allontanandomi da sé, mi puntò due pistole.
-Non sai stare ferma eh? - disse la ragazza con gli occhi verdi.
Vidi che stava fissando il mio corpo e mi accorsi anche che la sua lingua stava accarezzando il suo labbro inferiore.
Respirando affannosamente, puntai il mio sguardo sul suo. Era bellissima, troppo per i miei occhi. Abbassai lo sguardo, sorrisi e tenendo ancora quel sorrisetto sulle labbra, mi avvicinai a lei. Nessuno poteva resistermi.


-Forse perché non ne ho voglia - dissi con voce bassa.
Abbassò le due pistole, le gettò a terra e utilizzando ora le mani ormai sprovviste delle due pistole, s'affrettò ad unire le sue labbra alle mie. Non avevo mai baciato una ragazza, era una cosa nuova per me. Inizio' a torturarmi le labbra con fare deciso, mentre le sue mani girovagavano nei mie capelli fino ad arrivare al mio sedere, effettuando uno schiaffo che fece stringere ancora di più i nostri corpi. Con le mie mani iniziai a premerle il viso contro il mio, facendo si che il contatto con le mie labbra fosse così inteso da provocare dei rumorosi gemiti. Presa dalla strana sensazione che mi stavo provando, chiedi accesso alla sua bocca, per permettere alla mia lunga di esplorare la sua. Lauren, senza pensarci due volte, aprì la bocca e iniziò un susseguirsi di gemiti.
- Jauregui! - sentimmo gridare fuori dalla porta. Mi allontanai controvoglia da quelle labbra e con rapidità afferrai la mia pistola che giaceva per terra per poi rompere il vetro della finestra del bagno e scappare. Prima di andarmene le lasciai un piccolo bacio sulle labbra, accompagnandolo con un sussurro: - Io sono la Cabello, che il gioco abbia inizio Jauregui! -


La vidi rimane lì, impassibile, come se non fosse successo niente.

Ritornai nel covo di mio padre. Tutti pensavano che fossi stata rapita, eccetto mio padre che appena mi vide mi sorrise.
- Padre, avete preso il bambino? - dissi, ancora senza fiato dopo il bacio con Lauren. Nella mia testa esisteva solo quel momento, le sue mani, la sua bocca.
- Si - disse mio padre, iniziando a ridere. Non capii bene la sua reazione. Volevo tutti i dettagli.
- Si può sapere perché ridi? - dissi, nauseata della situazione.
- E' stata Ally - dopo quell'affermazione, inizio' a ridere fino a reggersi accanto ad un piccolo comodino. Ora capisco. Ally era la nostra nuova ragazzotta. Bassa, capelli lunghi e un sorriso a dir poco splendido. Era impossibile credere che una come lei ce l'avesse fatta.

Iniziai a ridere anch'io accompagnando il suo della risata di mio padre.


- E il Sindaco? - dissi, terminando di ridere e ritornando alla realtà.


- E' morto, opera di Dyson. Sai figliuola, vorrei tanto che tu ti mettessi con lui. E' un ragazzo veramente sicuro di se. - disse, guardandomi con un sorrisetto, io arrossì. Che sapeva tutte le scopate che avevo fatto con lui? Beh.. caro padre, non mi soddisfa.


- Papà, sono abbastanza grande, non devi pensarci tu a queste cose. Comunque.. dov'è il bambino? Ed ora che il Sindaco è morto come faremo noi ad avere i soldi e a far diventare Jason sindaco a posto suo? - m'incuriosiva sapere la risposta.


- Sua figlia fa parte di un Clan, ed era con lui dentro la camera - disse, tornando a sistemare dei fogli che riempivano il tavolo - dovremmo stare attenti, dicono che sia molto intelligente e vendicativa -.

Rimasi a bocca aperta, Lauren Jauregui non poteva essere la mia nemica. Sono fottuta. Quella notizia mi fece roteare la testa. Avevo dolore alla pancia. Mi sedetti in fretta su una sedia e appoggiai la testa sul tavolo, sopra tutto quei fogli.
- Tesoro, vai letto, sarai stanca, vai a fare prima una doccia, domani ti aspetta un'altra giornata impegnativa - disse, avvicinandosi a me e accarezzandomi i capelli.
- Ora vado, grazie capo - sussurrai ridendo e sentendo anche lui emettere una piccola risata.

Nonostante volessi togliermi tutti quei pensieri dalla testa attraverso una bella doccia, decisi di andare dritto dritto verso il letto e stendere il mio corpo nel materasso e immergermi nei mie sogni.





Salve a tuttiii, gente!
Scusateee per il ritardo.
Recensite in tanti, ho bisogno di voi



- prossimo capitolo a 20 voti e 300 visite
A presto :)

One Last Time - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora