Capitolo 6: La rissa

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Sant Augustine – San Diego - Lunedì 10 Settembre h. 12.45

I primi giorni di scuola si sa, sono una lenta tortura, le prime ore non finiscono mai e il cervello deve ancora tornare dalle vacanze. Quello di Rebecca è probabilmente disperso in qualche isola caraibica dove spesso ha sognato di scappare. A questo pensa mentre guarda il mare di numeri scritti sulla lavagna. Quello che era riuscita a imparare l'anno scorso con impegno e fatica è scivolato tutto nel water. Ed è solo la "giornata ripasso", rabbrividisce all'idea di cominciare con il programma nuovo.

Trecento secondi allo squillo della campanella... Perché matematica debba essere un corso obbligatorio è un mistero che nessun studente è ancora riuscito a comprendere...

Duecentoquaranta secondi allo squillo della campanella... Qualcuno di veramente sadico deve averla inventata per torturare gli studenti secondo dopo secondo... numero dopo numero...

Centoventi secondi allo squillo della campanella... Ecco come ha previsto il mal di testa che sta arrivando... piano piano, ma inesorabilmente, puntuale come un orologio svizzero, pronto a perforarle il cranio...

Sessanta secondi allo squillo della campanella... Come fanno a essere così interminabili...

«Mi raccomando ragazzi ripassate bene che la prossima volta iniziamo con i nuovi argomenti»

«Drriin» "Alleluia"

«Reby vieni a pranzo con noi vero?» chiedono in coro Krissy e Megan passando accanto al suo banco.

"Non avete tirato fuori nemmeno i libri, vero ragazze?" vorrebbe chiedere, ma non sortirebbe alcun effetto, perciò risponde: «Certo ragazze, voi andate pure ci becchiamo al solito posto...»

«A tra poco», rispondono prima di voltarsi e uscire dalla classe

Rebecca raccoglie le sue cose e le infila nello zaino celeste, ancora come nuovo dopo anni. Vuole assolutamente passare prima all'armadietto per prendere una pastiglia contro l'emicrania, la testa le martella troppo per cercare di sopportare il dolore fino alla fine delle lezioni. Impila ordinatamente i libri che non stanno nello zaino, tenendoli con due mani, e distrattamente si volta, andando a sbattere contro qualcuno. Finisce per terra, sballottolata come una bambola di pezza.

Ora, probabilmente è colpa sua, ma Rebecca non è il tipo che si prende la colpa facilmente, non prima di aver analizzato la situazione. Quindi, quando guarda la persona che l'ha urtata, cerca di farle capire quanto sia arrabbiata. Ma appena il suo sguardo incrocia quello della ragazza, il suo rancore si trasforma in disprezzo. Non l'ha mai vista prima, a parte un fugace incontro vicino alla sua migliore amica, e di sicuro non le ha fatto una bella impressione.

«Ehi, ciao, tu devi essere Becky» la saluta l'altra ragazza con un sorriso sfacciato. «Rebecca, mi chiamo Rebecca», risponde lei freddamente, fulminandola con lo sguardo. La nuova arrivata sembra uscita da un altro mondo, con i suoi dread viola e i brillantini all'orecchio.

"Una tipica ragazza di periferia", pensa Rebecca, convinta che non durerà a lungo in quella scuola.

«Scusa se sono troppo confidenziale, ma Ginny mi ha parlato molto di te e mi sembra di conoscerti già da una vita!» continua la ragazza sorridendo.

«Ah, davvero?» sbotta Rebecca, alzandosi con fastidio.

«Aspetta, ti do una mano», dice l'altra, chinandosi a raccogliere i libri.

«No, grazie, faccio da sola», risponde Rebecca, ma è troppo tardi. La ragazza le porge i libri con un sorriso smagliante.

«Grazie», borbotta Rebecca, prendendo i libri. Sua madre l'ha sempre educata a essere gentile.

Destini intrecciati: Il passato che mi cercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora