Incipit 3: Obbiettivo : Vincere

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Centro Commerciale - San Diego - Ottobre di 4 anni prima

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Centro Commerciale - San Diego - Ottobre di 4 anni prima

«Non sei emozionata? La tua prima divisa da cheerleader!» esclama Angelica sculettando accanto a lei e attirando l'attenzione con la sua minigonna svolazzante.

A ogni passo si intravede sempre di più le mutandine in pizzo nere. L'amica sembra non farci caso, ma Rebecca è sicura che tutto il pubblico maschile nel raggio di cinque metri se ne sia accorto.

Accanto a lei si sente quasi pudica nei suoi jeans strappati abbinati a una canottiera in velo color lilla, abbellita con un grosso fiocco alla base della nuca che la mantiene coperta nei punti giusti ma che le permette di avere mezza schiena esposta ai raggi del sole.

Sua madre le ha insegnato che l'arte dell'eleganza non si ottiene svestendosi, ma deriva dalla pulizia, dal giusto abbinamento, dalla creatività ma soprattutto da come porti l'abito. E c'è da dire che Emily Stanton, sta bene con qualsiasi cosa indossi, anche qualche assurdo indumento senza forma dei grandi magazzini su di lei diventa un abito di classe. Eppure Rebecca accanto ad Angelica, non si sente così, anzi, si sente scialba e noiosa.

«In realtà sono molto felice, sai quanto volevo entrare nella squadra!» risponde Rebecca, accantonando quei pensieri assurdi, non è da lei autocommiserarsi.

«Sì, sei stata bravissima all'audizione, peccato che Ginevra non abbia potuto vederla...», mormora facendo casualmente ondeggiare l'immancabile bandana che le adorna i capelli, oggi di uno squillante rosso sangue.

«Già», sussurra Rebecca, guardandosi attorno per non far vedere quanto realmente le pesi questo argomento. Figurarsi se Ginny può perdere per una dannata volta la sua lezione di arti marziali...

«Scusa... non volevo toccare un tasto scoperto», dice Angelica, appoggiandole una mano sulla spalla per consolarla.

«Non è niente... può capitare un imprevisto» si giustifica Rebecca, attenendosi alla versione ufficiale «Comunque, da quale negozio possiamo iniziare?»

«Beh, visto il budget quasi-illimitato che hai, opterei per andare subito al negozio più bello e fornito del centro» sorride complice prendendole la mano e trascinandola verso i piani superiori.

«Sono d'accordo! Grazie per avermi accompagnato oggi», esclama Rebecca, seguendola dentro l'ascensore trasparente.

«Sempre pronta per lo shopping e per aiutare le mie amiche!» dice facendole l'occhiolino.

Rebecca sorride. A prima vista Angelica le era sembrata un po' altezzosa, ma con il passare dei giorni, si è scoperta un'amica disponibile dall'animo gentile e sincero.

Forse a volte troppo sincero.

Girano tutto il negozio, provando alcuni abiti, e scegliendo tre paia perfetti per l'allenamento in palestra e alcuni più eleganti per le esibizioni di prova all'esterno. Non ha saputo resistere alla tentazione e ne ha preso uno dal taglio perfetto, viola e bianco super brillantinato con disegnata un'elegante coroncina al livello del seno. Probabilmente non lo userà mai... ma chi lo sa!?Potrebbe proporlo come divisa per un'esibizione.

«Che ne dici di rendere interessante le prossime ore?» chiede Angelica uscendo con lei dal negozio.

«Come?» domanda Rebecca ancora con un sorriso soddisfatto stampato sul volto. Appoggia a terra le pesanti borse piene di vestiti a terra e aspetta la proposta dell'amica.

«Allora mancano le scarpe... e ci sono quattro negozi qui dove possiamo guardare, appena entriamo nel negozio parte la sfida: cercare di farsi fare lo sconto maggiore. Non ci sono particolari regole, va bene che un commesso sia uomo o donna, possiamo parlare, flirtare... qualsiasi cosa. Le uniche direttive che abbiamo sono: uno, noi non ci conosciamo, dopotutto è una gara, due, non dobbiamo rivelare il nostro nome e tre non possiamo proporre noi lo sconto, ce lo devono obbligatoriamente offrire loro. Ci stai?»

"Non sembra difficile"

«Non rifiuto mai una sfida!» esclama entusiasta Rebecca.

Appena entrano al primo negozio intuisce subito di avere perso in partenza. Le commesse sembrano riconoscere subito Angelica e non passano più di dieci minuti che le propongono due scarpe al 70% di sconto, 80% se le prendeva entrambe, cosa che ovviamente Angelica fa. Quando è il turno di Rebecca, una commessa dall'aspetto tirato, la porta subito nel reparto delle grandi marche, probabilmente riconoscendo sulla sua stupida canottiera il marchio Louis Vuitton.

Ottenere meglio del 15% su un paio di décolleté bellissime in tinta carne sembra quasi impossibile, soprattutto senza la possibilità di rivelare il suo nome, così dopo alcuni minuti rinuncia con un sospiro ottenendo uno sguardo innervosito dalla commessa.

«Allora niente?» chiede Angelica con un broncio dispiaciuto e falso come il marchio DeG in plastica sulle borse tarocche.

«Hai barato! Ti conoscevano tutte lì dentro!»

«Beh, non abbiamo fatto nessuna regola che lo vieta... avrei vinto comunque, ma se non sei sicura proviamo in quel negozio laggiù», dice indicando un grazioso negozio di scarpe artigianali.

Questa volta è chiaro che nessuno la conosce. Rebecca osserva bene le mosse dell'amica, e non può fare a meno di notare quanto sia brava. Brava a girare le persone per fare in modo che facciano come vuole lei. Propina una storia tristissima di come le sia morto il gatto e di quanto questa giornata di shopping curativo la stia aiutando. Arricchisce tutto con talmente tanti dettagli che perfino Rebecca fa fatica a non credere a quella versione. Alla fine ancora una volta riesce a ottenere lo sconto del 60%.

Al suo turno Rebecca si trova più preparata e riesce a ottenere il 50% su due paia di scarpe, la commessa è un'anima visibilmente buona, e ottenere lo sconto è abbastanza facile, ma non basta per battere l'amica.

«Beh, hai vinto anche questa volta...», borbotta Rebecca, appoggiando dolcemente le borse a terra e sporgendosi dalla balaustra per osservare il movimento frenetico delle persone ai piani inferiori.

«Certo che ho vinto... era ovvio...», sogghigna furbamente l'amica.

«Perchè era ovvio!?» sbotta, girando il volto verso Angelica che ha assunto la sua stessa posizione appoggiata alla ringhiera in vetro.

«Perchè ho creato la sfida con l'obiettivo di vincere: ho scelto il gioco in cui sapevo bene come muovermi, ho scelto le regole che mi facevano comodo, ho fatto sempre la prima mossa...» sorride l'amica facendo scintillare gli occhi caldi «la chiave per vincere sempre è questa: iniziare un gioco dove sai di essere avvantaggiata, stabilire le regole che mettono in difficoltà l'avversario e avere la certezza di scegliere sempre per prima...»

«Grazie, me lo ricorderò la prossima volta...» esclama audacemente Rebecca, guardando in alto, verso la grande cupola specchiata che sovrasta tutta la struttura

«Ci conto», sussurra dolcemente Angelica.

Già, la furbizia di Angelica è qualcosa che le nostre ragazze imparano a conoscere fin da subito

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Già, la furbizia di Angelica è qualcosa che le nostre ragazze imparano a conoscere fin da subito. Con una mano dà, e con l'altra toglie. Chissà fin dove si spinge per avere sempre la vittoria in tasca...

Destini intrecciati: Il passato che mi cercaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora