(N°1) .• HAIKAVEH •.

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- in every shape, colour or paper,
perfect him-


La matita carezzò la carta, creò un segno circolare, errato. La mina abbozzò una figura ovale e poi una scia di grigio diritta, anch'essa, inaccettabile.
Le sfumature del colore opaco diedero veridicità ad un petalo deforme, ripugnante. 'Orrido. È tutto orrido.' Pensò l'artefice di ciò che lui definiva un fallimento totale, artisticamente e moralmente. Kaveh era solito disegnare creazioni eccellenti, dava vita agli edifici più maestosi e non avrebbe mai pensato di venire ostacolato da quel temibile fenomeno che era il blocco dell'artista. Posò la matita, gettando violento l'oggetto sul ripiano della tela.
Era da molto tempo che si trovava incapace di terminare i suoi progetti, dunque credeva fosse idoneo prendersi una sana pausa per la sua precaria sanità mentale, ma generare un dipinto a suo completo piacere, sembrava non essere l'attività rilassante di cui il biondo era alla ricerca.

"Dannazione" Imprecò risentito il giovane, urtando con la fronte il resistente tessuto di cui era fornita la sua tela. Strinse tra le dita i lati di essa, sperando di trovare un minimo di ispirazione stando a contatto con la bozza dell'ipotetico dipinto. Detestava la sensazione di vuoto che provava, lo stesso tormento ostacolatore delle sue creazioni architettoniche. Sentì di colpo un rumore secco provenire da dietro la porta, una sequenza costante di falangette colpire il materiale raffinato del battente. C'era soltanto una persona che avrebbe potuto infastidirlo in casa: il suo coinquilino, colui che era dotato di ogni grazia concessa ai mortali, il prototipo di uomo che provocherebbe un moto di invidia a qualunque individuo di medesimo sesso. Compreso Kaveh.
Al Haitham.

"Ti disturbo?" Chiese il ragazzo con tono garbato aprendo la porta. Il biondo si separò dalla tela e si voltò verso il coinquilino, ipotizzò volesse soltanto ricordargli dell'affitto che avrebbe dovuto pagare a breve, le labbra arcuate dell'architetto si piegarono di pochi millimetri prima di sciogliersi in un sorrisetto sarcastico.
"Se non fossi educato, ti direi prontamente di sì. Ma immagino che tu possa prendere un pò del mio tempo." Rispose poi, lasciando che l'amico avanzasse verso di lui per poi appostarsi dietro la sua figura. Al Haitham tacque per un pò, con l'intento di assimilare ciò che stava occupando in modo così irritante l'altro.
"Non mi hai raggiunto a cena." Mormorò con un tono che poté definirsi.. gentile, a Kaveh piacque sapere il giovane allarmato per il pasto che aveva appena saltato.
'Doveva proprio sentirsi solo' pensò infine, senza eliminare la curva che gli segnava la bocca. Si limitò ad ignorare la frase e girarsi di nuovo sulla bozza incompleta del suo ipotetico dipinto.

"Quale progetto ti sta sta amareggiando in questo momento?" Insistette lo scriba fissando il tessuto della tela apparentemente vuoto.
"Non è un progetto, volevo soltanto distrarmi un pò e l'intenzione era di dipingere qualcosa, però non trovo alcuna ispirazione, come nelle costruzioni del resto." Ribatté il biondo e chiuse le palpebre, emise un lieve sospiro provocando la reazione neutrale dell'altro ragazzo.
"Hai il blocco dell'artista." Asserì infine egli, posando i lati delle dita sul mento con aria da saccente. Kaveh gli rivolse uno sguardo malevolo, come per indicare quanto sgradito e futile fosse stato il suo cosiddetto amichevole intervento.
"Suppongo non servisse il grandioso Al Haitham, lo scriba più famoso di Sumeru a ricordarmelo."

.• Cupid's shots •.🪽 (GENSHIN ONE SHOTS)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora