Passeggiata al chiaro di luna

97 5 0
                                    

Salutai tutti, mia madre ovviamente mi disse di stare attenta nel tornare a casa, ma ormai conoscevo Ibiza come le mie tasche e sapevo come evitare di finire in certe zone piene di locali e di gente ubriaca.
Volevo solo tornare a casa e buttarmi nel letto, leggere e staccare da tutto e da tutti, decisi di fare la strada sul lungo mare, era bella illuminata e abbastanza tranquilla.
La luna si rifletteva benissimo sul mare, era stupenda, presi il telefono per fare una foto e in quel momento qualcuno mi venne addosso facendomi cadere e storcere la caviglia.

T: ma stai attento a dove vai

Alzai lo sguardo, era il ragazzo della spiaggia quello che era venuto a recuperare il pallone, mi allungò la sua mano per farmi rialzare ma visto che la caviglia mi faceva male mi fece sedere sulla panchina e chiese ad un altro ragazzo di andare a prendere del ghiaccio.
Aveva una camicia nera, molto sbottonata si potevano notare i suoi addominali perfetti, che tra l'altro avevo già notato in spiaggia.
Quando l'altro ragazzo tornò con il ghiaccio me lo mise sulla caviglia facendomi sobbalzare per via del freddo.

T: sei molto gentile, ma davvero sto bene
R: meglio mettere il ghiaccio, potrebbe peggiorare se no. Scusa di nuovo non volevo venirti addosso.
T: tranquillo, comunque io sono Talia tu?
R: Rubén, lui invece è mio fratello Ivan.
T: ciao Ivan, ora va molto meglio, grazie ancora

Mi alzai e mi incamminai verso casa, gli occhi color nocciola di quel ragazzo mi colpirono erano profondi e intensi.
Ad un certo punto una mano prese il mio polso facendomi fermare, quando mi voltai gli occhi di Rúben erano davanti a me.

R: zoppichi dimmi dove abiti che ti accompagno
T: tranquillo al massimo chiamo un taxi
R: sicura?
T: si, ma se vuoi farmi compagnia...
R: sì preferirei farti compagnia, di dove sei?
T: italiana, cioè metà italiana e metà venezuelana, tu? Hai un accento stranissimo.
R: sono portoghese
T: di dove? Sai sono stata diverse volte in Portogallo un caro amico di papà vive a Lisbona.
R: sono di Amadora ma vivo a Lisbona per...lavoro
T: capito, be il taxi è arrivato, grazie ancora per la compagnia.
R: figurati, magari ci si rivede, in spiaggia o in giro.
T: si, magari si.

Si chinò verso di me e mi diede un bacio sulla guancia, aveva un buon profumo, chiusa la portiera della macchina lui si chinò per salutarmi un'altra volta, ricambiai il saluto e poi dissi al tassista l'indirizzo di casa, arrivata mi fiondai in doccia e poi di corsa a mettermi il pigiama.
Era davvero un bel ragazzo, ma non sapevo nulla di lui, se non il fatto che fosse portoghese e che sapeva della mia spiaggetta isolata, magari lo avrei ribeccato lì.
Mi misi a letto, volevo cercare il calciatore di cui Rui aveva parlato a mio padre ma non mi ricordavo il nome, ed era strana come cosa, io mi ricordavo sempre tutto soprattutto quando si parlava di calcio, così decisi di mettermi a dormire, alla ricerca ci avrei pensato il giorno dopo con papà, così potevamo farci già un idea del soggetto.
Felipe lo definiva un fuoco di paglia, ma sapevamo tutti che non ne capiva molto, infatti si riteneva un fenomeno a calcio, tutto il talento del padre era andato perso, che spreco per il calcio.
Cercavo di dormire ma nella mia testa c'era quel ragazzo che per due volte in un giorno avevo incontrato in maniera del tutto casuale, volevo rivederlo, volevo sapere di più su di lui, sperai con tutta me stessa di rivederlo il giorno dopo, e con quel pensiero mi addormentai.

Dynasty Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora