Capitolo 3

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Un suono fastidioso si diffonde nella stanza, è la mia sveglia.
Allungo il braccio e prendo in mano il cellulare per staccarla, sono le 9 di mattina e anche se per colpa del fuso orario non ho dormito bene, devo alzarmi.

Apro la finestra e la luce del sole mi acceca per qualche secondo, respiro a pieni polmoni l'ossigeno californiano.
Camminando scalza e in pigiama mi dirigo fuori dalla stanza entrando in uno dei due bagni, in quello che in teoria dovrebbe essere il mio.
Mi guardo allo specchio, ho delle occhiaie assurde, che palle.
Poi entro nella doccia e mi butto sotto l'acqua tiepida.

Esco dopo quasi un'ora, tipico di me.

Mi metto addosso l'accappatoio, poi inizio a pettinarmi i capelli e apro la finestra per far cambiare un po' l'aria, mi volto per tornare davanti allo specchio completamente appannato.

«Buongiorno cuginetta!»
Urlo per lo spavento e trovo Alessio proprio fuori da questa.
«Alessio,ma che cazzo fai? Mi hai fatto prendere un colpo» esclamo e lui ride.
Ma come diavolo fa a stare li in piedi? Siamo al secondo piano! Mi avvicino incuriosita, lui sembra capire ció che penso e dice «C'è una scala che porta all'entrata secondaria qui, sai com'è, in casi di emergenza...» indica giú, io mi sporgo per guardare e in effetti vedo una scala a chiocciola molto larga e una porta accanto alla finestra del bagno.
Deve essere un'altra nuova aggiunta, perchè posso giurare di non averla mai vista prima.

«E tu sei uscito fuori solo per spaventarmi? Sei un pazzo» dico, mentre lui con un salto entra dentro il bagno.
«Diciamo di si» mi fa l'occhiolino.
«Adesso peró esci stupido, se non te ne fossi accorto sono ancora nuda e non ho di certo intenzione di vestirmi davanti a te» ridacchio spingendolo fuori dalla porta, che chiudo poi insieme alla finestra.
Non si sa mai.

Quando esco dal bagno, la casa è in gran trambusto e capisco che tutti si sono svegliati.
Vedo mio zio dirigersi verso le scale, perfettamente elegante in giacca e cravatta e con in mano la sua ventiquattrore. Non appena mi vede si avvicina stampandomi un bacio sulla fronte.
**«Buongiorno piccola star» mi dice.
**«Buongiorno zio e buon lavoro!» rispondo io agitando la mano mentre lui è quasi arrivato in fondo alle scale.
É sempre di fretta quando si tratta del suo lavoro, anche se non ho mai capito di cosa si occupi veramente, credo sia nell'ambito degli affari.

Io invece, molto tranquilla, prendo il cellulare e aggiorno il mio profilo twitter. Tutti sono molto felici che io sia in California e sono riempita di messaggi in cui dicono di essere impazienti dell'uscita della mia canzone e anch'io lo sono molto.

Proprio questo mezzogiorno avró il famoso colloquio con la casa discografica e devo ammettere che sono molto ansiosa. Spero vada tutto bene e soprattutto di non fare figuracce, dato che per me sono all'ordine del giorno.

Entro in cucina e trovo Greta intenta a preparare i waffles, il loro profumo riempie la stanza.
Corro verso di lei urlando.
**«Waffles, li adoroo»
Lei inizia a ridere come una matta per la mia reazione e non riesce a fermarsi, tenendosi la pancia con ancora in mano la spatola. Rido anch'io ma poi mi accorgo di un fumo sospetto che proviene dalla piastra.
**«Greta, svelta li stai facendo bruciare!» esclamo togliendole la spatola dalle mani e mettendo i waffles su un piatto, lei per tutta risposta ride ancora piú forte, buttando la testa all'indietro.

**«Ma che diavolo ti prende oggi?» le domando.
**«Nulla è solo che quando inizio a ridere non la smetto piú» risponde asciugandosi le lacrime.
**«Peró adesso muoviti, i waffles non si cucineranno da soli» ridacchio spingendola, lei spinge anche me e poi torna a versare l'impasto nella piastra.
Nel frattempo mia zia, con i suoi capelli biondi legati in uno chignon e Alessio entrano nella stanza dandoci il buongiorno.
«Hai dormito bene Rebecca?» mi chiede lei apparecchiando la tavola.
«Devo ancora abituarmi al fuso orario, ma bene» sorrido.
«Oh ti capisco, ho avuto il tuo stesso problema quando sono arrivata qui, ma fra qualche giorno ti abituerai, sta tranquilla»
«Spero che tu abbia ragione» rispondo e poi ci sediamo a tavola per mangiare.

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