Capitolo 8

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Dall'inizio degli anni zero alla prima metà degli anni dieci, Oslo era cambiata, modernizzandosi per certi versi e assimilandosi, per altri, a quei trend architetturali e a quel canone estetico da AirBnb e interiors instagrammabili che avevano reso molto simili tra loro alcuni quartieri delle grandi città europee. La opera house e il barcode district erano il testamento di quel cambiamento, e la gioventù di Oslo, più cosmopolita e urbana rispetto ai giovani norvegesi del resto del paese, vedevano in quella svolta una strizzata d'occhio a quel mondo anglosassone che faceva sempre più parte dei prodotti culturali che venivano loro proposti nel quotidiano. Frida, nata nel 2000 da due genitori architetti di grido che avevano un loft nel quartiere hipster di Grünerløkka, ancora al crocevia tra infanzia e adolescenza e quindi, per certi versi, troppo piccola per rimanere veramente segnata dallo shock degli attentati del 22 luglio 2011, era una perfetta incarnazione dei giovani teenager della città, del loro mood, delle aspettative e aspirazioni con cui erano cresciuti. Inoltre, rispetto ad altri coetanei, aveva già sperimentato il vivere all'estero, in quanto, durante il liceo, aveva vissuto per due anni a Londra, mentre i suoi genitori seguivano un progetto lavorativo nella capitale britannica. Il suo inglese, però, pur liberatosi di alcune inflessioni tipiche della sua lingua madre, che rimaneva comunque il norvegese, aveva finito per diventare un impasto di accenti a volte forzati e a volte involontari, imparati guardando le serie TV, copiando i compagni di scuola londinesi, e poi i compagni di università americani. Frida viveva in una bolla. Sapeva di essere estremamente fortunata rispetto alle amiche della sua infanzia, che probabilmente avrebbero finito per non lasciare mai la Norvegia, ed era orgogliosa di aver viaggiato, di aver vissuto all'estero fin da piccola, e di avere davanti a sé un infinito numero di vite possibili. Ma, quando si fermava a riflettere tornando a casa dall'università, seduta al piano superiore di un double decker, la testa appoggiata al vetro, la sciarpa avvolta intorno al collo fin sotto al naso e un paio di grosse cuffie a isolarla dal resto del mondo, si sentiva soprattutto schiacciata dal peso delle aspettative. Non sarebbe stato più facile poter ammettere che investire nell'apertura dell'ennesimo pub / sala concerti di Grünerløkka fosse la sola cosa che le interessava? Avrebbe potuto sponsorizzare qualche artista di street art, spendere un po' dei soldi dei suoi genitori per aprire un café/biblioteca/sala di registrazione frequentato da hipster, musicisti e gattare, e vivere senza pretese. Oppure, avrebbe potuto andare a vivere nel nord del paese e lavorare nel settore del turismo. Prima come guida: avrebbe accompagnato gli americani a vedere i fiordi e l'aurora boreale, vestendosi solo con stivali di gomma e giacche a vento North Face. Poi avrebbe investito i soldi dei suoi genitori per comprare degli appartamenti e gestire una decina di AirBnb a Bergen, svolgendo personalmente solo le attività meno faticose, come rispondere agli annunci online e coordinare gli orari di entrata e uscita dei viaggiatori e il passaggio della squadra addetta alle pulizie, lavorando seduta in un bar con il portatile e passando il resto della giornata a tradurre le brochure dell'ufficio del turismo e a contemplare il porto, i gabbiani, l'andirivieni delle navi da crociera dirette verso i fiordi. Sarebbe stato più facile e senza pretese, avrebbe riversato un po' del capitale di famiglia in attività che avrebbero fatto crescere l'economia del suo paese, incontrato un bravo ragazzo, avuto da lui figli biondissimi. Ma avrebbe reso solo mediamente soddisfatti i suoi genitori, che in testa avevano già l'enfant prodige che lei si sentiva ormai obbligata a essere. Il trasferimento di Frida dal liceo statale di Oslo alla boarding school di Bloomsbury all'età di sedici anni, aveva coinciso con il momento in cui loro, terminato il progetto del barcode district, si sentivano pronti a nuove sfide e si erano spostati a Londra, ingaggiati per la costruzione di immobili a uso commerciale nel quartiere di Southbank. I genitori di Frida si sentivano pronti a spiccare il volo in una nuova atmosfera, più internazionale, più scoppiettante e più ambiziosa, e volevano lo stesso per la propria figlia. L'incendio di Grenfell Tower nel 2017 aveva poi sollevato un dibattito sull'architettura abitativa a Londra, obbligato a riflessioni più ampie riguardo ai progetti di costruzione in corso nella città, e aveva generato, per i genitori di Frida, una sorta di presa di coscienza, che li aveva fatti sentire costretti a fare retromarcia, tornare a vivere nel loft di Grünerløkka e permettere a Frida di frequentare l'ultimo anno di superiori nel liceo che era stata tanto triste di lasciare due anni prima. Le peripezie e le risate con le sue amiche le avrebbero scaldato il cuore dopo due anni di solitudine e senso di spaesamento, sentimenti che si era ben guardata dal condividere con i suoi genitori e che loro non avevano saputo vedere, troppi presi dal lavoro o troppo testardi nel rifiutare l'idea che la loro unica figlia potesse vivere una sorta di malessere nonostante l'accesso a una vita così cosmopolita e piena di possibilità. Ciò nonostante, vedere quanto Frida si sentisse nuovamente nel suo elemento non era stato sufficiente per far sì che i suoi genitori accettassero che lei continuasse gli studi a Oslo, o non li continuasse affatto e si cercasse un lavoro nella capitale norvegese. Avevano spinto perché lei andasse a studiare all'estero e, in questo contesto, lei aveva deciso di punirli andando il più lontano possibile e cercando ciò che manca di più ai giovani del nord Europa: il sole, l'estate. Stupiti e un po' delusi del fatto che Frida non avesse scelto mete più prossime alla Scandinavia, come la loro amata Inghilterra o la Scozia, non avevano potuto comunque opporsi quando lei aveva annunciato di essere stata ammessa alla UCLA. Fingendo entusiasmo ma in realtà piena di paura, Frida era salita su un volo che l'aveva portata, dopo due scali, a trovarsi proiettata nell'infinita estate californiana, e qui aveva fatto uno degli incontri più inaspettati della sua vita. Tante cose aveva messo in questione, soprattutto negli anni dell'adolescenza trascorsi a Londra, i più difficili, ma non la propria sessualità. Ma c'era stato qualcosa nel modo in cui Casey la guardava, le sorrideva, nel modo in cui quella ragazza del Connecticut era riuscita a farla sentire meno sola. C'era stato qualcosa che le aveva fatto dire che forse, in quella città piena di traffico e contraddizioni, aveva trovato una parte di sé che l'aveva sempre aspettata da qualche parte, senza mai venire a galla. Una parte di sé che, però, nonostante le mille bandiere arcobaleno presenti a Oslo e nonostante la proverbiale apertura dei paesi nordici in termini di composizione della famiglia e sessualità, non riusciva a rivelare alle sue amiche né tantomeno ai suoi genitori, sempre per tutti quei discorsi di aspettative e binari della vita già prestabiliti che le erano stati così ben inculcati fin da bambina. Tutte le discussioni con Casey a riguardo erano finite in un nulla di fatto. Per Frida, quello che stava succedendo, dato che stava succedendo lontano da Oslo, era una cosa che poteva continuare a essere perfetta e a darle serenità solo se non avesse intaccato la sua vita familiare, e viceversa. Informando i genitori e le persone appartenenti alla sua infanzia, avrebbe contaminato entrambi i mondi, sottoponendo la relazione con Casey al loro giudizio, e imponendo a loro la convivenza con una notizia scomoda o quantomeno difficile da accettare. Persino tornare a Londra, dato che poteva farlo con Casey, le era sembrato uno step naturale e rassicurante, anzi un modo per creare nuovi ricordi legati alla città, che le permettessero di vedere Londra come un luogo in cui essere felice, anziché come la piovosa metropoli dove aveva sprecato due anni della propria adolescenza circondata dalla solitudine e dall'angoscia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 28, 2023 ⏰

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