Let Me Love You ~ Lesbian

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🩵🧸🦋
Raven's Pov

Non pensavo che il viaggio potesse durare cosi tanto. Eravamo partiti prima dell'alba e se in quel momento mi affacciavo per vedere in che stato fosse il cielo fuori dal finestrino il sole stava per tramontare. Stavo morendo di fame e ciò alimentava il mio nervosismo.

«Insomma, quanto manca ancora?» chiesi sgarbatamente.

«Abbi pazienza, lo so che stiamo viaggiando da tutto il giorno ma datti una calmata, anche io sono affamato e soprattutto anche io vorrei arrivare alla nostra meta il prima possibile» Alec era infastidito, ma a quanto pare stare seduto non gli dispiaceva.

«Perchè questo qui non può orinare ai cavalli di accelerare?» ignorai completamente ciò che mi disse, sbuffò rumorosamente e si massaggiò le tempie.

«Che domande sono? Sai bene che i cavalli sono più stremati di te, in tutto questo tempo hanno fatto solo due pause»

«Non mi interessa, devo scendere, in più l'odore delle tue ascelle si sente ovunque» non ero mai stata una persona molto delicata con le parole.

«Non respirare»

«Devo morire direttamente?» 

«Se devi lamentarti ancora per molto direi di si, qui dentro fa caldo, non è colpa mia» si allungò verso il finestrino per dare uno sguardo all'esterno, io invece squadrai la sua armatura scura, in effetti ciò che indossava era abbastanza pesante, ma infondo anche io ero vestita allo stesso modo.

«Possibile che non possiamo nemmeno fare una sosta?»

«Ma sei bipolare? Prima ti lamenti di non essere ancora arrivati e adesso pretendi di fare una pausa? Se ci fermiamo non arriveremo mai a Mendoria» il suo sguardo si spostò con velocità sul mio viso, i suoi occhi verdi accesi e stanchi mi stavano mangiando.

«No, senti, sono esaurita» mi giustificai, ma pensandoci, quello più esaurito era lui.

«Meglio se non parlo» infatti, tappati.

«Bravo, mi faresti un favore» mi fulminò, non riuscivo mai a tenere la bocca chiusa.

Lo vidi spostare gli occhi verso il finestrino, la sua silenziosa attenzione mi fece insospettire.
«Embè? Che hai visto? Tua madre?» mi affacciai, guardai ovunque, due o tre volte, solo per capire su cosa fosse focalizzato ma vidi il nulla, il buio totale.

«Ma che cazzo hai vi...» e prima di spostare lo sguardo su di lui, uno schiaffo, dritto sulla guancia sinistra, «no, tu vuoi la guerra» aveva appena alzato le mani su di me.

«Ferma, non puoi»

«Perchè no?»

«Faresti casino e ribalteresti la carrozza solo muovendoti»

«Come ti perm... vuoi dire che sono pesante?» chiesi scioccata, il tono della mia voce assunse un suono quasi acuto.

«No, ti muovi troppo, quello intendevo e lo sai bene che sei leggera come una piuma» in effetti ripensando a tutte quelle volte in cui avevo rischiato la rissa con gli altri soldati era sempre stato lui a prendermi in spalla e farmi allontanare da probabili guai.