Dolce tristezza

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"Mi aggrappo a pareti rampicanti,
percorro la mia scala di cristallo
tra pavimenti nudi senza tappeti,
traccio contorni incerti di una fotografia.

Vagabonda, tento di afferrare il fumo,
graffiata da un ramo invisibile
un corpo si sgretola nel tempo,
quelle mani sanno di nebbia.

La sua voce è un'eco vagante,
assaporo il verde dei prati muti
si mescolano fiori e sangue,
è sera, ho perso ancora il tramonto.

Un sentiero scende a labbra chiuse,
Cupido raccoglie il pianto della dea
la scossa, tra bolle di pioggia,
il battito di una farfalla dritto al cuore."

CARTa e PEnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora