𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟔 - 𝐅𝐢𝐝𝐚𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐦𝐞

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La macchina bianca di Tom sfrecciava veloce sull’asfalto nero solo un quarto d’ora dopo. Erano state inutili le proteste di Bill, il suo continuo “Noi non possiamo fare niente per lei”. Dopo che avevano congedato con un sorriso forzato i due fratelli, si era messo le chiavi della macchina in tasca e il cappellino in testa.

Il ragazzo volse leggermente il capo verso la sua destra: la chioma di suo fratello era sparpagliata sul cuscino, e Bill sonnecchiava tranquillamente.
Tom non poté fare a meno di sentirsi felice, in fondo, suo fratello dopotutto, l’aveva seguito in quella follia anche quella volta.

Il ragazzo non aveva un’idea precisa dove cominciare a cercare Nesta, ma era certo che prima o poi avrebbe ritrovato la ragazza. Non importava quanto ci avrebbe messo.

«Ompf… Umm…» una serie di mugolii comunicarono al ragazzo che il fratello aveva appena abbandonato il mondo dei sogni.

Merda.

«Haw, Tomi, ma da quanto siamo in macchina? Che ore sono?»

Ecco. Appunto.

«Sono quasi le due e mezza di mattina, e siamo in macchina da una quindicina di minuti» rispose paziente il chitarrista, senza distogliere gli occhi dalla strada.

Aveva bisogno di un indizio, qualsiasi qualcosa…

«Fermiamoci un attimo, devo assolutamente sgranchirmi le gambe!» fece Bill stiracchiando le lunghe braccia.

Grandioso.

Il primo bar che decisero poteva fare al caso loro era piuttosto piccolo e dismesso. L’insegna luminosa era per metà spenta, e il tendone color crema doveva aver visto giorni migliori.
All’interno non c’era quasi nessuno, se non una giovane ragazza dietro il bancone e un paio di uomini di mezza età dal volto pallido e lo sguardo spento.

Tom alzò istintivamente il cappuccio della felpa sul capo, stringendosi nelle spalle.

«Ne approfitto e chiedo se per caso è passata di qui una ragazza che possa anche solo lontanamente somigliare a Nesta» bisbigliò Tom all’orecchio del gemello.

Quest’ultimo scrollò le spalle, senza mostrare grande interesse. Infilò le mani in tasca, sbirciando dalla vetrata del locale l’oscurità che andava lentamente incontro alla luce, nella vastità del cielo punteggiato di stelle luminose.  Sorrise, nonostante tutto anche lui sperava che prima o poi suo fratello ritrovasse quella ragazza così strana e decisamente imprevedibile.

Lo distolse dai suoi pensieri la mano del fratello che si posava leggera sulla sua spalla ossuta, facendogli cenno di uscire fuori.

L’espressione del ragazzo valeva più di mille parole, e il sorriso speranzoso sulle labbra del cantante sfumò via, veloce come era comparso.

Da quella notte erano passati tre giorni, e a nulla erano valsi i vari tentativi di soccorso in  cui i due gemelli si erano cimentati.
Ne avevano parlato con Georg e Gustav, ma nemmeno loro avevano potuto fare molto. Il fratello e la sorella di Nesta non erano più tornati a fare loro visita, e a tutti cominciava a stare stretta quella situazione di tensione.

Quando il campanello aveva suonato, fastidioso come non mai, Bill era andato ad aprire svogliato, pensando al fratello che aveva dimenticato le chiavi in casa, o a Georg e Gustav che erano andati a trovarlo e non avevano avuto il tempo di avvisare in tempo. Pensava ad una visita normale da parte di un conoscente normale.

Si sbagliava.

Era forse il primo giorno di pioggia violenta da quando era iniziata l’estate. Non le usuali goccioline delicate che cadono verso l’inizio di luglio, no, era un vero e proprio acquazzone estivo, di quelli che lasciano nell’aria la tanto agognata frescura.

Mɑ̈dchen weine nicht - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora