L'idea

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Mario non riusciva più a sostenere quella situazione con Aurora: non riusciva più a sostenere i suoi periodi grigi, né quelli neri dove la depressione sembrava risucchiarla in un orribile vortice nero che non la faceva riemergere neanche con tutta la forza di volontà possibile. Non riusciva più a sostenere i suoi occhi spenti e stanchi durante le giornate di sole, né quelli tristi che accompagnavano dei sorrisi falsi durante le giornate di pioggia. Non riusciva più a sostenere le urla di Aurora durante la notte, né quando, in crisi di astinenza, cercava di corromperlo in qualsiasi modo pur di procurarsi qualcosa che non fosse del metadone. Ma Mario rimaneva inamovibile e Aurora continuava a soffrire, non perdendo occasione per rinfacciarglielo.
Nonostante Mario amasse Aurora, aveva deciso di, veramente, troncare ogni rapporto con lei: darle degli ultimatum non serviva a nulla, né minacciarla di andarsene durante i litigi ormai all'ordine del giorno. Doveva farlo con gradualità, ma in maniera da non farsi sgamare troppo e subito. Avrebbe dato a se stesso 10 giorni in cui avrebbe osservato come si sarebbero messe le cose con lei e poi nel caso avrebbe ultimato il borsone, che nascose sotto al letto, e se ne sarebbe tornato da Alessandro e Matteo a Milano. Più volte, non era mancata occasione, anche con loro, di parlare di questa situazione, anche con Mirko e Andrea, e più volte aveva ricevuto in cambio parole di consolazione da parte di Andrea (devi tenere duro se la ami, sarà solo un brutto periodo e poi si riprenderà. Dalle tempo, datevi tempo), parole più dure da parte di Mirko, la sua coscienza, il suo Grillo Parlante da quando si conoscevano e da quando ne aveva memoria (Mario senti, io a quella ragazza voglio un bene dell'anima, che questo si sappia. Ma non puoi accollarti tutti i suoi mali, non quando anche tu hai delle situazioni da risolvere, con te stesso e la tua famiglia. Fatti il favore di farla aiutare da chi di competenza e torna dagli altri a fare musica). Mirko non lo diceva con cattiveria, ci teneva ad aggiungere sempre, ma lo diceva perché così stavano le cose, così e quella era la realtà dei fatti: triste, deludente, dolorosa e angosciante, ma questo era. I due, Andrea e Mirko, solitamente battibeccavano su chi avesse ragione mentre Mario fissava un punto nel vuoto, per poi riprendere la parola e cambiando discorso, focalizzandolo sulle vite dei suoi amici. E si distraeva.
La sera, dopo aver elaborato il suo piano, decise di invitarli a casa. Aurora dormiva nella sua stanza in fondo al corridoio e dopo essersi più volte premurato che stesse bene, socchiuse la porta e si avvicinò al portone blindato dell'ingresso aspettando l'arrivo degli amici. Si presentarono qualche minuto dopo, con i loro soliti sorrisi rassicuranti, ma dubbiosi. In mano, Andrea teneva un quaderno. Si sedettero al tavolo della cucina e dopo che Mario ebbe stappato delle bottiglie di birra, prese a parlare tenendo un tono di voce basso: <Ho pensato di darmi 10 giorni, per decidere se voglio davvero andarmene> sentenziò. Andrea annuì, sorseggiando la birra. Mirko fece per sollevarla e portarsela alle labbra, ma poi la sbatté sul tavolo. Mario non ebbe il tempo di fulminarlo, perché Mirko lo precedette sollevando un po' il tono della voce (come se non bastasse, pensò Mario roteando gli occhi verso l'alto). <Dieci giorni son pure tanti, te ne devi andare adesso. Le hai dato più di 10 giorni nell'ultimo anno> sputò acido. La verità era che Mirko era esausto di vedere Mario così preoccupato e sempre sull'attenti quando, fin da quando erano ragazzini, nonostante tutto, lui era quello positivo, solare e ottimista del gruppo. <Mì, non sta facendo i capricci, si sta disintossicando. Ci vogliamo ricordare di tutto ciò che è successo ad Aurora? Non mi sembra il caso> ribatté esasperato invece Andrea che, pur essendo stanco tanto quanto Mirko, sperava sempre che lei potesse riprendersi e tornare la ragazza meravigliosa che era. La conoscevano tutti e due, ma forse Andrea aveva colto meglio le sue sfumature. Avevano un'empatia diversa, lui e Mirko, dei sentimenti a volte opposti. E si sentivano nelle canzoni e si leggevano nei loro testi.
<Ho bisogno di capire se posso ancora tentare di fare qualcosa. Sono innamorato di lei e lei è stata, e sempre sarà, una parte fondamentale della mia vita> rispose Mario quasi con le lacrime agli occhi. Proprio su Mirko puntò gli occhi lucidi, patinati da delle lacrime che avrebbe voluto far uscire da un po'. Mirko lo osservò attentamente, per poi sospirare e sollevare le mani verso l'alto in segno di resa. <Fai come vuoi>. Mario sospirò, un po' sollevato e un po' ancora angosciato.

Parole vuote (La solitudine)/Tedua (sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora