Giorno 9

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L'avvocato li ricevette nel suo studio in una traversa dei Navigli. Li fece accomodare davanti alla sua scrivania, offrì loro un caffè e poi mise davanti ad Aurora dei fogli. Li lesse attentamente chiedendo spiegazioni qualche volta, poi firmò. L'avvocato parlò poi con il centro di riabilitazione (le aveva fatto vedere il sito ed era una struttura molto bella e immersa nel verde dalla periferia milanese) e fece accordare il suo arrivo per la settimana dopo. Aurora sospirò più serena dopo quella telefonata. <Qui abbiamo finito. C'è solo da recuperare il gatto> disse con un sorriso cordiale. Li fece poi salire sulla sua macchina (un BMW di ultimo modello che entusiasmò Mario che per il resto del viaggio parlò con l'avvocato di auto e moto), e dopo quaranta minuti arrivarono in una via piena zeppa di villette a schiera. L'avvocato li lasciò in macchina e tornò qualche minuto dopo con un trasportino che appoggiò nel sedile posteriore accanto ad Aurora. <Ciao Missi> disse subito lei usando una voce scema. Mario si girò dal sedile del passeggero per guardare il gatto che sembrava spaventato: aveva gli occhi blu completamente sgranati e non faceva altro che miagolare disperato. Aurora avvicinò un dito alla testa dell'animale, che in un primo momento si ritrasse, poi lo annusò e infine strofinò contro il muso. <Sei al sicuro qua, tra poco arriviamo e ti liberiamo dal trasportino> continuò Aurora. Il gatto si calmò un po' e smise di miagolare una volta arrivati davanti allo studio dell'avvocato. I tre scesero, si strinsero le mani e poi Mario e Aurora si recarono verso il parcheggio dove avevano abbandonato la macchina e una volta arrivati e saliti sul mezzo, aprirono il trasportino. Il gatto saltò sulle gambe di Mario, acciambellandosi. Mario lo accarezzò per un po', poi si ricordò del fatto che il parcheggio fosse a pagamento e che dovevano sbrigarsi ad uscire. Aurora riuscì a spostare Missi dalle gambe di Mario con non poca fatica (e chi ti biasima, le disse ridendo, mentre Mario arrossiva e incalzava con battute) e a poggiarla sulle sue. Anche lì si acciambellò dormendo per tutto il viaggio. Era ormai notte fonda quando infilarono le chiavi nella toppa della casa e si fecero un bagno, erano ormai le due del mattino quando si coricarono al caldo nel loro letto con Missi acciambellata in mezzo a loro. Mario pensò di sentirsi finalmente a casa e che non se ne sarebbe mai andato.

Parole vuote (La solitudine)/Tedua (sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora