Giorno 2

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Il lunedì era sempre stato difficile per entrambi, sin da prima che Aurora cadesse nel circolo della droga. Il lunedì era il giorno in cui la casa famiglia apriva le visite alle famiglie, era il giorno in cui arrivavano nuovi bambini e se ne andavano altri, stretti mano nella mano con adulti con le facce felici e amorevoli. Era il giorno che segnava l'inizio di una nuova settimana, era il giorno che segnava spesso anche la fine delle vacanze. Da quando Aurora era in riabilitazione, era uno dei giorni in cui Mario andava a lavoro e lei rimaneva tutto il tempo sola in casa. Mario odiava lasciarla sola, si preoccupava sempre che le potesse capitare qualcosa e che lui non sarebbe stato lì per lei. Aurora invece soffriva per la prima ora, poi si lasciava andare al tepore delle coperte e dormiva tutto il tempo, anestetizzando la realtà che la circondava. A volte, veniva a trovarla Andrea che staccava dal lavoro alle 11 di mattina, facevano colazione insieme e poi si mettevano a leggere o a chiacchierare. Mirko non passava quasi mai perché lavorava durante gli stessi orari di Mario.
Quel lunedì ci fu qualcosa di diverso, però: Andrea entrò accompagnato da una ragazza con i capelli a caschetto, bionda e con degli occhi verdissimi. Era sorridente e Aurora la prese subito in simpatia. Sistemò la casa alla bell'e meglio per poi mostrargliela con entusiasmo, poi propose di andare a fare un giro al porto. Andrea e Virginia, questa era il nome della nuova arrivata, acconsentirono. Ma le cose non andarono come previsto: mentre stavano seduti al tavolino di un bar, un ragazzo si era avvicinato ad Aurora dandole un involucro. Andrea ovviamente si era subito allertato e aveva cominciato ad indagare, in maniera seppur tranquilla. Ma Aurora aveva messo su un muro e solo Virginia era riuscita a fare breccia. <Che è? Me la fai vedere in bagno?> le chiese. Aurora ci pensò un attimo, poi annuì alzandosi e affiancandosi alla ragazza. Le due sparirono e Andrea iniziò a pensare ai mille modi con cui si sarebbe giustificato con Mario se Aurora avesse riniziato a farsi, ma non gli veniva in mente nessuna scusa, se non lo sguardo triste dell'amico e il suo borsone inseparabile nei suoi vari cambi di residenza. Sospirò di sollievo quando Virginia tornò con un sorriso che sapeva di trionfo e Aurora uno sguardo un po' incazzato, ma rassegnato. <Nulla di che> gli disse Virginia facendogli l'occhiolino. Finirono di mangiare ciò che avevano ordinato e poi tornarono a casa. Virginia si separò prima da loro, salutando Andrea con un abbraccio e Aurora con due baci sulle guance. <Mi raccomando prenditi cura di te. Il mio numero lo hai, per qualsiasi cosa> le disse, poi abbracciandola. Aurora rimase interdetta, ma ricambiò la stretta, per poi raggiungere la macchina insieme ad Andrea. Mentre quest'ultimo faceva manovra per uscire dal parcheggio e si immetteva nella strada verso casa, Aurora parlò: <Era eroina> disse, facendo gelare il sangue nelle vene di Andrea. <Virginia mi ha convinta a buttarla nel water. Ha detto- ha detto che non avevo bisogno di quella roba per stare bene, che ci sei tu, c'è Mario e c'è ancora la vita bella che mi spetta>. Sospirò un attimo prima di continuare a parlare con la voce che tremava: <Le ho creduto, non so come> concluse. Andrea aspettò un po' prima di parlare, poi, avendo capito che l'amica aveva finito, diede la sua opinione: <Noi siamo sempre qui per te. Siamo la tua famiglia> disse, mentre Aurora iniziò a singhiozzare, prima in silenzio e poi sempre più forte. Andrea accostò nella via parallela alla loro, si sporse verso il sedile passeggero e la abbracciò. <Mi dispiace così tanto> sussurrò lei, schiacciata contro il petto dell'amico. <Mi sento in colpa, non volevo arrivare a tanto> continuò. Andrea le accarezzava la schiena per tranquillizzarla, ma Aurora, più lui sembrava comprensivo, più lei si sentiva piccola e in difetto. <Non dovresti consolarmi, dovresti fare come Mirko> disse poco dopo, allontanandosi di poco. Andrea la ricatturò nel suo abbraccio: <Non dire stronzate. E Mirko ti vuole bene, è solo protettivo nei confronti di Mario> rispose sicuro, mentre lei continuava a singhiozzare. <Mario meriterebbe di meglio, dovrebbe tornare a stare con Cecilia> disse ancora Aurora, sentendosi meglio ma comunque angosciata. Andrea la fece distaccare leggermente dalla loro presa, giusto per guardarla negli occhi. <Tu e Mario siete legati da qualcosa che non si può spiegare a parole. Potrebbe anche essere più felice con Cecilia, è vero, ma non la guarderebbe con la stessa devozione e con lo stesso affetto con cui guarda te, non sarebbe lui> rispose Andrea, catturando con il pollice le lacrime che continuavano a bagnare il volto dell'amica. Aurora si lasciò andare a quel pianto liberatorio per un altro po' (Andrea calcolò almeno una mezz'ora), poi decisero di rimettere in moto e parcheggiare sotto casa. La macchina di Mario era parcheggiata nel vialetto e quando entrarono in casa, lui era seduto sul divano a scrivere. Aveva da poco fatto la doccia perché i capelli erano ancora umidi, indossava una felpa e un paio di pantaloni distrutti della tuta. Era talmente concentrato che solo quando chiusero la porta con un tonfo, realizzò di non essere più da solo. <Dove eravate finiti?> chiese, con una leggera preoccupazione nella voce, soprattutto dopo aver visto il volto di Aurora arrossato dal pianto. Andrea e lei si guardarono complici, sorridendo, poi il ragazzo prese la parola: <A piangere> disse, facendo ridere di rimando Aurora. Mario rimase stranito, ma nel sentire la risata della sua ragazza, si tranquillizzò. <È successo qualcosa?> chiese poi. <Ho realizzato quanto ci tengo a vivere> rispose lei. Stavolta quello a piangere fu Mario, che lasciò che una lacrima solitaria gli solcasse la guancia, per poi attirare la ragazza e baciarla. Pensò di nuovo che forse sì, non stava del tutto sbagliando a restare ancora e darle una seconda opportunità.

Parole vuote (La solitudine)/Tedua (sequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora