Erano passati 3 giorni da quando avevo inviato il messaggio, purtroppo nessuna risposta.
Dopo aver controllato la mailing list per la milionesima volta sul telefono, mi alzai, misi la mia canzone(1) con volume al massimo e inziai la mia giornata come se l'ansia per l'attesa non mi stesse logorando da giorni.
Mentre mi stavo preparando, mi accorsi che la mia cameretta era letteralmente un casino.
Mia madre mi definiva la ragazza più disordinata e confusionaria della terra, osservando il mio bagno e poi il mio armadio, come darle torto...
Amavo però il mio casino, senza il quale mi sentivo persa, nel mio disordine riuscivo a trovare tutto, al contrario, quando mettevo a posto, o ancora peggio ci provava mia madre, perdevo intere giornate a cercare quello di cui avevo bisogno.
Era un martedì di inizio settembre, come al mio solito ero in ritardo.
Presi al volo una fetta biscottata e scappai dalla porta della cucina, con le urla di mia madre che risuonavano per tutto il vicinato, questo ed altro era incluso nel pacchetto "Camilla & problems.".
Salii in macchina, provai ad accenderla, non partiva, provai una seconda volta, niente, dopo averla pregata e scongiurata per 10 minuti, uscì mio padre che con una piccola spinta riuscì a farla partire.
Direzione, come sempre oramai, l'ospedale, per le solite visite di routine, "cure" e gruppi di supporto, praticamente passavo più tempo lì dentro che a casa.
Ricordo il giorno in cui mi hanno comunicato l'esito degli esami.
Era una visita come tante altre, che mia madre mi aveva prenotato mesi prima, poi i risultati che mi hanno cambiato la vita per sempre.
Ricordo di essere rimasta immobile, di fronte al dottore, con lo sguardo fisso nel vuoto, come se il mondo fosse precipitato dritto con tutta la sua forza su di me.
Era stato devastante, intere giornate passate nella mia camera, buia, senza mangiare, parlare.
L'unica cosa che riuscivo a fare era udire i miei genitori piangere, dalla mattina alla sera, ininterrottamente.
Cercavano di smettere solo quando telefonava il dottore o rientrava mio fratello.
Quando parli con i dottori o leggi gli opuscoli che parlano di tumori, tra gli effetti collaterali c'è sempre la depressione.
In realtà quella non è un effetto collaterale, piuttosto l'inizio di una serie di sentimenti contrastanti, all'inizio sei arrabbiata, poi piangi, ti disperi, il tutto con la tua famiglia che sta anche peggio di te e questo ti fa sentire ancora più male.
Da ultimo ti rassegni e cerchi di andare avanti perché molte volte la paura di morire sembra prendere il sopravvento, ma poi ti guardi intorno, osservi le persone che ami , ti rifugi nel loro amore, nella fede e pensi, anzi speri, che dopo la morte ci sia qualcos'altro, anche se non è facile a 21 anni accettare che la tua storia sia già arrivata al termine.
Se c'è una cosa però che avevo imparato in questi mesi è che non bisogna arrendersi alla depressione e alla solitudine.
Io, al contrario, avevo deciso che prima di scrivere la parola "FINE", avrei raccontato e vissuto la storia più bella di sempre.
Il mio più grande sogno era quello di girare il mondo, poter visitare tutti i continenti del globo e le loro meraviglie. Sapendo però di non avere tutta la vita davanti, la soluzione che avevo trovato era una crociera intorno al mondo, da sola, senza nessuno, solo io, la mia valigia e la mia fotocamera.
STAI LEGGENDO
A una Vita da Te
RomanceLa vita di Camilla Lanzini viene stravolta da una notizia che mai si sarebbe aspettata di ricevere a soli 21 anni. Nessuno ti dice come reagire quando ti comunicano che hai un tumore terminale alla testa, le tue certezze svaniscono, la tua famiglia...