Il cane

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Mi sporsi verso il telefono, e sulla schermata vidi la scritta: "Chiamata in arrivo da Segolene Rousseau".
"SEGOLENE?! PERCHÈ MAI MIA CUGINA DOVREBBE CHIAMARMI A QUEST'ORA?!"
Io: Pronto?
Segolene: LOANNE, LOANNE!
Gridò col suo accento francese!
Segolene: C'È UN FUOCÒ D'ARTIFIC PER TÈ, QUA A PARIS!
"Quando la smetterà di togliere le lettere alle parole italiane e di metterci l'accento finale quando non serve?!" pensai divertita.
Io: In che senso? Hey che stai dicendo?!
Segolene: LOANNE! TI MANDO UNA FOTÒ! UNA FOTÒ!
Chiuse la telefonata e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata.
Ero su Whatsapp: "Segolene è online".
Ed ecco: mi arrivò l'immagine del cielo con una scritta fatta di fuochi d'artificio di tutti i colori.
"Svegliami quando inizierà agosto, Loanne Mûre.".
"Che significa questa frase? E, soprattutto, da chi è?"
DING DONG!
Suonò il campanello, cosí lasciai sul letto il cellulare e mi scaraventai alla porta.
Io: JULIE!!!
Lei mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.
Julie: Ma come è cresciuta questa bella ragazza!! Come stai?
Io: Io bene! Tu?
Julie: Mi sbaglio o sei dimagrita?
Abbassai lo sguardo, arrossii.
Subito dopo arrivarono i nostri genitori.
Mamma: OH, LA MIA PICCOLA JULIENNE!! SIAMI FIERI DI TE!!
Sventolava un fazzoletto come se fosse una bandiera per la manifestazione dell'inno d'Italia-ovviamente, sempre con la faccia da "lacrimuccia time"-.
Papà: Ehy, Julie. Com'è andata? Tra quanto riparti?
Lui sempre ristretto.
Julie: Grazie mille, va tutto bene! Ritorno fra quattro giorni... A proposito...
Sorseggiò un bicchiere di aranciata portato da mia madre, che ovviamente si preoccupava e diceva che deve bere vitamine dopo un lungo viaggio.
Julie: ... Torno qui e vi ritrovo abbastanza ... Come dire... Va tutto bene, sul serio?
Io mi rifiutai di rispondere, mamma iniziò a smoccolare il fazzoletto, mentre papà aggrottò le ciglia e si fece avanti.
Papà: Mia cara Julie...
Mi indicò accigliato.
Papà: Tua sorella è irresponsabile.
Julie scoppiò a ridere e lo abbracciò.
Julie: Ahh, papà, non cambierai mai.
Io ero lì, imbalsamata.

Dopo pranzo andammo a fare un giro nel parco e le raccontai tutto- proprio TUTTO- quello che era successo fino a quel momento.
"Altro che psicologi! QUI CI VOLEVA MIA SORELLA!! SOLO LEI È IN GRADO DI CAPIRE!" ero felicissima di stare con lei: mi sembrava di essere rinata.

Julie: Ahh, Loanne cara... non devi buttarti giù in questo modo per un ragazzo.

Io: Lo so che non dovrei, ma ormai l'ho fatto e credo che continuerò a farlo. Tu sei single e ti è sempre piaciuto così..., ma io sono diversa.

Continuammo a camminare per il labirinto del parco, e io, ovviamente, non feci molto caso ai passanti... eppure, avrei dovuto... eccome se avrei dovuto...

C'era un signore che teneva al guinzaglio tre dobermann senza museruola, e uno di essi, appena mi passò affianco, mi si scaraventò sulla gamba e la morsicò infilando tutti i denti nella mia carne.

Io: AHHH!

Gridai di dolore.

Julie cercò di fermare il cane tirandogli bastonate, ma quello non mollò la presa per qualche minuto.

"Certo che ho proprio sfiga... Ed eccoci qua: di nuovo in ospedale in questa maledettissima stanza bianca con letti bianchi, coperte bianche, cuscini bianchi, piatti bianchi, tovagliolini per i vecchi bianchi... e pure il cesso è bianco!".

Non riuscivo a guardarmi la gamba perché di sicuro mi avrebbe fatto senso, però allo stesso tempo ero "curiosa". Avrei volentieri insultato il padrone se fosse stato lì... Ancora adesso non capisco perché succedevano sempre a me queste disgrazie (in realtà ancora adesso... tipo... ORA che sono in sala d'aspetto dell'ospedale perché mi sono chiusa il dito indice tra lo sportello dell'automobile, ma sono solo piccoli particolari... continuiamo con la storia...).

Anche se mi avevano detto di non alzarmi altrimenti avrei potuto sentirmi male, o avere qualche calo di zuccheri (-.-), io mi alzai e iniziai a gironzolare per il corridoio, tanto nessuno poteva dirmi niente dato che non c'era la mia infermiera in quel momento nel piano, in quanto era andata a prendermi una medicina...

C'era un forte odore di varechina e di, come dire, di "malati". Lo so, potrebbe essere divertente come frase... ma non lo è affatto. Insomma, mettetevi nei miei panni! Ogni stanza che passavo non vedevo altro che gente sofferente...

Avevo un po' di sete, così mi fiondai nel bagno, quando...

"OH MIO DIO... MA... QUELLO DAVANTI A ME..." eh già, quello davanti a me era proprio Lorenzo Cirrenti.

Cercai di evitarlo e di aver fatto finta di non averlo visto, ma la mia tecnica fu un totale fiasco:

Lorenzo: Lo so che mi hai visto.

Disse passandomi di lato.

Io: D... Denis...

*E RIDAJE CO' STO DENIS... CERTO CHE ERO PROPRIO INSOPPORTABILE!! -piccolo pensiero dell'autrice-*

Decisi di non fare più figuracce (cosa praticamente impossibile, ma tentar non nuoce...), così ripresi a parlare...

Io: Che ci fai qui...?

Lorenzo: Mi sa che ormai non posso più nasconderti nulla.

Io: I.. in che senso?

Lorenzo: Il destino ha voluto che tu lo venissi a sapere, in un modo o nell'altro, perciò vieni... Andiamo in cortile così stiamo un po' in pace...

Io: Veramente io...

Lorenzo: VIENI.

La sua occhiataccia fu abbastanza convincente da farmi andare con lui.





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