Prologo

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Onde




31 ottobre |  4.30 p.m.


- Ahhh.

Prese un respiro a galla, ma subito un'altra onda la inghiottì, riempendole i polmoni di acqua salmastra. Cercò di muovere gambe e braccia per non affondare, ma sembravano bloccate. Sentiva un grosso peso che la trascinava sul fondale, era troppo stanca per ribellarsi. Da più di un'ora lottava contro le onde gelide senza alcun risultato.

Sentì degli aghi di ghiaccio penetrarle la pelle, il freddo la stava uccidendo. Senza più fiato nel petto si arrese e si lasciò rapire dalle grinfie del mare.

Si sentiva sconfitta, era stata privata del suo più grande talento. Nuotare era la cosa in cui riusciva meglio ma, proprio nel momento in cui sarebbe servito a salvarle la vita, l'aveva abbandonata.

Il rumore che l'impatto delle onde aveva provocato sulle sue orecchie veniva sostituito dal silenzio dei fondali marini, mentre scendeva sempre più in basso inerme.

Sentì una mano afferrarla per un braccio.

Poi perse i sensi e la cognizione del tempo.


*Tik tik tik*

Sentì dei piccoli pizzicotti sul braccio. Sentiva il viso scottare. Aprì gli occhi in una piccola fessura, ma li richiuse subito dopo accecata dal puntino luminoso che illuminava il cielo sopra di lei. Raccolse le forze e si mise a sedere, senza aprire gli occhi. Affondò le dita nella sabbia asciutta, poi socchiuse le palpebre. Era seduta su una spiaggia, completamente asciutta, tranne che per l'orologio ormai rotto dal quale uscivano acqua e piccole alghe.

*Tik tik tik*

Il formicolio sul braccio tornò e lei girò la testa infastidita. Un paguro le si era appoggiato sopra e le stava pizzicando la pelle. Lei lo prese in mano e quello si nascose subito nel suo guscio, spaventato. La ragazza sorrise, poi lo lanciò in mare.

Si alzò e si scrollò via la sabbia di dosso. Lanciò un'occhiata intorno. Conosceva quella spiaggia. Intorno a lei non vedeva nessuno, non capiva chi potesse averla salvata. Era convinta che sarebbe annegata.

In realtà, ora che ci pensava, non ricordava nemmeno come fosse finita in mare aperto.

Guardò i suoi vestiti, ormai ridotti a degli stracci. Si alzò in piedi e si rese conto di avere le scarpe zuppe, così se le tolse e cominciò a percorrere la costa scalza, con i piedi sulla sabbia calda.

Non aveva idea di dove stesse andando, ma le sue gambe si muovevano da sole e la guidavano inconsciamente. Era sicura di conoscere quel posto.

Si fermò davanti a un grande edificio alto cinque piani. Non appena lo vide il suo cuore si appesantì e la travolse un'onda di malinconia e repulsione. Guardò l'insegna sulla porta del cancello: "Orfanotrofio Cuori Uniti - Wellington".

Improvvisamente la sua mente fu attraversata da immagini veloci.

Una donna che si allontanava dall'uscio di una porta.

Lo sguardo triste di un ragazzo.

Un urlo.


Riaprì gli occhi spaventata e si rese conto che stava urlando.

Moyasamu 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora