Locked Out

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Mahmoud's POV

Cosa cazzo ho fatto? Perché cazzo sono caduto nelle brame di quella puttana? Sono troppi i pensieri che vorticano mentre varco la soglia di quella che era casa mia.
Selena... Oh, Selena.
Vederla in quello stato mi ha straziato il cuore. Fredda, vuota, pienamente inespressiva.
Colei che rappresenta il mio sole, il centro del mio sistema solare. Poi è esplosa come una supernova, i suoi ceffoni bruciano sulla mia pelle.
Sono uno stronzo, sono nulla. Provo una profonda vergogna e disgusto per quello che sono. Ho tradito l'unica che ha dato tutto pur di rimanere al mio fianco.
Cosa cazzo prego a fare? Che cazzo di senso ha? Non mangio maiale e poi? Tradisco la fiducia della donna che amo. Allah, ti prego, se puoi sentirmi, il mio cuore è trafitto da mille lame. 

"O Signor nostro, abbiamo mancato contro noi stessi. Se non ci perdoni e non hai misericordia di noi, saremo certamente tra i perdenti" inizio a recitare Al-Ar'af dal verso 7 fino al 23, mentre le lacrime rigano il mio viso.
Chiedo perdono a qualsiasi essere possa ascoltarmi in questo momento. Perché sono stato cosi debole? Perché mi sono lasciato prendere dalla carne così facilmente, dimenticando il mio tutto?
Ripenso a quando presentai Selena a mia madre in Egitto. 

Eravamo andati in vacanza al Cairo, Selena fu rispettosa ed indossò lo hijab. Le sue forme erano ciò che mi manteneva sveglio ogni notte, sentirla urlare di piacere sotto di me mi faceva sentire vivo. Tuttavia, per quella occasione, vederla coperta mi fece tirare un respiro di sollievo. Nessuna tentazione. Sentirla parlare in egiziano, quelle poche frasi semplici, fu lì che decisi che sarebbe diventata mia moglie. Il rispetto che lei ha dimostrato nei miei confronti non era stato contraccambiato.

E si, sono uno stronzo, solo e soltanto uno stronzo. 
"O Tu Che muovi i cuori, rinsalda il mio cuore nella Tua religione", dico ad alta voce, singhiozzando. Non riesco quasi a respirare, ho infranto tutto.
TUTTO.
Tutto quello che ho creato, tutto quello in cui credo, tutto ridotto ad un nulla, un vuoto eterno. Sento il mio telefono squillare e il mio cuore, il mio corpo, fino all'ultima cellula del mio essere sperano che sia Selena.
Le lacrime riaffiorano quando vedo "Sarah" come nome che appare sul mio schermo... Che nullità, che essere inutile, che senza palle.
"Hey cucciolo" dice lei, la voce della serpentessa, mi disgusta...
"Non chiamarmi più. Al lavoro, quando mi incontri, girami a largo. Tentatrice, lurida puttana." sibilo tra le lacrime e i miei gemiti.
"Ma cos'è succes..." Non le do il tempo di terminare che attacco la chiamata.
"Detestare il ritorno alla miscredenza, dopo esserne stati liberati da Allah, come si detesterebbe di venire gettati nel fuoco" dico, con un filo di voce, ormai stremato.
Entro nella macchina e finalmente mi accascio contro il sedile, inerme, senza forza di far nulla. Grande Allah, se puoi sentirmi, non merito il tuo perdono. Se però, anche lontanamente, potessi essere perdonato da te, ho un solo desiderio: voglio tornare dal mio sole.

Selena's POV

Sono nel vuoto. Non sento più nulla. Attorno a me solo nero. Non sento le mie gambe, sono impossibilitata in ogni tipo di movimento, ho perso lui. Lo amo e lo odio infinitamente. Catullo lo rendeva bene, penso, "Odi et amo", che ironia della sorte, a me Catullo non è mai piaciuto.

 Sento qualcosa toccarmi la spalla, sento dei rumori stridenti, metallici. Mi sento sollevare e pian piano inizio a sentire delle parole
"...Na, me sientes?"
Quei suoni assumono un'aria familiare
"Selena, por Dios" Mi sento percuotere, delle scosse rimbombano nel mio corpo.
Sento qualcosa bagnarmi, piccole gocce, sono forse lacrime?
"No, no Selena, por favor, no me hagas esto" le gocce aumentano. Mi sento riprendere.
È... Felipe... Apro gli occhi, lentamente, e vengo colpita dalla luce della lampadina che mi trafigge le cornee. Riprendo lucidità e lo vedo.
Qui davanti a me, Felipe su di me, i suoi occhi scuri rossi e pieni di lacrime.
"Felipe, todavía no he muerto" gli dico, lui mi stringe forte a sé.
Lo sento singhiozzare, si libera su di me ed io inerme, vuota.

Non riesco a reagire dopo tutto quello che ho fatto. Mahmoud è andato via per non tornare mai più.
"L'ho cacciato di casa. È andato via."
Inizio a raccontare mentre lacrime scorrono sorde sul mio viso.
"Non ho retto e sono svenuta."
Lui si mette seduto sul divano in modo da tenermi frontale. I suoi occhi mi perforano, sento la sua apprensione, il terrore. Mi stringe nuovamente a sé e questa volta lo abbraccio.
In quell'attimo siamo di nuovo bambini.
"Non è colpa tua, Selena. Non ha capito quanto speciale tu sia" sussurra al mio orecchio Felipe, mentre continua a sorreggermi. "Non capisce quanto fortunato sia stato ad averti trovata..." sospira fortemente mentre si allontana da me.
Prende un fazzoletto e si avvicina al mio viso, delicatamente prende ad asciugarmi le lacrime. Sento il suo tocco delicato, le mani calde sul mio viso freddo. Ghiaccio e fuoco si scontrano.
"No dudes nunca, nena. No es tu culpa."
Lo guardo intensamente. I suoi occhi marrone scuro sono ancora rigati di lacrime. 

Ma a cosa pensavo? Ne ho passate fin troppe. Quasi a leggermi il pensiero, sento toccarmi i solchi sull'avambraccio, delicatamente, carezzandoli.
Felipe aveva capito subito, e no, non sarei tornata mai più a toccare il fondo.
"Non stare qui da sola, vieni da me" il ragazzo appoggia il viso nella mia spalla.
"Felipe, no puedo. No aguanto."
Non ci riesco davvero. Mi sento intorpidita, completamente sconnessa.
"Allora rimango io qui, con te" dice lui sussurrandomi all'orecchio. "No estas sola, Selena." mi dice e lo sento accasciarsi ancora più in profondità nella mia spalla.
Sento il suo peso, il suo corpo caldo sul mio. Rimango ferma, senza riuscire a muovermi, ma mi sento sollevata, Felipe è qui con me, va tutto bene, per quanto possibile.
"Voy a hace' un café. Estoy tan entorpeci'a..."

Mi stacco dall'abbraccio e mi alzo barcollando. Felipe mi regge e arrivo a tentoni alla cucina. "Facciamo che stasera lo preparo io il caffè. Tu stenditi...
 Mi tiene delicatamente e mi riporta sul divano. Lo guardo ancora, questa volta intensamente. I nostri visi sono vicini, tanto che sento il suo respiro caldo sul mio collo. Vedo la sua clavicola che spicca dalla canotta. Il suo pollice tocca di nuovo il mio viso, togliendomi una lacrima fugace. Si avvicina sempre di più a me, piano come se fossi un cerbiatto nel mezzo della strada.
Sono immobile, un istante e poi sento le labbra di Felipe appoggiarsi delicatamente sulle mie. Un bacio salato, al gusto di lacrime... 

La mia condannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora