La mia condanna

Can we recover?

Selena's POV

"Chiamata in arrivo da Ispica..." sento Siri, "Vuoi rispondere?" 

"Oh, ecco Sylvie, le rispondo dammi un secondo!" dico a Felipe allontanandomi. 

Mi avvicino al bagnasciuga e rispondo alla chiamata. 

"Pronto, Sylvie, dimmi tutto. Mi stavo preoccupando, non ti sentivo da un po'..." le dico sollevata, sono davvero sconcertata nel constatare che Sylvie non mi abbia né chiamata né mi abbia scritto nelle ultime ore...

"Chèrie..." comincia lei con voce sommessa, "Devo dirti una cosa molto, molto importante..." mi preoccupo, Sylvie non è mai stata troppo seria nell'esprimersi. Vedo il cielo riempirsi di nuvole grigie, il bel sole, prima alto, è adesso coperto da una fitta coltre di nubi. 

"Dimmi pure..." la incito io, dall'altra parte sento silenzio. 

"Selena, io... io..." inizia a bofonchiare, "ti ho nascosto una parte di me, molto molto importante..." 

"Vedi, chèrie, la realtà è che io non sono francese, o almeno non sono completamente francese come ho sempre detto..." 

Stento a credere alle mie orecchie. Sylvie mi ha mentito, spudoratamente. Mi ha mentito su un argomento talmente sciocco che davvero non riesco a dare motivazione a questa menzogna. 

"Sylvie, querida, posso chiederti solo perché?" inizio io, leggermente contrariata. Non riesco a darmene motivo, è talmente...stupido! 

"Selena, vedi. Mio padre, il signor Brown, non era una persona rispettabile. Era il magnate della droga di Québec, non appena ho potuto sono fuggita via con mia madre in Francia. Non volevo essere giudicata..."

Sono furibonda. Paura di essere giudicata?! Sylvie sa che mia madre, per crescerci, è stata signora delle pulizie di molte signore ricche, più di una volta aveva scherzato su questo argomento, ed ora esce fuori che avesse paura di essere giudicata?!

"Sylvie, come puoi dirmi una cosa del genere? Non ti fidi forse di me? Dopo tutto quello che hai fatto per me, dopo tutto quello che io ho fatto per renderti fiera della tua scelta di assumermi. Io sono stata tua AMICA, tu sai tutto di me e non ti ho mai mentito..." Mi salgono le lacrime agli occhi e lascio che cadano copiose. Dalla chiamata sento Sylvie che scoppia in lacrime. 

"Chèrie, è una messa in scena che porto avanti da ormai troppo tempo. Nella mia mente, nel mio cuore, era diventata verità... Non posso dirti altro se non je suis desolée..." La sua voce è rotta dalle lacrime.

"Sylvie, io non so cosa dirti davvero. Poi, come mai cosi all'improvviso hai scelto di raccontarmi la verità?" le dico, nella speranza che non mi racconti altre bugie, mentre asciugo le lacrime con la manica della felpa.

"Non riesco a portare più questo fardello, di questo posso ringraziare Felipe, è grazie a lui se è uscito tutto a galla!" mi dice lei, il rammarico si trasforma in rabbia. 

Felipe? Cosa c'entra Felipe in tutto questo? 

"Ha estrapolato la verità da Mark in un suo momento di debolezza. Prima lo critica, se ne burla in pubblica piazza e poi gli tira fuori queste informazioni riservate..." dice lei, la voce si ristabilisce leggermente. 

Mi mordo un labbro nervosa, non posso credere a ciò che mi sta raccontando Sylvie. Felipe? Pipe? Colui che ha sempre lottato contro le ingiustizie, colui che mi ha sempre protetta, così puro e giusto... Si è dimostrato più calcolatore di quanto potessi immaginare. Guardo il mare, grigio scuro come il cielo, le orde di gabbiani corrono via, tentando di evitare la tempesta che risuona anche dentro di me. 

"Sylvie, ti devo lasciare..." dico congedandomi e lasciando la mia amica ai suoi sensi di colpa. 

Con i passi pesanti torno verso il bar, Felipe, con indosso gli occhiali da sole, mi sorride, non riesco a contraccambiare...

Mi siedo al tavolo del bar e respiro a pieni polmoni rimanendo in silenzio. Felipe mi guarda perplesso, non riuscendo a leggere la mia espressione. 

"Selenita, qué pasa?" mi chiede, sembra genuinamente inconsapevole. 

"Felipe..." comincio, "hai per caso investigato su Sylvie e il suo passato?" gli chiedo io, l'ironia e l'offesa nella mia voce sono più che palpabili. 

Lui mi guarda sconvolto, come se lo avessi colpito in un punto profondo. È impreparato a questa evenienza. Io premo nella ferita e la cospargo di sale, Felipe, que estes listo. 

"Selena, io posso spiegare" mi risponde, il suo volto diventa vuoto, inespressivo, come se in una frazione di secondo il suo disagio fosse scomparso e la sua tranquillità avesse ripreso il suo posto. 

"Sono stato a Maison Garnier due giorni prima della tua partenza per la sfilata di Miu Miu, chiedendole se potessi venire anche io. Volevo starti vicino, credimi se ti dico che non era altra la mia intenzione, se non rimanere al tuo fianco e vederti brillare come una stella. Una volta arrivato lì ho notato delle cose che non mi quadravano: ho vissuto per anni a Québec e conosco bene il fiore della regione del Québec, il giglio. Poi ho notato un altro dettaglio, l'accendino di Sylvie portava inciso "Brown", alquanto strano a parer mio" prende il suo caffè e lo sorseggia.

"Quando ormai eravate partite, ho chiamato Mark. Sylvie è la tua migliore amica e volevo trovare un punto d'incontro con quell'americano. Al telefono mi ha risposto mugugnando preso dai fumi dell'alcol. La mia intenzione, almeno inizialmente, era quella di invitarlo a bere una birra, in modo da poter parlare e chiarire e non ho avuto il tempo di chiederglielo che ha iniziato a sputare parole sulla sua relazione con Sylvie: quanto le cose non andassero bene, non si sentisse apprezzato, non si sentisse amato come prima e inferiore dal punto di vista culturale." alza la sua tazzina e la soppesa, quasi a volerla analizzare nei più piccoli dettagli. 

"Poi, di punto in bianco mi dice una cosa che mi ha lasciato alquanto interdetto: "Sylvie Brown è una stronza e si lascia manipolare" io sono rimasto totalmente di sasso. Senza forzature ha iniziato un flusso di coscienza su tutto ciò che Sylvie aveva fatto. Devi credermi Selenita..." i suoi occhi sono pieni di rammarico, trasparenti come il mare che si staglia davanti a noi.