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Henry guarda il soffitto di legno della sua stanza per la milionesima volta e sospira, spostando poi di nuovo lo sguardo su carta e penna sparsi attorno a lui sul tappeto.

Il suo prossimo esame è ancora lontano, ma il professor Bane ha assegnato un progetto alla classe. Ognuno di loro deve scrivere un componimento creativo su un monumento newyorkese pescato a caso tramite sorteggio.

A lui è capitata la Statua della Libertà e trovare l'ispirazione giusta sta diventando più difficile del previsto. Aspira a qualcosa di originale, un componimento unico, ma la sua mente è un caos di frasi banali.

I suoi pensieri confusi vengono interrotti dalle note di Alejandro e il nome di Alex appare sul display del telefono.

«Buongiorno cowbo–» Inizia a dire con tono divertito.

«Henry!» Esclama Alex dall'altro lato del telefono, interrompendolo con voce concitata.

Henry lo sente imprecare a bassa voce in spagnolo, poi sente rumori di sottofondo.

«Alex?» Lo richiama, fissando lo schermo con la fronte aggrottata.

«Hen, sono completamente fottuto.» Aggiunge Alex con una leggera nota di panico nella voce. «Devo preparare l'esame di diritto civile ma non mi ricordo un cazzo di niente.» Conclude a mò di spiegazione.

«Al... baby, respira.» Gli risponde Henry usando un tono calmo. «Stai studiando da settimane, abbiamo scritto insieme le flashcards degli argomenti d'esame e ricordi a memoria ogni singolo articolo di legge. Se i libri fossero persone avrei timore che potresti scappare con loro in Costa Rica e mollarmi.»

Alex si lascia scappare una risata a sbuffo a quelle ultime parole ed Henry sorride nel constatare che il suo tentativo di tranquillizzarlo ha funzionato.

«In Costa Rica ci porto te, fanculo i libri.» Mormora Alex con tono divertito. «Aprimi la porta.» Aggiunge poi prima di chiudere la chiamata e bussare.

Henry apre la porta della sua stanza, ritrovandosi davanti un Alex dai capelli disordinati e gli occhi stanchi. Ha persino un leggero strato di barba a ricoprirgli il viso.

«Hen...» Mormora prima di fiodarsi tra le sue braccia.

Henry richiude la porta con un piede e le sue braccia si stringono in automatico attorno ad Alex. Il volto dell'altro è nascosto nell'incavo della sua spalla, respirando il profumo della sua pelle.

Le dita di Henry corrono tra i ricci di Alex dietro la nuca, iniziando una lenta carezza. In tutta risposta lo sente rilassarsi e rilasciare un sospiro a quel gesto incredibilmente dolce ed intimo.

«Scusa se sono piombato qui, non sapevo dove altro andare.» Borbotta piano Alex contro il tessuto della sua maglietta.

«Tu puoi piombare qui ogni volta che vuoi, A.» Lo rassicura Henry, lasciandogli un bacio sulla fronte e guardandolo negli occhi scuri.

Alex sorride dolcemente a quelle parole, strusciando il naso contro quello dell'altro prima di posare la fronte contro quella di Henry.

Restano in quella posizione per alcuni minuti, poi Henry lo trascina sul tappeto morbido tirando fuori libri e flashcards dallo zaino.

«Coraggio cowboy, mettiamoci a lavoro.» Esclama quest'ultimo, iniziando a leggere la domanda scritta sul primo cartoncino.

Trascorrono le successive due ore immersi tra gli appunti di Alex finché quest'ultimo non si stiracchia indolenzito, segno che ad entrambi serve una pausa.

Gli occhi di Alex si posano su Henry, osservandone i capelli biondi resi dorati dalla luce del sole del primo pomeriggio. Corrono poi agli occhi quasi verdi che sono concentrati a leggere, al naso leggermente arricciato e alle labbra intrappolate tra i denti.

Sincerely, yours Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora