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Mi svegliai, ancora intontito dal pomeriggio appena passato, trascorso sul divano soffrendo per le frustate ricevute da mio padre.
Mi toccai la testa dolorante e mi alzai controllando che ore erano sulla mia sveglia personale.
Il mio sguardo incrociò lo specchio, osservandomi da capo a piedi con una faccia disgustata.
Ero orribile con quei vestiti da puttana che mio padre mi costringeva a mettere.
Iniziai a piangere sentendomi sbagliato, un errore, e dalla rabbia lanciai la sveglia contro il mio riflesso urlando.
A casa ero da solo come tutte le notti, mio padre era nei bar ad ubriacarsi come suo solito e non avrebbe sentito i miei pianti, le mie grida.
Il vetro colpito si frantumò all'istante ai miei piedi, e caddi a terra senza importarmi delle schegge che mi stavano graffiando le mie gambe mezze nude.
Gridai di nuovo, con tutta la voce che avevo, ero in uno stato pietoso e me ne rendevo conto da solo.
Ripensai a tutto quello che mi era stato portato via con la forza.
Il mio migliore amico... allontanato da me con il terrore che lo influenzassi nel modo sbagliato...
Mia madre... che per colpa di una malattia contro cui ha lottato per molto tempo ha dovuto arrendersi al suo destino e abbandonarmi...
Quando lei è morta tutto è peggiorato ancora, mio padre sempre ubriaco ha iniziato ad abusare di me, a maltrattarmi.
Mi ha impedito di uscire di casa e mi ha tolto tutti i contatti con la vita esterna da casa nostra.
Ha iniziato a picchiarmi, frustarmi, urlarmi contro.
Non gli importava nulla di suo figlio, delle mie lacrime.
Lui pensava solo a punirmi, per essere nato, per essere un ibrido.
La colpa non era mia, ma ero io quello che doveva pagare il prezzo della mia inutile vita.

Decisi che era il momento di dare una svolta a tutto questo.
Scappai velocemente dalla finestra, non mi importava se fuori pioveva, dovevo andarmene.
Uscii in fretta, con il timore di incontrare mio padre in una delle tante strade poco conosciute a causa della mia lunga prigionia.
Iniziai a correre verso un punto indefinito, più lontano possibile da casa mia, senza curarmi della pioggia che iniziava a bagnarmi quei miseri vestiti che indossavo.
Arrivai in una piazzetta della città mezza illuminata, mi guardai attorno non sapendo che direzione prendere mentre cercavo di riprendere fiato.

Aiutatemi...

Dissi debole in modo quasi impercettibile, scoppiando a piangere dalla disperazione.
Sentendo dei rumori provenienti da una casa lì di fianco, impaurito mi andai a nascondere in una stradina completamente buia con degli scatoloni li vicino.
Mi accovacciai su me stesso cercando di bagnarmi il meno possibile, tremando per il freddo.
Alzai lo sguardo al cielo, lasciando cadere alcune goccia di pioggia sulle guance calde.

Ho bisogno di aiuto...

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