Capitolo 4

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Henry mi fissò dritto negli occhi, ma non riuscivo a capire cosa volesse dire, tantomeno le sue emozioni.
Mi prese con cautela dal fianco destro e iniziò a mormorare delle parole. - Tu lo sai, lo sai molto bene che ci conosciamo da tutto questo tempo, abbiamo vissuto la nostra vita insieme. -

Abbassò lo sguardo sul pavimento di legno, e aggiunse - Non voglio che un serial killer ti porti via da me... -

- Eh?Non capisco... - dissi con aria confusa, staccandomi dal suo abbraccio.

Ci mise un po' per continuare la sua frase e disse - Evelyn, io ti amo.È questa la verità. -

Io non seppi cosa fare e cosa dire.Non provavo niente per Henry, lo consideravo solo come un migliore amico, ma non come un fidanzato.Avevo, però, paura di ferirlo, di offendere il suo animo interno, perciò dissi semplicemente - Senti, Henry, è triste dirlo ma non è il momento di parlare di queste cose. -

Sentivo il cuore che batteva all'impazzata dentro me stessa, e avevo timore che Henry non mi avesse guardato più in faccia e non mi avesse mai più rivolto la parola.

Ma la sua reazione fu contraria alla mia immaginazione.

- Evelyn, ti capisco.Mi dispiace. - non aggiunse nient'altro e si ammutolì per tutto il tempo, forse aveva davvero capito che non lo amavo...

Cercai di farlo sorridere, di farlo distrarre, perciò dai del mio massimo.Ballammo, giocammo a giochi da tavola, ma sentivo sempre quel senso di angoscia dentro me stessa che mi divorava, e non osavo immaginare come si sentisse dopo avergli dato il palo.

Henry uscì, verso le due di notte, da casa mia così decisi, nonostante fossi stanca e volevo dormire, di continuare con le mie indagini segrete.

Mi recai a passo di lumaca nella mia stanzetta, con gli occhi quasi spenti, e incollai la figura dell'assassino sulla parete.C'era qualcosa che, però, non quadrava in lui...non riuscivo a provare odio nei suoi confronti, non lo detestavo come tutti gli altri vicini, ma avevo sempre bisogno di capire dove era localizzato, visto che continuava con i suoi orribili omicidi.

Uscii, così, di casa e ne approfittai per gettare via anche l'immondizia.Così mi avvicinai al bidone e la gettai via.
Sull'erba fresca appena bagnata dalla poggia notai una grande ombra avvicinarsi a me, non riuscivo a capire chi fosse, e i suoi passi erano silenziosi.
Mi sfiorò la spalla sinistra violentemente, e un senso di spavento attraversò interamente il mio corpo...dunque, era solo la mia migliore amica Jessica.






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