Il tempo pareva dilatarsi, trasformando una manciata di secondi in interminabili ore di violenza e sofferenza.
Quando calava l'innaturale silenzio concluso l’assalto, le urla strozzate e sofferenti dei feriti riempivano in una manciata di secondi quello che prima era lo spazio di proiettili e granate, mentre la paura di riprendere a sparare da un momento all'altro saliva fino alla consueta conferma dell'attacco terminato.
La polvere cominciava a diradarsi, aiutata dalla neve che cadeva man mano più fitta, coprendo la lunga scia di corpi distesi al suolo, portando alla presa generale di coscienza del fatto che l'attacco non avesse dato eclatanti risultati.
Solo dopo il tacito “via libera” delle sentinelle i soldati di ambedue le fazioni, tremanti ancora di adrenalina, si facevano carico del recupero e dell’identificazione dei corpi dei propri commilitoni morti in mezzo al campo di battaglia e soccorrere chi era rimasto ferito nella remota possibilità di salvarlo. Uno spettacolo che oramai era diventato orribilmente ordinario.
Nessuna delle vittime aveva una degna sepoltura: giusto una semplice croce fatta con dei rametti legati assieme con un laccio di scarpa, mentre i feriti gravi venivano rapidamente assistiti, stabilizzati e caricati su barelle di fortuna, fatte solitamente con teloni bianchi e legati con cinture di cuoio, prese in "prestito" dalla stessa divisa dei soldati, e portati negli ospedali da campo, molto più attrezzati e con maggiore capienza rispetto agli Ospedaletti di fortuna presenti in trincea.
I gruppi di medici e semplici volontari scavavano ovunque, estraendo qualsiasi cosa potesse ricondurre a persone, o ai loro effetti personali.
Proprio tra i detriti, un soldato gridava con tutto il fiato che aveva in corpo:
《QUELQU'UN APPELLE UN DOCTEUR!》
Percy giaceva esanime tra le sue braccia:
La ferita al torace era profonda e le gambe erano state massacrate dalle schegge dall'esplosione, la divisa era impregnata del suo stesso sangue che continuava a colare copiosamente.
Le urla, oramai affannate e strozzate dal freddo bruciante e dai polmoni affaticati, non erano state prese in considerazione da nessuno.
Il soldato si fermò per tossire, respirando a fatica mentre abbassava il capo, chiuse gli occhi e rimase in silenzio, in attesa di una risposta che anche lui, in cuor suo, aveva poche probabilità di arrivare.
In quell'attimo di concentrazione delle voci arrivarono a lui, allertandolo della presenza di qualcuno: in lontananza un piccolo gruppo di persone in toga bianca con una croce rossa dipinta sopra stava cercando gli ultimi superstiti che avessero bisogno di aiuto.
Gli occhi del soldato si dilatarono di speranza: sollevò un braccio zuppo del sangue di Percy, sventolandolo violentemente per farsi notare 《DOCTEUR DÉPÊCHE-TOI》
Fece diversi tentativi prima che lo sentissero:
un soccorritore accortosi di lui gli rispose con un cenno e, recependo il messaggio, si staccò dal piccolo plotone di corsa, destreggiandosi tra i detriti, mentre stringeva a tracolla la sacca medica per prestare le prime cure.
Inginocchiatosi di fianco ai due, poggiò con un tonfo il pesante borsone, prese il polso di Percy, premendo leggermente i polpastrelli su di esso, rimanendo in un impassibile silenzio per qualche secondo.
Inspirò profondamente, posando il braccio del ragazzo a terra, mettendosi a frugare frettolosamente nella bisaccia, tirando fuori una sottile e piccola torcia.
Con due dita, sollevò delicatamente le palpebre del ragazzo, puntando la lucina in direzione della pupilla attendendo una qualche risposta di riflesso.
《La ferita è brutta, ha perso conoscenza e il polso è instabile e lento, ha bisogno di adrenalina… s'il se réveille tiens-le tranquille s'il te plaît》
Si tolse l'elmetto per avere migliore mobilità, scuotendosi dalla fanghiglia i lunghi capelli biondi rimasti legati assieme da una semplice coda alta.
Estrasse dal sacco delle bende e un'enorme siringa con un liquido dentro che iniettò nel braccio di Percy.
《Dobbiamo tamponare e richiudere la ferita affinché regga almeno fino all'ospedale o tutta la situazione diventerà irrecuperabile, aide-moi s'il te plaît》
Rivolse il viso verso il soldato, trovandolo paralizzato e ammutolito, come se fosse in trance: bloccato dalla persona davanti a lui, così insolita, fuori luogo a tutta quella vicenda.
La mancata risposta non fu particolarmente gradita in quel momento: gli occhi grigi come tempeste, celati da qualche ciocca di capelli biondicci, rivolsero uno sguardo severo: indicando con un cenno nervoso Percy, ancora tra le braccia del commilitone che, deglutì rumorosamente.
《T-tu es une-》
Uno scatto lo fece tacere istantaneamente.
《Bada a come parli, non vorrai che un tuo compagno muoia perché hai tardato ad adempiere al giusto protocollo di soccorso, se lui muore, posso farti rapporto come e quando voglio.》
Il soldato serrò la mascella, adagiando il corpo inerme del ragazzo a terra, controllando che il cuore continuasse a battere mentre gli venivano prestate le cure mediche.
《Speriamo resista fino al prossimo campo base, la dose di adrenalina lo dovrebbe aiutare a rimanere in vita》
Il medico si raccolse nuovamente i capelli, nascondendoli sotto l'elmetto di latta, lanciando un'altro sguardo al soldato al suo fianco.
《Non dovrai farne parola con nessuno, oppure faccio finire il tuo amico in fondo alla scarpata assieme a te, tu comprends?》
《Ou-oui mada- oui.》
《Très bien》
Sollevarono il corpo, adagiandolo su di un telone bianco e lo trasportarono fino alla carovana dei portantini che si stava muovendo per dirigersi negli ospedali limitrofi.
Accertatasi dell'incolumità dei feriti i soccorritori si radunarono, all'interno di una piccola tenda di fortuna costruita frettolosamente.
Ci furono saluti, sorrisi di cortesia accennati, d'altro canto, in cuor loro sapevano che molti dei feriti non sarebbero sopravvissuti.
Sotto l'elmetto di uno di loro una ciocca bionda sbucava sul viso, che venne prontamente sistemata mettendola dietro l'orecchio, mentre si avviava a passo svelto verso i catini d'acqua che servivano come blando lavaggio, recuperando una spugna con cui sfregare via il sangue che le si stava seccando su tutte le braccia.
《Giornata dura eh?》
Quella voce provocò uno scatto, facendo scivolare la spugna dalle mani bagnate.
《Gradirei che la smettessi di sbucare dal nulla Solace》
Il ragazzo fece uno sbuffo divertito, posizionandosi nel catino accanto per lavarsi.
I minuti dopo furono di silenzio, interrotto sporadicamente dal gocciolio dell'acqua che colava.
《Non ti ho mai fermato dal fare questo, ti stimo ed ammiro come persona, ma dovresti smettere di mettere a repentaglio così la tua vita》
Uno sbuffo divertito fu la risposta
《Sai benissimo che non mi faccio mettere i piedi in testa Solace, non sono e non sarò mai, la spalla di qualcuno, non voglio limitarmi solo a questo》
Sul volto del ragazzo si dipinse un sorriso amaro
《So di non poter ragionare con te, hai un carattere davvero forte》
Ci fu uno sbuffo soddisfatto come risposta.
《Lo hai trovato?》
Il sorriso dipinto sul volto si fece serio mimando un "no" accennato con la testa.
《Sai anche tu che non potrai cercarlo per sempre-》
《Ma devo provarci Will, voglio almeno sapere se è vivo o no, sai che per me è come un fratello, io glielo devo.》
Il ragazzo si morse l'interno guancia, estrasse le mani bagnate dal freddo catino e, dopo averle grossolanamente scrollate, le asciugò su un panno posto dietro di lui.
《Dobbiamo andare, il camion per tornare in ospedale è praticamente pronto, ti aspetto fuori Annabeth.》
STAI LEGGENDO
La Bandiera Blu
Teen FictionInverno del 1917. Percy Jackson, un ragazzo di appena 18 anni, segna il suo ottavo mese di trincea con una sanguinosa battaglia dall'esito disastroso. Per servire il suo paese e soddisfare le aspettative dell'Europa intera, ha abbandonato tutto ciò...