CAPITOLO 7

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Da quando Percy era confinato in ospedale stava mano a mano sviluppando l'abitudine di temere meno la notte: al fronte di solito era la condizione 'ideale' per assalti o sabotaggi di qualsiasi tipo.
Quante cicatrici alle mani, quanti lividi e quanto fango ingoiato quando era toccato a lui il compito mortale di tagliare le reti di filo spinato nella terra di nessuno, involontariamente, aveva preso l'abitudine di tracciare con i polpastrelli i palmi con i segni della sua carne lacerata dalla fretta.
Perché se c'era una cosa che Percy aveva sicuramente imparato (oltre all' aprire con i denti le scatolette senza lacerarsi le labbra e le imprecazioni nelle diverse lingue europee, nemiche e non) era che più un soldato perdeva tempo, più probabilmente sarebbe morto, specialmente vista la bravura dei cecchini austriaci.
La violenta transizione da una condizione di costante adrenalina a tutto quello che era stato e che sarebbe stato il suo periodo di convalescenza lo faceva sentire decisamente fuori posto.
Certo, c'era comunque un discreto movimento e i lamenti dei feriti non mancavano, ne aveva catalogati tanti (prima che lo dimettessero aveva iniziato a giocare ad una specie di 'bingo' con il suo vicino di letto, era un tipetto simpatico, nonostante gli mancasse qualche dente e avesse metà testa bruciata), ma nonostante tutto era grato che la notte, l'avrebbe passata solamente a dormire, inducendolo quasi a sperare di rimanere nelle sue condizioni più tempo possibile.
L'unica cosa di cui proprio non riusciva a liberarsi erano gli incubi: tutte le atrocità che aveva visto lo torturavano senza sosta, aggrappate voracemente ad ogni sua cellula cerebrale, ai suoi muscoli, alle sue ossa, persino le cicatrici bruciavano e dolevano decisamente di più.
Si svegliò di soprassalto, allungando automaticamente le dita per cercare il suo fucile, come se fosse l'unica cosa che lo avrebbe salvato, trovando tuttavia solo la ruvida e pesante coperta di lana.
Un sospiro carico di sollievo uscì dalle sue labbra mentre la sua mano si ritraeva per stropicciarsi gli occhi cercando di abituarli al buio.
Va tutto bene... va tutto bene... sei vivo e stai bene... non era reale, calmati adesso.
Lo ripeteva come un mantra, nella speranza di non svegliare nessuno, aveva già dato spettacolo quando lo avevano portato qui, di certo non era sua intenzione essere etichettato come qualcuno da internare in una stanza e buttare via la chiave.
Serrò la mandibola sentendo il suo cuore riprendere a battere normalmente.
Si sollevò su un gomito, soffocando un gemito di dolore quando sentì i punti tirare la pelle.
Tutti dormivano come al solito, era al sicuro.
Un cigolio sordo e un'imprecazione risvegliarono il suo stato di allerta, se non l'avessero reclutato come soldato avrebbe sicuramente sfondato nel mondo del cinema comico visto il suo impeccabile tempismo.
La porta si aprì lentamente e apparve Annabeth.
I suoi capelli biondo platino erano raccolti in una coda di cavallo disordinata e i suoi occhi grigi brillavano nonostante la fioca illuminazione.
Ma ciò che colpì Percy fu la sua espressione così attiva nonostante l'orario ormai tardo.
La vide dirigersi all'esterno della struttura a passo svelto e, senza neanche rendersene conto, la seguì trascinandosi la gamba massacrata: il dolore stava mettendo a dura prova il suo autocontrollo, facendogli uscire dalla gola dei leggeri gemiti soffocati dati dallo sforzo.
Sorrise pensando al fatto che, nonostante tutto, Annabeth non si fosse ancora accorto di lui, almeno finché non inciampò rovinosamente sul primo gradino del vialetto esterno.
Il tonfo sordo allertò la ragazza che si girò di scatto e si diresse nella sua direzione.
《Percy!? Che cavolo ci fai qua,non dovresti essere a riposo?》chiese, con un tono di rimprovero.
《Pensavo di essere in un ospedale, non in una prigione》rispose lui, cercando di mascherare il dolore con una smorfia di disprezzo.《E tu? Dove pensi di andare?》
Annabeth si fermò, mettendo le mani sui fianchi.《Non mi pare sia affare tuo, comunque passeggiavo per osservare le stelle.》
Percy sbuffò divertito:《intendi questo meraviglioso cielo completamente coperto da nuvole?》
Annabeth incrociò le braccia e puntellò i piedi mentre lo squadrava.
《Coraggio, ti porto a letto》
Percy sibilò di dolore quando si sentì sollevare dalle braccia
《Beh, ridotto come sono, tanto vale portarmi direttamente nella stanza dove tenete i morti》concluse ridendo amaramente.
Si rese conto che la sua battuta era più seria di quanto avesse previsto quando vide Annabeth mordersi il labbro inferiore mentre guardava attorno a se, ma la curiosità si fece strada. 《Aspetta, stavi veramente andando all'obitorio?》
《E se anche se fosse?》rispose lei, sfidando il suo sguardo.《Non vuoi che io diventi un'infermiera migliore? Studiare i corpi morti è parte del mio lavoro.》
Percy non poté fare a meno di indietreggiare divertito. Annabeth era testarda come un mulo.《Ammetto che hai le tue convinzioni. Ma non pensi che sia un po'... macabro?》《Macabro? È solo la realtà della guerra, Percy. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro》ribatté lei, mentre si muoveva verso la porta.
A quelle parole una scarica elettrica percorse la schiena del ragazzo
《Non è la stessa cosa》mormorò lui, ma sapeva che stava perdendo la battaglia. Era un soldato, eppure si sentiva impotente di fronte alla determinazione di Annabeth.《Sei un'infermiera, non un medico. Non hai bisogno di avventurarti in luoghi come l'obitorio.》
Annabeth si fermò, voltandosi verso di lui con uno sguardo penetrante.《Ogni giorno incontro persone che combattono per la mia vita, e quella delle prossime generazioni. Ho il dovere di salvarne il più possibile visto il grave fardello che portano, peso che grava anche sulle tue di spalle Jackson.
Se non affrontiamo la realtà di ciò che facciamo, come possiamo sperare di salvare qualcuno?》
Percy rimase in silenzio, colpito dalle parole di Annabeth, mordendomi l'interno guancia per sopprimere i mille chiodi roventi che sentiva conficcarsi nella carne della gamba.
Annabeth si avvicinò a lui, il suo sguardo ora era più morbido, ma la determinazione era ancora presente. 《E tu? Sei disposto a mettere in gioco la tua vita per un ideale?》chiese, inclinando leggermente la testa.
《Non è la stessa cosa,》insistette Percy, ma il suo tono era più debole ora.《Io... io sono un soldato. Non ho scelta.》
《E io sono un'infermiera. Anche io ho una missione》ribatté lei, con una calma che lo sorprese.《Ma la differenza è che io non ho paura di affrontare la verità, anche quando fa male.》
Percy si rese conto che c'era una forza in Annabeth che lo affascinava e lo infastidiva allo stesso tempo. Con lei ogni conversazione si trasformava in una sfida continua, un gioco di potere.
《Fai attenzione》disse infine incapace di ribattere.
Annabeth si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla. 《Ti prometto che starò attenta.》gli lanciò un sorriso per rassicurarlo, ma era un sorriso che nascondeva una certa malinconia. 《Ho intenzione di diventare qualcuno che farà la differenza. E tu, invece, che tipo di soldato vuoi essere?》
Percy si sentì colpito dall'intensità della sua domanda. Non era solo un soldato; stava combattendo per un futuro, per un mondo migliore. Ma la guerra aveva cambiato le sue priorità, facendolo dubitare di tutto. 《Voglio solo tornare a casa. Questo è tutto》ammise, quasi a bassa voce.
Annabeth lo osservò per un momento, poi si girò di spalle. 《Allora fai in modo di tornare a casa. Ma non puoi farlo se non sei disposto a combattere. E non puoi combattere se hai paura di affrontare la verità.》
《Annabeth...》
《Va a letto, Percy. Sarò di ritorno prima che tu possa perderti nei tuoi pensieri》disse, prima di dirigersi verso l'altro stabile.
Impiegò diverso tempo a raggiungere di nuovo la sua branda, ancora non sapeva spiegarsi come avesse fatto a raggiungere Annabeth lì fuori con così tanta rapidità.
Si sistemò a dovere, cercando di lenire il dolore alla gamba.
Quando finalmente chiuse gli occhi, una sensazione di calma inondò il suo corpo. Erano giorni che non riusciva a dormire, tormentato dai suoi soliti incubi e visioni. Eppure, in quel momento, pensare a Annabeth lo rassicurava. Era come se la sua presenza, anche solo nei pensieri, lo proteggesse.
In qualche modo era come se si sentisse colmo di speranza e determinazione dopo tanto tempo.
La guerra continuava e sarebbe andata avanti per chissà quanto, ma in quel momento, tra battaglie e ferite, qualcosa si stava risvegliando nel cuore di Percy.

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