La neve in alta quota aveva cessato ormai di cadere, imbiancando la strada segnata dalle ruote dei carri, il che era un'ottima notizia per i mezzi di trasporto dei feriti: finalmente avrebbero potuto accelerare la loro lugubre marcia e raggiungere l'ospedale in un tempo minore.
Ogni tornante era segnato da un piantone che si assicurava di confermare l'attendibilità degli stemmi di soccorso con un lieve cenno del capo.
Le enormi tende bianche dell'ospedale erano parsimoniosamente nascoste, mimetizzate bene tra i fitti pini carichi di neve.
Durante il tragitto delimitato da scarpate ripide e gole profonde, l'eco dei lamenti strazianti di coloro che erano ancora vigili accompagnava le carovane.
Svegliarsi al buio, dolorante e confuso accatastato accanto a corpi su corpi farebbe accapponare la pelle anche al più temerario degli uomini e Percy non fece eccezione: il bruciore lancinante che prendeva sopravvento sul freddo percepito e il suo stato febbrile dovuto alla setticemia che si stava propagando in tutto il suo corpo, furono le uniche cose che lo mantennero abbastanza lucido da non perdere completamente conoscenza una seconda volta.
Cercò di respirare nel miglior modo che poteva, osservando le nuvolette di condensa che si disgregavano nell'aria prendendo le più disparate forme, mentre il suo corpo emetteva spasmi involontari seguiti da dei gemiti di dolore stretti sui denti battenti che non facevano che tormentarlo ancora di più.
Le narici, la gola e gli occhi bruciavano, così come le lacrime di fatica che gli rigavano le tempie impolverate, la sua temperatura continuava a crescere e le allucinazioni gli danzavano davanti diventando sempre più nitide: le voci eteree si mischiavano al suo affaticato battito cardiaco, riuscendo ad occultarne apparentemente il suono, ma le immagini perduravano anche quando chiudeva gli occhi.
《vi prego… vi prego lasciatemi dormire… fate silenzio… sono così stanco-》
Sentiva il calore provenire da quei corpi vacui, come se lo sfiorasse vera pelle umana, mentre le voci che lo attiravano, come un canto di sirene ipnotizza un marinaio nell’ oblio, torturando il suo già instabile controllo.
Non riusciva nemmeno a muovere le braccia o le gambe -per quel poco che le sentiva.-
I singhiozzi trattenuti gli provocava una tremenda tosse che lo soffocava, non si era mai scomposto così prima d’ora: nel suo battaglione cercava sempre di sollevare il morale anche dopo una disastrosa ritirata o un’amara sconfitta con il suo sarcasmo, ma in quel cubicolo fatto con un telone bianco e assi legnose ed umide, per una volta, dopo tanto tempo, si lasciò andare alla disperazione, sfogando mesi e mesi di orrore e rabbia repressa, non contro i tedeschi, non contro gli austriaci, ma contro un sistema che lo aveva ridotto (lui come tanti altri) ad uccidere e massacrare persone uguali a lui, della sua stessa età, con i suoi stessi sogni, con delle famiglie che li aspettano anche se in cuor loro sanno che probabilmente l’unica cosa che tornerà da loro sarà una medaglia con qualche fredda parola di cordoglio da parte di un generale che non si ricorda nemmeno il nome della vittima.
Nonostante lo sfogo drenò ancora di più il suo fisico, lo distrasse da tutto il resto e dal tragitto che si era fatto più accidentato del previsto a causa di diverse e violente folate di vento.
Le cinghie consumate in cuoio schioccarono tendendosi all’indietro facendo ragliare e sbuffare i muli infreddoliti, frenando bruscamente l’avanzata delle carovane: finalmente erano arrivati a destinazione.
I pesanti teloni bianchi vennero scostati, mentre una lingua di luce infastidì gli occhi di Percy.
Non si era reso conto di essere appena arrivato a destinazione, maledicendosi quando sbucarono delle figure in controluce che dipingeva come allucinazioni.
Quando lo toccarono, cercò di dimenarsi violentemente per liberarsi di quelle presenze, nonostante fosse legato alla barella.
《LIBERATEMI, ANDATE VIA- VIA HO DETTO!》
Ma più il suo comportamento si inaspriva più si sentiva immobilizzato: notava con la poca vista rimasta i gesti lenti delle figure e le loro parole incomprensibili per le orecchie ovattate.
《LASCIATEMI ANDARE!》
Le grida avevano richiamato l’attenzione di altri paramedici provenienti sia dall’ospedale, sia dalle camionette dei soccorritori appena parcheggiate nello spiazzo innevato: Percy stava facendo peggiorare le sue condizioni già estremamente critiche.
Tutti stavano accorrendo per capire cosa stesse succedendo.
Tra loro, solo uno si fece avanti, facendosi strada tra la folla e, chinandosi sulla barella, la slegò con una calma maniacale.
Appena le cinte si allentarono, il ragazzo spalancò gli occhi, cercando di prendere più piccate d’ossigeno possibile.
《Bravo, respira, continua a respirare》
La sensazione di libertà al petto fu presto però sostituita dal dolore, facendo sfuggire dalle labbra di Percy un forte e agonizzante latrato.
《Lo so, lo so, fa male, ma ti prometto che faremo il possibile per fartelo passare》
La voce che gli parlava era decisa e sincera nelle affermazioni, ma anche melodiosa e dolce, come se lo stesse persuadendo nel calmarsi e fidarsi.
《Ora dormi, lascia fare a noi, sei stato bravo e hai combattuto valorosamente, permettimi di aiutarti.》
Come fatti di piombo gli occhi di Percy si chiusero, facendogli perdere conoscenza.
La ragazza si sollevò in piedi con uno sbuffo di sollievo, scrollandosi le ginocchia dalla neve fresca, sistemandosi i capelli e la divisa:
《Molto bene, direi che possiamo procedere senza altre interruzioni, molti feriti hanno bisogno urgente di cure-》
Ogni medico si avviò rapidamente ovunque servisse aiuto, sparpagliandosi ordinatamente come i rami di un albero verso le camionette.
La ragazza rimase immobile affianco al corpo di Percy, osservando con lo sguardo il lavoro degli altri.
《Sei stata formidabile con lui, hai un talento per questo genere di cose》
Quelle parole la risvegliarono dalla leggera trance, ricambiando il saluto
《Grazie, sicuramente è una qualità che aiuta nel nostro lavoro, anche se non sempre questo genere di promesse riusciamo a mantenerle.》
Rivolse uno sguardo a delle salme sdraiate che venivano coperte totalmente da dei teloni.
《Piper, sai che facciamo del nostro meglio per salvarli e questo talento -oltre alla tua bravura- ci aiuta a curarli meglio ed infondergli speranza》
Un sorriso agrodolce le si dipinse sul volto.
《Grazie Rachel, lo apprezzo… credo sia ora di rimboccarsi le maniche e tornare al lavoro, mi aiuteresti a sollevarlo?》
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La Bandiera Blu
Teen FictionInverno del 1917. Percy Jackson, un ragazzo di appena 18 anni, segna il suo ottavo mese di trincea con una sanguinosa battaglia dall'esito disastroso. Per servire il suo paese e soddisfare le aspettative dell'Europa intera, ha abbandonato tutto ciò...