03. L'inizio della sinfonia

139 33 69
                                    

"Nel vasto teatro dell'universo, lo spettacolo è il momento in cui l'infinito si intreccia con il finito, creando un quadro senza confini di possibilità e immaginazione."


«Bisogna essere tempestivi con i rimpiazzi, Detective De'Ath.»

«Cosa?», il tono di voce mi si era alzato di almeno un'ottava, a quel punto orripilata e sconcertata dalle parole che il mio superiore stava rigettando con così tanta facilità. Non erano passate nemmeno due settimane dalla morte del Detective Brown, e lui già fremeva nel rimpiazzarlo con un altro damerino da quattro soldi. Mio Dio.

«Tempestivi!» ripetè con l'indice in aria, come a voler mettere ancora più enfasi nelle sue parole. "Non abbiamo tempo da perdere", erano quelle le parole che riusciva a trasmettere solamente guardandolo negli occhi.

A primo impatto non sembrava dispiaciuto per la morte di uno dei suoi agenti di polizia, come tutto il restante distretto, e quello portava me ad esserne a disagio. Giusto un po'.

Chissà cosa ne avrebbe pensato lui, di tutta quella situazione. Se fosse stato ancora vivo, ovvio.

«Non siamo riusciti nemmeno a trovare l'assassino, e già pensi al suo rimpiazzo?» Arricciai le labbra coperte di rossetto rosso, mentre il tacco della mia scarpa batteva con insistenza sul parquet lucente. «Esattamente.»

Avevo deciso di ribattezzare quel periodo come "Inferno puro".
Tra indagini, deposizioni e analisi scientifiche non ero riuscita a chiudere occhio, nemmeno la notte. I fascicoli della morte del Detective Brown mi erano stati consegnati all'incirca dodici ore dopo la sua dipartita, e invece di andare avanti con le indagini non facevo altro che andare indietro. C'erano buchi, corrispondenze errate, e in primo luogo un gigantesco errore nella deduzione dell'ora della sua morte. Non coincideva.

«Non è rischioso? Far subentrare così velocemente un sostituto... e se venissimo additati come sospetti? Ci sarebbe la possibilità che questo caso venga definito come complotto. Non gioverebbe a nessuno, né a noi né all'intero distretto.»

L'uomo dai capelli bianchi sorrise benevolo, «Quale pazzo additerebbe due persone rispettabili, come lo siamo noi, come "sospetti"?», portò la mano sulle labbra, tossì più volte per rischiarirsi la voce, «Non dovresti preoccupartene, Detective. Attualmente, la parte peggiore la stai subendo tutta tu. Non hai un partner.»

Perché era stato appena ucciso.
Avrebbe dovuto essere quella, la priorità.

«Non ne ho bisogno. Non ne ho mai avuto bisogno.» dissi, poi correggendomi subito.

«Lavoro meglio da sola.» Accavallai le gambe, osservando come la gonna nera fosse oramai arrivata fino a mezza coscia, ma non me ne curai. Mi sistemai meglio sulla poltrona di pelle nera, posta di fronte alla sua scrivania d'acero scuro. «Peccato. Ma non sei tu che detti le regole, qui.» Già, lì no.

Schioccai la lingua sul palato, dunque sospirai a pieni polmoni, tornando ad ascoltare con attenzione il discorso dell'uomo dai capelli brizzolati. L'osservai aprire un portadocumenti dal colore sgargiante - non capivo se fosse più gialla quella cartellina o l'evidenziatore che aveva nel portaoggetti - dopodiché lo posò davanti a sé.

«Il nome del sostituto è Ares Maddox, definito dal suo precedente distretto come la crème de la crème. Origini coreane grazie alla madre, deceduta quando il ragazzo aveva solamente quattro anni, il padre invece originario di Brooklyn.»

"La crème de la crème"? Interessante.

«Figlio unico, laureato a pieni voti alla University of Seoul, ritenuto da molti il migliore nell'Ufficio per il Controllo della Criminalità Organizzata. Ha vissuto la maggior parte della sua vita a Seoul, ma quando gli è stato offerto un posto in questo distretto, cinque giorni fa, non ha esitato ad accettare.»

Devil's Secret [The Original Sins Series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora