Terzo mese

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Ebbene sì, Crowley incinto si era rivelato ancora più difficile da gestire del Crowley abitudinario, e non solo a causa della gravidanza. 

Il Demone era diventato molto casalingo, stava quasi sempre a letto, beveva, costringeva Aziraphale a fargli le coccole, perchè “aveva bisogno di lui come l’aria”, ventitré ore su ventiquattro ed -grazie all’Angelo- era stato costretto ad iniziare a mangiare cibi sani per mantenere in vita il bambino. 

Come ogni mattina, l’Arcangelo Supremo era sceso in cucina in boxer e stava preparando il bollitore per il thè, quando ad un certo punto sentì uno schiocco di dita alle sue spalle e fu costretto a vestirsi in modo presentabile. 

Aristide, nel suo completo azzurro cielo, le mani giunte davanti a sé e un bellissimo sorriso in volto, era dritto davanti a lui e lo stava fissando come se fossero vecchi amici di scuola che non si vedevano da tanto tempo.

Aziraphale si sistemò il gilet, come suo solito, abbassò il gas del bollitore e lo guardò a braccia conserte.

“Aristide. A cosa devo la visita?” domandò con voce pacata, cercando di nascondere la sua ansia.

Lei voleva sapere come sta procedendo con il Secondo Avvenuto” rispose il biondo gentilmente.

“M…olto bene. No, cioè- non benissimo- NORMALMENTE. Sta andando tutto normalmente. Tutto secondo i… piani.”

“Mio caro Azra- Aziraphale, il tuo tono ti tradisce. Cosa c’è che non va?” 

“L’ha chiamato ‘Caro’, quell’Angioletto!” sussurrò tra i denti il Demone, ritrovandosi di nuovo a origliare i due Angeli, mentre scendeva le scale verso la cucina, ed ad ingelosirsi a morte.

“Assolutamente niente! Magari ho solo… paura di sbagliare…?”

“Paura di sbagliare?”

“Sì, emh.. vedi, sono molto ansioso di non riuscire a ricoprire bene il mio ruolo…!”

“Tranquillo, mio caro” disse Aristide con un sorriso di conforto, avvicinandosi all’altro.

“Non potresti mai fallire, sei l’Arcangelo Supremo…Lei ha molta fiducia in te.” 

Ma prima che potesse poggiare una mano sulla spalla di Aziraphale, il rosso si vestì con uno schiocco e entrò di colpo in stanza, andando a salvare Aziraphale, evidentemente imbarazzato ed a disagio.

“Ma salve, ciao amore” e diede appositamente un bacio quasi sulle labbra al suo biondo, con un braccio intorno alla vita, in modo da fargli capire con chi stava l’Angelo.

Aristide sgranò leggermente gli occhi, ovviamente scioccato per quel bacio improvviso, ma soprattutto per il rigonfiamento al ventre di Crowley, assolutamente atipico per un uomo. 

Infatti, erano passati ben tre mesi da quando Aziraphale aveva commesso quell’errore e avevano deciso -dopo tante litigate- che il bambino era loro e che l’avrebbero tenuto.

“Umh- salve anche a lei…?”

“Crowley!” esclamò l’Angelo arrossendo imbarazzato.

“...Crowley. Hai bevuto troppa birra?” disse Aristide ridendo e indicando il ventre del rosso.

“Lunga storia, ora è meglio che tu vada, ho tante cose da fare…” intervenne Aziraphale, dileguandolo. 

“Azraphel… non sono assolutamente contrario alla tua relazione, però mi pare chiaro che tu debba darmi delle spiegazioni.” spiegò dolcemente Aristide.

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