Put on your records and regret me

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Il sole inondava già i tetti di Parigi quando Simone si svegliò. Allungò istintivamente la mano verso il lato destro del letto. Era freddo. Si alzò di scatto. Aveva il cellulare inondato dalle notifiche. Le otto di mattina.

Si lanciò giù dal letto e corse in doccia. Raccattò i primi vestiti che aveva nella valigia aperta, se li mise indosso e scese di corsa le scale, con i ricci pregni d'acqua incollati alla fronte. Aveva preso troppo sonnifero? O forse li aveva presi troppo tardi? Si chiese, mentre faceva gli scalini a due a due, rischiando di inciampare.

Spalancò la porta della sala per la colazione.

"Auguri prof!" gridarono i ragazzi all'unisono, facendolo sobbalzare.

"Le è piaciuta la sorpresa?" gli sorrise Claudia.

Simone si guardò confuso intorno. Tutti i ragazzi erano in piedi davanti a un tavolo apparecchiato con un piattino e un croissant.

"Non c'avevamo la candelina" spiegò Valerio. "Ma il prof Ferro ha detto che dopo i 25 anni non si soffiano le candeline. Ha detto che Seneca dice che bisogna vive l'oggi senza pensà ar domani"

"Qualcosa del genere" commentò Manuel, che Simone notò solo allora sbucare dalla folla dei loro studenti.

"Sei stato tu?" gli sussurrò Simone, avvicinandosi al suo orecchio.

"Ragazzi, potete dire al prof Balestra che è tutta opera vostra?"

"Il prof Ferro ci ha detto solo che era oggi il suo compleanno" precisò Federico.

"Colpevole" ammise Manuel. "Andate a prepararvi che tra dieci minuti partiamo" impartì.

"Ma non mangiate?" chiese Simone, sedendosi davanti al croissant.

"Professò, noi avemo magnato da 'npo'" disse Valerio, scatenando le risate di tutta la classe, e si avviarono verso le camere.

"Scusa se non mi sono svegliato" incominciò Simone.

"Mangia il croissant, ti aspetto tra dieci minuti" tagliò corto Manuel con un sorriso e si allontanò, verso le scale.

Simone prese in mano il telefono, cercò un numero in rubrica, lo selezionò e addentò il croissant.

"Ciao, Edoardo"

"Ciao Simone. Ho cercato di chiamarti per tutto il giorno. Buon compleanno!"

"Sì, scusami. Ho avuto due giorni tremendi" spiegò Simone. "All'ultimo mi hanno chiesto di accompagnare una classe in gita"

"E dove sei?"

Simone avvertiva la delusione anche a millecinquecento chilometri di distanza. Avrebbe dovuto dirglielo.

"A Parigi"

"Ah. Quindi non puoi venire fuori a cena con me domani per festeggiare il tuo compleanno, immagino."

"No. Non credo. Ma mi sarebbe piaciuto" tentò Simone. Si sentiva la persona peggiore del mondo.

"Sei con Manuel?" chiese Edoardo, all'improvviso.

"Perché?"

"Rispondimi"

Come lo aveva capito?

"No" mentì, istintivamente.

"Menomale! Scusami, è che ne hai parlato così spesso a cena l'altra sera che pensavo che c'entrasse qualcosa... Scusa"

"Non preoccuparti. Mi ha fatto piacere sentirti"

"Anche a me" rispose Edoardo. "Ti lascio ai tuoi ragazzi. Buon compleanno"

Simone chiuse la chiamata e finì il suo croissant. Edoardo non doveva saperlo. A cosa sarebbe servito? Avevano stabilito, solennemente, che non sarebbe successo niente. E che Simone meritasse di più. Ma lui se lo meritava uno come Edoardo?

Critica dell'amor praticoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora