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La lunga e lucida tavola giaceva al centro della stanza gremita di dirigenti che discutevamo apertamente sulle loro sedie, su come avrebbero tolto la vita a chi non avesse pagato quel pizzo che aspettavano da una settimana, o su come incrementare  i guadagni sulla prostituzione  e le droghe che vendevano.
Eren sedeva, invece, in disparte; i capelli scuri raccolti in un codino e lo sguardo abbassato verso la penna che si stava rigirando tra le mani.
Voleva che quells riunione finisse al più presto, stava aspettando solo di ritornare a casa e vedere levi; aveva bisogno di stringerlo tra le braccia, di baciarlo e di fare l'amore con lui.
《Eren.》
La  voce di suo padre lo strappó via dai pensieri; gli fece alzare gli occhi chiari e scappare un mugolio  irritato.
Odiava quando suo padre lo chiamava nel momento in cui era sovrappensiero, anche se era lo irritava sempre il comportamento  dell'uomo.
Non parlavano di cose tipiche tra padre e figlio, né tanto meno  si vedevano tutti i giorni -solo per quelle maledette riunioni o per le feste, come aveva proposto l'uomo in quei giorni- non né era felice ma davanti a suo padre doveva sempre fingere, solo sua sorella Mikasa sapeva quanta rabbia provasse per quell'uomo e molte delle volte era lei a placare i suoi scatti d'ira.
《Stiamo parlando di cose importanti, puoi smetterla di distrarti ?》
Sussurrò l'uomo con vice bassa, ma abbastanza forte da entrargli nelle orecchie e fargli lasciare quella penna, con uno sbuffo irritato.
Grisha Jaeger era un uomo tutto a un pezzo, uno di quelli che si sarebbe vestito elegante anche per andare a fare la spesa al supermercato. In quella organizzazione  occupava il ruolo di medico, la sua attività era essenziale per chi avesse avuto delle ferite da armi da sparo o delle coltellate, profonde o superficiali che erano. A parte ciò, Grisha era anche un bravo stratega e metteva in atto piani che erano così efficiente ed a lunga durata che, il capo della organizzazione, li aveva nominato  anche suo vice.
Ormai era abbastanza  vecchio, infatti in quel momento non era presente. Suo padre stava dirigendo l'intera discussione; c'erano i gruppi di uomini che stavano parlando animatamente,  suo padre invece cercava di placare gli animi.
《La settimana prossima arriverà un carico al porto; ci riforniranno i messicani. Nuovo tipo di droga, altre armi e donne.
Eren andrai tu, insieme ad Arlert. Lui di aspetterá al porto, alle quattro e insieme concluderete  l'affare. Se chiedono dei soldi gli dirai che faremo tutto noi.》
Continuó suo padre.
Eren fece un sospiro, spostando lo sguardo dall'uomo al ragazzo dai capelli biondi seduto vicino al tavolo; taglio corto, occhi azzurri come il mare e viso rotondo. Armin Arlert era uno di quei tipi che nessuno si sarebbe mai ritrovato a vedere come sottoposti nella mafia. Non lo aveva mai visto all'azione, sperava che almeno avesse un po' di spina dorsale per impugnare un'arma.
《Dopo ti aspetto nel mio ufficio. Ho una cosa importante da dirti.》
Concluse l'uomo,  terminando lì la riunione e prendendo tutte le sue cose.
A quel punto Eren si lasció  andare a un sospiro rumoroso e affondó la schiena nella sedia sulla quale era seduto. Avere a che fare con Grisha Jaeger non era una passeggiata, lui lo aveva privato di qualsiasi tipo di amore che un bambino avesse mai potuto desiderare. 
Lo aveva reso un guscio freddo e vuoto, così insensibile a tutto.
Odiava suo padre.

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Arrivò  davanti alla porta del suo ufficio, la aprì  ed entrò  dentro, trovando già l'uomo seduto alla sua scrivania; con i mano le cartelle cliniche dei pazienti che andò a deporre in un cassetto della scrivania.
《Siediti.》
Gli ordinó.

Ed Eren non se lo fece ripetere due volte che, sfilando la sedia da sotto la scrivania, si andò a sedere. Gli occhi chiari del ragazzo ispezionarono la figura di suo padre, mentre rimase in silenzio.
《Non ho voluto dirlo nella riunione per evitare uno scompiglio generale, ma a quanto pare nella famiglia Braun è  rimasto un superstite. O meglio. Una superstite.》
Nelle sue vene, il sangue si geló  all'istante, rimase con gli occhi spalancati e il fiato corto. Com'era  possibile ? Eppure lui era sicuro che avesse fatto fuori chiunque.

《Una superstite ?》
Eppure era sicuro di aver controllato tutte le stanze. Era andato via solo dopo essersi assicurato di aver fatto fuori tutti quanti. L'uomo  dalle cartelle che stava sistemando ne estrasse una con un colore diverso, la tirò via dalla catasta  e la gettò davanti al viso di suo figlio.

《Gabi Braun. Cugina di Reiner. Sappiamo che frequenta un collegio fuori città.》
L'uomo, nel frattempo appoggió le mani sotto la testa e, assottigliando lo sguardo, osservò il figlio. Da lì poté intravedere la sua mascella contratta in una linea rigida, gli occhi fissi sulla foto della ragazza, una volta che ebbe aperto la cartella.
Capelli scuri così come gli occhi.

《ma è...》

《È  una bambina. Sì. 》

A quel punto, il ragazzo rialzó  gli occhi dal fascicolo. Sentiva il cuore mancare un battito e dovette deglutire non appena si accorse che la gola fosse diventata secca.

《Papà,  io...non posso ucciderla.》
Sussurrò lentamente, accentuando la prima parola nella speranza  che il padre gli avesse concesso quella grazia di non fargli pesare la morta di una dodicenne sulla coscienza.

《Chi ha parlato di uccidere ?》
Il viso di Grisha assunse un'espressione confusa.
《No, no. Dovrai recuperarla dalla scuola e portarla a casa tua. Tanto hai Levi che potrebbe farle da babysitter, no ?》

A quel punto, Eren si alzò dalla sedia con un sospiro e con il fascicolo stretto in una mano, su di esso vi erano importanti  informazioni su quel dannato collegio.

Non era felice certo. Ma doveva farlo.

《Ah, la cena sarà sabato prossimo. Vi aspetto puntuali.》
Disse l'uomo, prima che lui si chiuse la porta alle spalle.

《Dannazione.》

Sussurrò aprendo un'ultima volta il fascicolo per osservare la foto della bambina; non somigliava proprio a Reiner.

Spazio autrice

Buonasera !!
Allora io sono riuscita a scrivere tre capitoli e li pubblico tutti adesso, poi altri tre li pubblico settimana  prossima e via dicendo.
Voglio fare così perché mi trovo meglio, anziché mettere un giorno preciso per la pubblicazione.

Inoltre da premettere che questi capitoli li ho scritti di gettò mentre guardavo casalinghe disperate, sono senza revisione, quindi se mi segnalate eventuali errori anche vi ringrazierei a vita !!!

With you (ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora