17.

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L'aria era tesa. Lo aveva percepito levi
Levi  quando il suo fidanzato era rientrato in casa; il corvino si trovava in camera, stava cercando qualcosa di elegante da indossare per la cena con Grisha e non riusciva a trovare null. L'unica cosa di elegante che aveva in quell'armadio erano tutti i completi che aveva acquistato per il lavoro in ufficio. Non voleva indossarli, però le giacche erano carine.
Quindi prese un pantalone nero e un maglioncino a collo alto sempre dello stesso colore, spezzó con una giacca grigia pallida.
Eren intanto entrò  nella stanza, si tolse la giacca e la gettò  sul letto.
《Com'è andata a lavoro ?》
Chiese il corvino, sistemandosi allo specchio mentre osservava attraverso il riflesso dello stesso il castano che era in procinto di togliersi la camicia, la stava sbottonando  ma fu quando tolse l'indumento e notò le garze che sussultó. 
《Cos'hai  combinato Eren?》
Subito si voltò verso di lui.
Era spaventato, si avvicinò a grandi passi, allungando la mano per sfiorare con le dita le garze intorno al suo busto. Queste erano macchiate di sangue fresco, andavano solo a tamponare la ferita oppure era tanto grave da averla cucita ?

L'altro subito si scostò  bruscamente,  la testa china e l'espressione corrucciat:《Sto bene.》
Gli disse, sparendo poi verso il bagno.
Non li aveva degnato nemmeno di uno sguardo.
Levi si sentí  un peso gravante sul cuore che lo portò ad appoggiare una mano sul petto e a stringere la stoffa doppia del maglioncino. Non aveva visto mai Eren così scostante, o almeno non lo vedeva così da un bel po' . Che il loro rapporto si stesse sgretolando piano piano, tanto da non confidarsi i segreti a vicenda ? Dopotutto anche Levi  aveva mentito ed Eren non stava bene come aveva detto. Il suo viso parlava e quel mutismo che aveva chiuso entrambi nei loro mondi faceva male. Dannatamente male.
Il solo pensiero di perdere il castano non lo faceva vivere bene.
Si sentiva che toccava a lui fare il primo passo, Eren non lo avrebbe mai fatto.
Fece un lento respiro. Lasciò poi cadere il braccio lungo il fianco e infine decise di affrontarlo. Doveva farlo il prima possibile. Non potevano recludersi in quel modo, entrambi.
Levi ci teneva a Eren, lo amava, lo aveva salvato da quel posto squallido e vedere che aveva perso quella lucentezza negli occhi ogni volta che si guardavano lo faceva sentire un estraneo.
《Sai perché  mi hanno licenziato?》
Levi aveva le braccia conserte,  la schiena al muro e Eren si trovava invece seduto nella vasca, si stava sciacquando  velocemente  con la doccetta cercando di evitare le garze come meglio poteva.

《Perché hai risposto male a un cliente. Me lo hai già detto.》
La voce del castano era vuota, forse la cosa che gli faceva più male.
Gli faceva male essere trattato con quella indifferenza.
L'indifferenza  da parte della persona che amava lo distruggeva,  sentiva il cuore pesante e gli occhi invece che erano due blocchi di fuoco. Gli bruciavano così tanto che sarebbe potuto crollare da un momento a un altro, ma non lo fece non lo aveva mai fatto davanti a qualcuno, anche se si trattava di Eren. 
Si avvicinò quindi a lui, staccando la schiena dal muro e lo aiutó  con il doccino:《in realtà c'è anche dell'altro.》 Ammise il corvino, passando delicatamente le dita umide e sottili sulla pelle del castano.
Aveva dei brividi, che gli venivano ogni volta che toccava Eren. Non riusciva a comprendere tutto quello; perché il castano gli faceva quell'effetto così...bello, si eccitava anche solo toccandolo e non era mai successo in passato, con dei clienti.
Passò  le dita sulle sue braccia, accarezzando con delicatezza dopo aver preso un po' di bagnoschiuma.
Lo stava lavando lui.
Non gli diede nemmeno il tempo di ribattere che subito parlò il corvino, ancora una volta:《perché il capo di quell'azienda, è  stato un mio vecchio cliente e io non lo sapevo.》

《Quindi ci provava con te in ufficio ?》
Gli chiese Eren, la sua voce era calma ma non il suo umore. Era nervoso. Ogni suo singolo muscolo si era irrigidito a quelle parole, aveva appoggiato le braccia sui bordi della vasca e li aveva stretti così tanto da farsi sbiancare le nocche, vedeva da quell'angolazione le vene delle sue mani esplodere per la forte presa intorno al marmo.

《Sí,  sono stato io a licenziarmi. Non volevo dirtelo perché mi aspettavo già la tua reazione.》
A quel punto il corvino si allungò  un po' verso di lui e gli lasciò  una serie di baci umidi lumgo tutta la parte del collo e della spalla. Il suo obiettivo era quello di tranquillizzarlo e ci riuscì.
《A te invece cosa turba, Eren ?》

Il silenzio caló  subito nella stanza; freddo come un manto di neve. Il ragazzo si era irrigidito di nuovo, rimase in silenzio poi parlò.
《Ho messo incinta una ragazza.》
Lo aveva detto di getto; come a togliersi di dosso un peso che invece si era subito spostato dentro il cuore di Levi.

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Alla fine era stato lui a dirglielo.
Non avrebbe sopportato ulteriormente il fatto di continuare a prendere in giro Levi. Historia era solo stata un'avventura di una notte e basta.
Ma si doveva togliere questo peso dalle spalle.
Erano minuti che il corvino, dopo essersi allontanato da lui, era andato via.
Dopo aver sussurrato un "ho bisogno di un attimo." Si era alzato ed era uscito sia dal bagno che dalla loro stanza, aveva sentito la porta sbattere con forza.
Si sentiva leggero, da una parte per essersi tolto un peso che non lo faceva vivere più bene.
Da quando lo aveva scoperto, infatti, Eren si era allontanato involontariamente da Levi tanto da non accorgersi nemmeno che quella lontananza gli stava facendo male.
Aveva passato un periodo a camminare con i prosciutti davanti agli occhi, senza accorgersi come stava invece la persona che amava.
Doveva dirglielo fin dal primo istante, fin da quando era andato a letto con Historia.
Però si erano sempre messi in mezzo dei casini che gli avevano impedito di parlare con lui.
Prima Gabi e poi Erwin.
Il passato si stava intrecciando con il presente, non li avrebbero mai lasciati in pace.
L'intreccio era così ben fatto che sarebbe stato difficile per lui venirne a capo.
Una cosa era sicura però: Eren doveva risolverla la questione. Doveva parlare con Levi, doveva fargli capire quanto tenesse a lui e quanto avesse paura di perderlo.
Si era comportato da stronzo, sin dal primo momento in cui i due si erano incontrati anni prima. Non aveva mai provato a Levi quanto realmente  lo amasse e addirittura nell'ultimo periodo lo evitava anche.
Si alzò dalla vasca, si pulí velocemente dall'acqua in eccesso sul corpo e si infilò la prima cosa che aveva trovato nell'armadio. Nonostante il fianco gli bruciasse da morire, uscì velocemente da quella stanza e scese le scale.
In salone trovò Mikasa con Gabi, si stavano preparando.
Lo sguardo di sua sorella incontrò il suo.
《Dov'è Levi ?》

《È  appena uscito.》
Senza dire nulla, il castano prese le chiavi dell'auto e uscì di casa. Sentí  Mikasa urlare qualcosa, ma le uniche cose che riuscì a recepire furono 'cena' e 'papà'.

Non gli interessava.  Doveva vedere Levi e sapeva già dove lo avrebbe trovato.

With you (ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora