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Le stelle erano belle, ma Eren lo era ancora di più.
Quindi si girò verso di lui, osservando il suo profilo: gli occhi chiari del castano puntati verso le stelle sembravano essere illuminati ancora di più, la leggera barbetta incolta sul mento e i capelli lunghi che venivano smossi con leggerezza dal vento. Era tutto così perfetto; lui, la persona che amava e il silenzio intorno a loro.
Si avvicinò all'altro, iniziando a tempestare il suo viso di dolci baci, fino a quando non fu l'altro a mugolare. I loro occhi si scontrarono subito, e fu breve l'arco  temporale che Eren appoggiò le mani sui suoi fianchi e se lo trascinò  su di sé. Faceva freddo, ma il calore del corpo del castano fu abbastanza da scaldarlo.
《È  così perfetto.》
Eren sembrava avergli letto nel pensiero. La connessione tra loro era più forte che mai; a Levi venivano i brividi ogni volta.
Lo sguardo incollato nel quello del ragazzo e il suo corpo premuto al suo aumentavano quella dannata eccitazione che non riusciva a spegnere.
Solo lyi conosceva ogni punto fragile di Eren; era come un piccolo, fragile germoglio. Se gli avesse dato abbastanza cure e attenzioni sarebbe potuto sbocciare in un bellissimo fiore. Anche se Eren  già di per sé era bello.
Solo che dentro di sé, Levi, voleva che il ragazzo avesse avuto un lavoro più pulito e onesto.
Non gli interessava dei soldi, delle costose cene a lume di candela, dello sfarzo e della grande villa che possedeva. A lui piaceva quello che stavano condividendo in quel momento; la bella semplicità di stare in silenzio a osservare il cielo stellato.

Le dita di Eren che salirono sulla sua schiena coperta lo strapparono via dai pensieri.  Un piccolo sussulto si levò  dalle labbra del corvino, gli occhi ghiaccio si posarono sulle sue labbra e poi sulle dita affusolate di Eren  che prontamente  si spostarono verso il quadro dell'auto, ove premtte un bottone e fece alzare automaticamente  il tettuccio.

《Sei gelido. Meglio accendere i riscaldamenti. 》
Velocemente, girò  anche la manopola e ci mise poco tempo l'auto  a riscaldarsi. In effetti, immerso nei pensieri non si era nemmeno accorto di essere diventato un blocco di ghiaccio.
Stava tremando tutto.
Fece scivolare le braccia lungo i fianchi del ragazzo e si strinse a lui, affondando la faccia nel sul petto.
《Vuoi ritornare a casa ? Così stiamo al caldo sotto le coperte.》
Sentí la sua voce. Ogni singola parola detta con una tale dolcezza che gli perforò le orecchie. Levi sapeva che Eren all'interno fosse buono, ma le persone per bene non si espongono al marciume del mondo.
Aveva detto bene Mikasa, una delle prime volte in cui si erano conosciuti; Eren  stava cambiano.
Ne erano consapevoli sia lui che l'altro.
Le dita invece gli sfiorarono i capelli sulla nuca, creandogli una serie di brividi che lo scossero lungo la spina dorsale.

《Sto bene.》
Sussurrò il corvino, alzandosi appena con la testa e guardandolo.
《Non voglio tornare a casa.
Sto bene qui, con te.
Eren...ho bisogno ora di quel dolce.》
L'altro aveva colto le sue intenzioni, un lampo di malizia accese il suo sguardo.
Si tolse il cappotto, buttandosi a capofitto sulle sue labbra,con le dita che salivano ad allentare i bottoni della sua camicia.

Levi gemette aquel contatto; le lingue si mossero sinuose nelle loro bocche, le mani di Levi si infilarono  dirette tra i capelli lunghi e scuri del ragazzo, tirandolo  a sé. 
Eren, mettendolo sotto di lui, lo fece stendere con la schiena mentre si sfilò il maglioncino.

Ansante,  lo sguardo del corvino cadde sul petto sodo del suo amante; il grosso dragone disegnato sembrava aver preso una vita proprio con il respiro affannato dell'altro.
Le dita candide scivolarono a tracciare ol suo petto, scorrendo sul quel corpo che sembrava appartenere a un dio greco e presero via parallele, per poi ricongiungersi  dietro la nuca di Eren quando quest'ultimo  si impegnò  a sbottonare e a togliere i suoi pantaloni.

《Eren...》
Alzò appena in bacino, per permettergli di sfilare meglio tutto, rimanendo in mutande. Non aveva vergogna,  aveva fatto la prostituta  in passato. Con Eren era diverso. Ogni volta che lo toccava in quel modo lo faceva infuocare  così tanto che i suoi pensieri si annullavano  sempre.

Le labbra dell'altro si scontrarono nuovamente con le sue, le lingue diedero vita a una danza di intrecci e saliva, come se volessero prevalere una sull'altra in una lotta perpetua. 
Intanto il suo battito cardiaco era accelerato, il suo respiro affannato.

Chiuse gli occhi, godendosi quel momento.
Sentí  il ragazzo togliersi i vestiti, le sue dita calde stringersi intorno alle gambe e le  labbra premere contro le sue in un incastro perfetto .
Era tutto così perfetto che nulla avrebbe potuto rovinare quel maledetto momento.
Fece un sospiro, lasciandosi andare con il corpo contro il sedile mentre apriva le gambe sotto la spinta delle mani di Eren.

Tenne sempre occhi chiusi, anche quando gli infilò  il primo dito all'interno che lo fece mugolare e sussultare.
Strinse le braccia intorno al suo collo e cercò  di non irrigidirsi  tanto, nemmeno quando aggiunse un secondo dito che lo fece addirittura ansimare.
Si aggrappó  con le dita alle sue spalle e fece un mugolio strozzato nelle sue labbra.

L'eccitazione era alle stelle.
Quando Eren  tolse le dita, infatti, tutto il suo corpo fremette.

Era impaziente di sentirlo dentro di sé. Voleva gemere il suo nome così forte che il suono della sua voce  avrebbe prevalso anche sul suono del vento forte che buttava  fuori e spostava le foglie degli alberi.

Ma non avvenne nulla di tutto ciò.
Un dannato telefono. Quello di Eren. Suonò , spezzando subito l'eccitazione. Lo sentì  sbuffare, Levi aprì gli occhi guardandolo che recuperava  il cellulare, guardò  lo schermo e rispose.

《Parla. 》
Subito l'Eren dolce aveva lasciato spazio a una lastra fredda e insensibile,  i suoi occhi mutarono velocemente perdendo la scintilla di malizia e diventando vuoti come un abbisso.  Si spostò  sul suo sedile, recuperando le sue cose e indossandole,  il tutto mentre aveva il cellulare all'orecchio e rimaneva in silenzio ad ascoltare cosa avesse da dire il suo interlocutore.

Levi fece lo stesso: recuperò  i suoi vestiti e li indossò.  Ormai la sua eccitazione aveva ceduto il passo a una scintilla di irritazione.

《Arrivo.》
L'altro, chiudendo subito la chiamata, mise in moto e uscì da quella specie di bosco.
Chissà cosa c'era di  tanto importante da risolvere per interrompere quella scopata, si chiese Levi.














































































With you (ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora