16.

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Steso sul lettino dell'infermeria, Eren aveva puntato quella luce accecante dritta sul viso. Sentiva che a poco a poco avrebbe perso la vista per mezzo di suo padre; quell'uomo avrebbe fatto di tutto pur di farlo soffrire, ne era sicuro. Come in quel momento in cui gli stava cucendo la ferita, infilzando l'ago nella carne e facendo tutto senza aver utilizzato l'anestesia per addormentare quella parte.
Il ragazzo ringhiava dal dolore; Grisha gli aveva detto che era stato fortunato, aveva preso un punto non vitale e inoltre il proiettile lo aveva trapassato da parte a parte. Qual era la cosa positiva ? Era che non aveva dovuto praticare nessuna incisione per estrarre l'ogiva.  La cosa negativa? Era invece che quel lettino faceva rabbrividire anche Jeff Dahmer in persona: pieno di chiazze di sangue e stralci di pelle in eccesso lasciati lì. Quello stronzo di suo padre aveva dichiarato che ormai "non servivano più a nulla" e aveva deciso che fossero da buttare via.
Infatti, stava cucendo insieme i pezzi di pelle intatti e, a ogni passaggio dell'ago nella pelle, ringhiava e si lasciava andare a una imprecazione. 
《La smetti di lamentarti ?》
Disse l'uomo dai lunghi capelli castani, che in quel momento aveva raccolti in una cuffia blu, aveva indossato dei guanti sterili e una tuta monouso.

《Se solo tu, cazzo, fossi un po' più fottutamente delicato o mi avessi iniettato prima della merda di morfina, o qualsiasi altra cosa del cazzo usate voi medici magari non starei qui a urlare come una fottuta troia che viene scopata.》
Era calmo, nonostante cercasse di tenere la calma. La carne infilzata faceva molto più male del dolore che gli aveva lasciato il  proiettile che lo aveva colpito.

《Smettila, ho finito.》
Sospirò  l'uomo, spezzando il filo dell'ago con le forbici e voltandosi per prendere una garza dal carrellino.

Eren si mise lentamente seduto sul lettino, osservandosi la ferita sul fianco, questa era un mix di sangue e punti; uno spettacolo così orribile che venne subito coperto da una garza  sterile che il dottore gli mise sopra. La girò  per bene, e stretta, intorno alla vita. Fece più giri in modo tale da non potersi sciogliere, poi puntò tutto con un cerotto e delle spille.

《Ora puoi anche vestirti.》
Si girò nuovamente, infilando tutti gli attrezzi che aveva usato in una piccola bacinella di ferro piena d'alcol  per sterilizzarli e rimise apposto le garze in eccesso.

《Ah, Eren.》 L'uomo, mentre si sfilava il camice e la cuffia dalla testa, era sempre girato di spalle.

《mh ?》
Mugolio  il ragazzo, impegnato com'era a attaccarsi i bottoni nelle asole dopo essersi infilato la camicia pallida.

《Appena sei pronto ti aspetto nel mio ufficio.》
L'uomo si tolse anche i guanti inbrattati di sangue fresco e uscì dallo stanzino senza nemmeno degnargli di uno sguardo.
Li il castano capí: il peggio doveva ancora venire.

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Infatti.
Dopo aver infilato la giacca ed essere uscito dalla infermeria. Eren  si scontró con Armin, il quale si trovava seduto su una sedia in plastica in corridoio.

《Il dottor Jaeger-》
《So cosa vuole.》
《Devo venire con te. Vuole parlare con entrambi.》

Entrarono nell'ufficio di Grisha. 
Questo era sempre pulito e in ordine. Era sicuro che non ci avrebbero mai trovato nulla fuori posto, insomma il paradiso per Levi.
I due si sedettero, trovando l'uomo che già li attendeva con i gomiti appoggiati sulla scrivania e la testa invece chinato sulle dita intrecciate sotto il mento.
《Cos'è successo in quel posto ?》
Il suo tono era basso, lo sguardo era serio. Saettava  da Eren ad Armin e viceversa.  Voleva delle spiegazioni. Voleva delle risposte. Avevano perso un affare importante e trovare dei fornitori ci sarebbe voluto del tempo. Dovevano accontentarsi ancora per un po' per quello che avevano. Anche se ci sarebbero state persone a lamentarsi.
Grisha aveva programmato anche quello, in caso di fallimento.
Era stato un insuccesso.

《Signore. Avevamo concluso le trattative. Dovevamo solo pagarle, stavo per prendere i container ma quelli ci hanno fregato. All'interno non c'erano armi ma uomini armati che hanno iniziato a spararci addosso.》
Iniziò  a dire Armin, ma Grisha  sembrava non ascoltarlo proprio. Il suo sguardo puntava solo su Eren.

《Perché non siete scappati ?》
Lo voleva sapere da lui.
Nonostante Armin stesse continuando a parlare a manetta, fu zittito dall'uomo il quale, volgendogli  uno sguardo gli disse:《 tu puoi andare. Hai detto già abbastanza.》

《Sissignore!》
Il biondino si alzò subito dalla sua postazione e se ne andò via, dopo aver fatto un rispettoso inchino solo con il capo.

《Ho pensato che sarebbe stato meglio affrontarli, Grisha.》
Eren riprese a parlare.
Lo aveva chiamato per nome, mentre l'uomo si era alzato dalla sedia.
Sentiva il cuore battergli forte nel petto, i rimbombi invece li percepiva nella gola.
Sapeva di cosa fosse capace suo padre, lo aveva  visto fare cose indicibili.
L'uomo quindi fece il giro della scrivania  e gli caricó  uno forte schiaffo sul viso, tanto da fargli girare la testa di lato.
Il rimbombo dello schiocco fu forte, la guancia invece bruciò  subito e sentí  addirittura  l'odore ferroso del sangue che gli scorreva dal naso.
Lentamente, si girò con il viso verso di lui. Le sopracciglia  corrugate  verso il basso, gli occhi verdi scuri dalla rabbia che osservavano l'uomo che si sistemava i polsini della camicia.
《Questo è stato solo un avvertimento, per aver fatto di testa tua.》
Disse.
Eren si passò il dorso della mano sul viso, raccogliendo il sangue e leccandosi le labbra su cui erano cadute delle piccole gocce scarlatte.
《Ora vai via che devi prepararti per la cena.》









































































With you (ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora