𝟐𝟏

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STRANGE NUMBER

Dietro quel seno, quelle labbra da baciare al sapore di pesca, si chiudeva a chiave e si portava dentro una piccola dispettosa bambina di cinque anni, lei che non voleva crescere, che non aspettava altro che le rimboccassero le coperte calde.
Lei era magia incompresa, ma io l'avevo capita.
~Bukowski

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DAIANA

Il mattino seguente la sveglia suonò alle sei in punto.

Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu il viso di Axel ancora dormiente. Mi presi qualche attimo per osservarlo: labbra gonfie, ciglia lunghe, espressione rilassata, i capelli scompigliati.

Non sembrava l'Axel che guardava male tutti, adesso sembrava un ragazzino.

Gli posai un leggero bacio sulla guancia e poi feci per alzarmi, ma c'era il suo braccio poggiato sulla mia vita che mi bloccava.

Cercai di spostarglielo il più lentamente possibile, per non svegliarlo, ma lui mi riportò stretta a sé .

«Dove credi di andare»
mugugnò con la voce roca, ancora con gli occhi chiusi.

«Vorrei ricordarti che oggi si va a scuola»
risposi ridacchiando, quando lui prese a solleticarmi il collo con il suo respiro.

«Ma sono solo le sei»
continuò, strofinando il suo viso nell'incavo del mio collo.

«Devo fare la doccia! E sai che ci metto un sacco»

«Potremmo farla assieme»
finalmente aprii gli occhi.

Mi avvolse le braccia attorno alla vita e mi portò su di lui.

«Ma ci metteremmo troppo tempo...»
mi mordicchiai il labbro, accarezzandogli i capelli.

Lui dovette gradire, visto che fece un verso d'approvazione.

«Vuol dire che entreremo a seconda ora»
rispose sorridendo.

«Non fare lo stupido»
lo spinsi leggermente, alzandomi.

Lui però mi prese nuovamente dal polso e mi fece mettere a cavalcioni su di lui.

«Non mi hai dato un buongiorno come si deve però»
inclinò il viso di lato, in modo così sensuale che mi bagnai all'istante.

Solo in quel momento feci caso alla sua erezione che premeva contro le mie parti intime.

Si avvicinò e avventatamente mi prese il labbro inferiore tra i denti, mordicchiandolo e succhiandolo, fino a far uscire del sangue, che leccò.

Subito dopo attaccò le nostre labbra, provocando uno schiocco.

Con una mano mi strizzò il sedere, con l'altra passò a massaggiarmi il seno destro.

Gemetti e lui ridacchiò.

«Dovremmo...cazzo»
ansimai, quando alzò il bacino facendomi sentire tutto.

You- La storia si ripeteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora