Capitolo 23

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<Lily!> mi sfilo una cuffia dall'orecchio, sentendomi chiamare. Diana è in piedi davanti a me. Indossa un giubbotto bianco e un paio di jeans.
<Ciao> la saluto notando la busta che tiene in mano. La bionda l' allunga verso di me.
<Tieni. È la felpa che mi hai prestato l'altro giorno> mi dice posandola sul tavolo. Mi sono rinchiusa in biblioteca durante l'ora di pranzo non avendo voglia di vedere i miei fratelli o Victor e nemmeno di essere guardata da tutta la scuola.

<Figurati> le dico infilandola nello zaino.
<Come mai qui da sola?> mi chiede muovendosi sui talloni, sembra a disagio.
<Devo assolutamente finire una ricerca per domani> mento, non ho voglia di dirle il vero motivo.
<Quindi oggi sei impegnata? Volevo chiederti se ti andava di venire alla yougurteria con me. Volevo offrirti un frullato per ringraziarti> ammette timidamente.
<Oh, non c'è n'è bisogno non preoccuparti> le dico velocemente poi però mi rendo conto che il suo sia in realtà un goffo tentativo di fare amicizia. E forse è perché ho bisogno di staccare un po' la spina che le rispondo.

<Comunque... oggi in realtà non ho niente da fare> aggiungo e lei mi sorride a quelle parole.
<Allora ci vediamo fuori scuola? Ti lascio alla tua ricerca non voglio rallentarti>
<Certo!> le rispondo ancora un po' stupita dal suo invito.










Salgo nella macchina di Diana, è una vecchia macchina blu scuro, ma è tenuta benissimo. Mi sento un po' a disagio, non sapendo bene cosa ci faccio lì. La bionda fa partire la macchina e mi mostra un sorriso sicuro.
<Metti un po' di musica, ti piace The Weekend? Ho il disco nel portaoggetti> mi dice.
<Sì è molto bravo> le rispondo mentre faccio come dice. Nel portaoggetti noto alcuni dischi, una pochette e una cartellina con dentro i documenti, rinchiudo dopo aver preso l'album. Non vorrei che pensasse che sono una ficcanaso e lo infilo nel registratore. Le note di Starboy risuonano nell'abitacolo e lei inizia subito a cantare. Ha una bella voce.

<Ma sei bravissima!> rimango affascinata. Arrossisce, imbarazzata per il complimento.
<Grazie, ho sempre voluto prendere lezioni di canto ma ho troppa paura di cantare davanti alle persone> mi dice.
<Però sei una cheerleader, non hai paura ad esibirti davanti a tutti in quel caso?> le domando confusa.
<Noi cheerleader siamo un gruppo spicca di più quella che fa più acrobazie mentre per il canto...sei da sola su un palco. È fottutamente pauroso> mi spiega.
<Hai ragione, una volta alla recita di fine anno in seconda elementare mi dimenticai tutte le parole mentre ero sul palco. È stata la prima e unica volta in cui ho avuto una parte parlante nelle recite scolastiche>

<Che stronze le maestre! Si sa che i bambini si spaventano, avrebbero dovuto incoraggiarti a superare la tua paura> mi dice. Mi stringo nelle spalle.
<Capirai...alla fine credo comunque di averla superata un po', facendo danza, ma ero sempre con qualcuno>
<Vero! Tu e Marcus ballavate insieme. Mi ricordo perché mia sorella andava alla stessa scuola di ballo> mi dice ricordandosi della cosa.
<Hai una sorella? La conosco?> le chiedo incuriosita.
<Non credo proprio. È una matricola, si chiama Daphne> cerco di ricordare qualche bambina con questo nome ma non mi viene in mente nessuno.
<Non la conosco...ti somiglia?> le domando incuriosita.
<Non saprei dirti, le persone dicono che siamo uguali ma non noto tutta questa somiglianza. Lei ha i capelli neri e gli occhi sono azzurri come i miei> mi dice mentre parcheggia sul retro della yougurteria. Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso la porta sul retro.


<Sicura che posso entrare?> le chiedo incerta. Mi mostra un sorriso da sopra la spalla.
<Stai tranquilla! Mio padre non dice niente, basta solo che non porto troppe persone alla volta> e apre la porta. La stanza da su una stanza adibita a magazzino, su un lato c'è un carrello con sopra appoggiati dei giubbotti, probabilmente dei dipendenti. Uscendo dalla stanza girandomi a destra trovo una porta socchiusa e intravedo delle scale. Probabilmente portano a casa sua, so che abita al piano di sopra. Di fronte a noi, senza alcuna porta si apre la cucina. È un ambiente molto grande, illuminato e suoi toni del bianco. Ci sono tre persone intente a cucinare. Uno, il più anziano, deve essere sicuramente il padre di Diana. Oltre a lui c'è anche una donna sulla quarantina con i capelli tirati indietro, forse la madre di Diana, e un uomo nero con i dread.

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