8.

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"Posso entrare?" Disse serio.
Ovvio che no. Non puoi entrare.
Sei già entrato nel mio cuore e non avresti dovuto. Cosa vuoi da me?
Mi stai straziando, stremando.
Mai nessuno mi aveva ridotto così. Cosa sei? Un mago? Uno stregone? Un ladro di cuori?
Con nonchalanche mi hai bucato il petto ed hai preso quel poco che avevo, anzi, mi correggo, tutto ciò che avevo.
"Certo, entra" dissi cercando di trattenere le lacrime.
"Beh, ciao comunque" disse sorridendo e baciandomi le guance.
Il mio cuore stava scoppiando, batteva troppo velocemente e i miei ormoni erano alle stelle.
Eravamo soli, in casa, io e lui.
Arrossii e ricambiai il saluto.
Prima che iniziasse a parlare chiesi "Come mai questa visita? E come hai saputo che abitavo qui?"

"Oggi non sei venuta a mare e non sei neanche uscita, mi sono preoccupato e ho chiesto a Tommaso dove abitavi. E così eccomi qua"

Già, Tommaso. Lui è stato a casa mia un paio di volte con Chiara.

"Ah, grazie per il pensiero. Comunque sto bene, da come puoi notare" dissi con acidità, mi era costato, ma non volevo la sua presenza in questa casa così silenziosa e grande.

"Non direi.." disse guardandomi negli occhi che sicuramente erano rossi e gonfi.
Di scatto abbassai la testa fissando il pavimento e sforzandomi maggiormente per non far uscire le lacrime che erano ormai come un fiume in piena.
Lui mi prese e mi poggiò sul tavolo del sogggiorno. Mise delicatamente le dita sotto il mio mento, mi alzò la testa e mi guardò negli occhi
"Cos'è che non va? Cosa ti fa star male?" chiese preoccupato con un filo di voce.
Ma io non parlai. Non riuscivo a parlare. Se avessi aperto bocca avrei balbettato o sarei scoppiata a piangere in modo esagerato oppure lo avrei un tantino preso a pugni. Perchè era lui la causa di tutto ciò.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi magnetici e fissai un punto alle sue spalle cercando di formulare una frase, ma non ci riuscii.
Ritornai con lo sguardo su di lui e feci per aprir bocca tentando di inventarmi qualcosa.
Ma non ebbi il tempo di parlare, di far nulla.
Le sue labbra erano giá sulle mie.
Ed era proprio ciò che cercai inutilmente e disperatamente di evitare. Però così stavo bene. Solo così mi sentivo in pace con il mondo e soprattutto con me stessa.
Si staccò da me, forse voleva vedere la mia reazione o forse voleva solo una conferma.
Lentamente riaprii gli occhi e con aria interrogativa lo guardai. Lui era perso, confuso. Ma presto riacquistò sicurezza e riprese a baciarmi.
Prima a stampo, poi la sua lingua rincorreva la mia e viceversa. Le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena sopra la maglietta, poi la sollevò leggermente e le sue dita salivano e salivano su per la schiena provocandomi dei brividi.
Si staccò da me e mi sorrise, ammirandomi con occhi quasi lucidi, più belli del solito. Cosa stavamo facendo?
Cosa STAVO facendo?
E per l'ennesima volta ci cascai, come tutte le altre.

Desiderio di averti mio || OriginaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora