20.

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Ricercai Chiara coscente dell'ennesimo errore che avevo commesso.

Avevo fatto sesso con uno sconosciuto.
In uno stanzino scuro e polveroso avevo placato le mie voglie contro un muro, con un ragazzo ubriaco e mai visto prima.
Mi facevo schifo.
E ancora non capivo come avevo fatto.
Come avevo fatto a concedermi così facilmente, a darla via al primo che era capitato.

La trovai e le dissi che avevo bisogno di svagare, di bere, di dimenticare.

Così tornammo al bancone e non so quanti cocktail bevemmo.

Da qui è tutto sfocato, confuso.

Ricordo che volevamo andare altrove, ma non so dove.

Uscimmo e salimmo sul motorino.
Chiara era alla guida e voleva provare il brividò della velocità.
Accelerava.
Sempre di più.
E ci divertivamo.

Poi due luci ci puntavano.
Si avvicinavano, sembrava volessero venirci addosso.

Non so che cosa era successo.
Ma ora c'era solo il buio.
E qualche urlo in sottofondo.
Poi il nulla.

Eravamo ubriache, non avremmo dovuto prendere la moto.
Abbiamo fatto un'incidente con un'auto.
Chiara se la cavò con qualche ossa rotte.
Io battei la testa.
Ero in coma.
Non so da quanti giorni.
Ma avevo ripercorso la mia vita, ormai le inmagini erano finite.
Era rimasto solo uno sfondo nero.

"..erchè io non posso stare senza di te" queste parole mi rimbombavano in testa.
Poi una lacrima bagnò la mia mano che era stretta da altre mani, grandi e delicate.

Aprii gli occhi e intravidi un sorriso sfocato.
Che presto si allontanò per chiamare i dottori.

Mi visitarono e decisero di trattenermi in ospedale ancora qualche giorno.

La vista lentamente si schiariva.
E quel sorriso, sempre più bello era ancora davanti a me.

"Tiziano" dissi con un filo di voce.
"Shh" mi azzittì.
Aveva gli occhi lucidi e si avvicinò a me per darmi un bacio a stampo.

Veniva spesso a trovarmi.
E portava sempre qualcosa, un mazzo di rose, cioccolatini, film da guardare insieme.

Era sempre con me, in quella stanza troppo vuota e cupa, che solo lui riusciva ad illuminare.

Poi la bella notizia: potevo tornare a casa, non avevo ulteriori danni.

Ero felice.
Eravamo felici.
Mi baciò.
Mi baciò forte.
Sempre con più foga.
Poi si staccò.

"Non era mia intenzione ferirti, per questo ho tentato di allontanarmi da te, di non farti mia, mi conosco, ti avrei tradita e il colpo sarebbe stato troppo grande. Ma ora ho capito che non posso stare senza te. Sei entrata nella mia vita e ci devi restare.
So che con te riuscirò a cambiare..
Io ti amo Elena, come non ho mai amato nessuna" disse e le lacrime bagnarono i nostri volti.

Non riuscii a dire nulla.
Lo baciai e lo strinsi forte a me.

Ci baciammo ancora e ancora.
Mi sfilò il camice.
Io gli tolsi la maglia, i pantaloni e poi anche i boxer.

Non riesco a descrivere cosa successe in quella stanza, su quel letto d'ospedale.
Non riesco a raccontarlo come ho fatto fin'ora.
Non è stato come le altre volte.
I nostri corpi si sono uniti, si sono fusi.
È qualcosa che va oltre.
Oltre tutto.
Tra quelle lenzuola piene di dolore, sofferenze e lacrime, noi abbiamo gioito.
Ci siamo amati.
E abbiamo continuato a farlo come se ogni giorno fosse l'ultimo.

E vi posso garantire che non c'è nulla di più bello.

Desiderio di averti mio || OriginaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora