L’espressione sul viso di Faucher fu un misto di sorpresa e estasi appena la vide valicare l'ingresso del suo studio, nell’abito rosso che amava complimentare. Nascose velocemente le bottiglie lasciate sulla scrivania di mogano gettandole sul tappeto dietro di lui e si sistemo’ i capelli bianchi lasciati a se’ stessi:<<Winifred!>> Udendo lui stesso il tono con il quale aveva esclamato il suo nome, tossi’ dissimulando e si sedette, invitandola a fare lo stesso. Si sorrise guardandola prendere posto, profondendosi in lodi alle proprie abilità di convincimento:<<Vedo che finalmente siete tornata.>>
La giovane gli sorrise a sua volta, avvertendo lo sforzo dei muscoli della bocca :<<Cosi’ pare.>> Accetto’ il bicchiere di vino che le veniva offerto, ignorando il volto gongolante di Faucher:<<Di cosa dovevate parlarmi, dunque? Ho disertato il riposo per voi.>> Si sforzò di guardarlo con il minor odio possibile, forzando il tono fuori da quello di scherno.
<<Ah davvero!>> Rise compiaciuto:<< Ammirevole da parte vostra.>> Fece cadere l'occhio sulla scollatura del suo vestito, mandando giù l'ennesimo bicchiere di vino. Poi, come si prova il terreno con il piede prima di piantarci una tenda, allungò la mano callosa su quella della giovane, che immediatamente la strinse.
<<Di cosa volevate parlarmi?>> Ripeté, celando ogni minima traccia di impazienza. Sapeva che appena l'uomo avesse tentato un ulteriore contatto fisico, lei avrebbe dovuto trattenersi dal penzolarlo fuori dalla finestra aperta dietro di lui. Sentire la sua mano stretta tra le dita ruvide dell'altro le causava un certo ribrezzo e un rimando al pensiero di suo marito più di quanto non fosse necessario.
<<Di tutto.>> Parve rabbuiarsi qualche minuto, ponendo la bocca sulla mano libera e sostenendo con essa il capo dondolante:<<Vedete… voi ritenete che io vi abbia fatto molti torti. - la guardò dritta negli occhi, cercando di scorgervi qualche emozione seppur nascosta con cura - Ma voi ne avete fatti alquanti anche a me.>>
Lei alzò un sopracciglio, inizialmente indignata, poi divenne ansiosa appena ebbe rimembranze del progetto che aveva con Tristan. Torti! Doveva aver scoperto tutto!
<<Che torti, se m'è permesso?>>
<<Ah! Che torti! Povero stolto, me la sono scelta proprio dura… >> Scosse la testa, rivolgendo lo sguardo al cielo quasi stesse parlando alle nuvole. Si sistemò di nuovo sulla sedia, chiudendo gli occhi per riprendere il filo del discorso ben preparato che si accingeva a recitare.
<<Torti Gravissimi, Imperdonabili, Indegni. >>
Lei sbiancò. Iniziò a pensare ad un modo per giustificare il giustificabile, per confutare ogni prova confutabile. '...Il libro l'ho preso per diletto…' '....un problema di mio marito che non vuole rivelare al pubblico… ' 'Dev'essere un fraintendimento… ' 'La siringa è solo una delle cianfrusaglie che ho portato dalla mia casa…' Furono le frasi che si accumularono nella sua mente pronta all'evenienza. Che prove poteva avere, oltre a qualche parola di testimoni da lui grandemente retribuiti? Lei e Tristan avevano posto la massima cura nell’evitare di lasciare qualunque traccia di prova concreta, qualsiasi cosa che potesse irrimediabilmente portarli al patibolo.
<<Dovrei uccidervi per quello che mi avete fatto>> Continuo’ sereno, ammiccando un sorriso.
Sgrano’ gli occhi: “dovrei” uccidervi? Per quello che avete fatto? La confusione destata da quelle parole valico’ la paura. Non avrebbe dovuto dire “vi uccidero’ per quello che intendevate fare?” o forse aveva intenzione di graziarla per le quattro chiacchiere fatte con i nobili? Accenno’ una difesa:<< Ma… io e mio marito non abbiamo fatto niente…>> Fece un rapido gesto per aggiustarsi i capelli e si bagnò la mano con il sudore della fronte.