Il caldo torpore del mattino accompagno’ dolcemente l’apertura degli occhi rossi della giovane, rimasti aperti fino a poco prima. Drizzo’ il capo, guardandosi intorno con fare spaesato. Si tolse suo marito di dosso, spostandogli il capo dal grembo al materasso. Si fermo’ qualche secondo ad osservarlo, sorridendo flebilmente e premendo le labbra sulla guancia dell’uomo per svegliarlo, mentre lui emetteva dei piccoli grugniti e tentava di ripararsi gli occhi dalla luce. Aspetto’ che fosse completamente sveglio per invitarlo ad alzarsi e porgergli dei vestiti nuovi mentre lei gia’ si infilava le scarpe ai piedi. Lui le sussurro’ qualcosa all’orecchio che la fece ridere, poi la abbraccio’ da dietro e si profuse in baci a stampo. La ragazza tento’ di spingerlo via giocosamente, ripetendo che era tardi, e che sarebbero dovuti scendere in cucina: era come se la conversazione avuta solo poche ore prima non avesse avuto alcun peso.
Le risa trovarono il loro epilogo una volta seduti al tavolo, sotto gli sguardi dei domestici. Consumarono il pasto in silenzio, promettendosi con un'occhiata che quella situazione sarebbe presto stata aliena.
Poi, si separarono. Lui si diresse verso il campo d'addestramento, lei preferì uscire dall’edificio ed entrare nel palazzo dalla porta principale. Aveva lo strano presentimento che in quel modo avrebbe incontrato il Comandante e volle evitare ogni conversazione spiacevole. L'ultima cosa che desiderava sarebbe stato urtare il capo nella spalla del Comandante, rimasto fermo davanti alla porta ad aspettarla.<<State bene, Winifred?>> Faucher alzò un sopracciglio, incredulo del fatto che lei non l'avesse visto.
<<Sto bene, grazie.>> Si strofinò leggermente la fronte, protagonista dell’urto insieme alla spalla dell’uomo. Fece per proseguire per la sua strada, ma fu bloccata istantaneamente.
<<Venite nel mio ufficio, ve ne prego.>>
<<Devo assistere alla riunione di oggi.>> Disse seccamente.
<<Nel pomeriggio?>> Insistette, prendendole la mano che non fece neanche la fatica di ritirare:<<Venite da me nel pomeriggio.>>
<<Nel pomeriggio saro’ occupata a pregare per l’anima di mio fratello, dato che v’e’ piaciuto impiccarlo.>>
A quel punto non oso’ domandare della sera. Le lascio’ una piccola pacca sulla spalla e se ne ando’ mogio verso i suoi alloggi, ignorando il sospiro di sollievo della ragazza.
Cammino’ a grandi falcate verso la sala dove erano riuniti, chi seduto e composto, chi spavaldamente appoggiato al muro, i membri principali delle famiglie nobiliari. Nessuno di loro pareva entusiasta della propria presenza, ma neanche seccato. Non era solito di Faucher lasciare che avessero grande controllo decisionale su qualsiasi cosa.
Si sedette al tavolo del concilio, udendo qualche sussurro e fievole risata che scelse di ignorare. Lascio’ la parola ad uno dei due membri, che indossava un espressione piuttosto seccata:
<<Ebbene uno ad uno potete esporre le vostre… opinioni…>> Apri’ la seduta con qualche colpo di tosse, posando sul tavolo un manoscritto piuttosto pesante e passandolo alla ragazza, mentre l’altro le metteva in mano una penna d’oca e le faceva segno di intingerla nel calamaio.Uno dei nobili, un uomo vicino alla mezza eta’, con il viso adornato da una barba piuttosto folta, si alzo’ in piedi, sorridendo a buon gioco ai due uomini e chinando il capo come saluto verso la giovane:<< Ci sono dicerie che Faucher…>>
<<Le chiediamo di essere il piu’... realistico possibile, messere.>> L’uomo sorrise inespressivamente, facendo cenno a Winifred di smettere di scrivere:<<Non possiamo stare qui tutta la giornata a parlare di cose invere. Se dessimo voce a tutte le dicerie che ci sono, faremmo prima a diventare sordi.>> Lancio’ una breve occhiata agli altri nella sala:<<Ovviamente, questo e’ un atto di rispetto per tutti.>>