Seneca VII

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La mattina seguente, per la prima volta dopo vari giorni, la ragazza vide Tristan scendere le scale e dirigersi in cucina, sedendosi al suo stesso tavolo. Gli sorrise brevemente mentre poggiava il bicchiere ed il piatto sulla tavola.

<<Ti dispiace se mangio qui?>> 

<<No, no, mi fa piacere.>> Sposto’ leggermente le sue posate per fargli posto, sistemandosi poi i capelli leggermente spettinati.

<<Fa piacere anche a me.>> La voce di Faucher eccheggio’ nella sala, facendoli voltare con leggera esasperazione.

<< Vedo che sei tornato dalle tue scampagnate notturne, Tristan?>> Domando’, prendendo una sedia e accomodandosi davanti a loro.

<<Nessuna scampagnata…>> Borbotto’ distogliendo lo sguardo.

<< E dimmi un po’, le altre notti? Dove sei stato? Alle mura con tua moglie?>> Rivolse lo sguardo alla ragazza, che a sua volta lo guardò incredula: Come faceva a sapere che era stata sulle mura? L'aveva seguita persino lì? Era sicura di aver controllato che non la seguisse nessuno… forse la vedetta aveva riferito qualcosa?

Il comandante li osservo’ entrambi, compiaciuto dalle reazioni ottenute. Prese poi una fetta della torta che era stata appoggiata sul tavolo e la esaminò passandola tra le mani:<<Un pasto piuttosto…misero, vedo.>> Sorrise mostrando tutti i denti:<<Anche se credo voi siate abituata a questo genere di pietanze, no?>> Aggiunse, poggiando la fetta davanti alla ragazza.

<<A Seneca non usiamo la vostra stessa farina. La nostra è più pregiata.>> Rispose, allontanando la fetta e prendendone una nuova.

Faucher alzò un sopracciglio, per poi ignorare l’osservazione fatta e riprendere il suo discorso:<<Comunque, da oggi potrete disporre di una servitù ridotta, che vi preparera’ pasti di un livello adeguato. Siete invitata a palazzo a pranzo, quest’oggi. Tu no, Tristan. Se ti va puoi andare a trovare la servitu’ e mangiare gli avanzi.>>

Winifred lancio’ un piccolo sguardo di compatimento al marito, che si limito’ a rimanere in silenzio. 

<<Confido nel trovarvi seduta alla mia tavola per mezzodi’. Non vi e’ permesso rifiutare.>> Faucher le sorrise quasi in maniera genuina, facendole storcere leggermente la bocca.

<<Tristan, vieni con me, voglio che mi mostri le condizioni dell’esercito oggi. Falli mettere in riga.>>

La ragazza spalanco’ leggermente gli occhi. Era Tristan ad occuparsi dell’esercito? La persona che cercava era sotto il suo naso? 

Il giovane si alzo’ e segui’ il comandante fuori dalla cucina, mentre lasciavano posto al gruppo di servi dietro di loro pronto a fare il suo ingresso.

La ragazza di Seneca li vide entrare e sistemarsi senza degnarla di uno sguardo, come se fossero gia’ familiari con la casa da molto tempo. Li lascio’ fare senza curarsene troppo, addentando il pezzo di torta e masticandolo rumorosamente.

Dato che il concilio non si sarebbe riunito quella mattina, riprese l’attivita’ che aveva interrotto la sera prima a causa dell’ora tarda. Sali’ di nuovo sulle mura, facendone stavolta il giro completo a piedi, ammirando il vasto panorama al di fuori della Citta’. Penso’ a quante fortezze e cittadelle Faucher potesse aver assalito e saccheggiato prima di Seneca, o a quante volesse conquistarne dopo. Effettuo’ tutto il percorso in una volta, quasi non rendendosi conto di quanto stava camminando. Si fermo’ solo una volta, notando sotto di lei l’intero esercito della Citta’ schierato a suon di trombe. Distinse la figura di Faucher e quella piu’ piccola di Tristan. Vide il Comandante alzare lo sguardo e farle cenno con la mano di scendere. Rimase ferma per qualche secondo per assicurarsi che avesse capito, poi cammino’ fino alla torretta piu’ vicina e ne scese velocemente i gradini. Ebbe cura di raggirare le perfette file dell’esercito e di non scomporle passando attraverso. Si fermò accanto a Tristan mentre Faucher faceva qualche domanda ai soldati e ascoltava i tenenti e capitani.

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