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Lo sguardo truce questa volta era sul mio viso, mentre entravo nel mio ufficio, e sistemavo la scrivania, per colpa di quel pallone gonfiato ho dovuto dare buca a il mio ragazzo.
“ Lo odio. ”
Pensai tra me, fin quando, parlando del diavolo spuntano le corna.
«Sei venuta, vedo.»
Sogghigna, lui è felice nel rendermi arrabbiata, se ne appaga nel allontanarmi sempre di più dal mio fidanzato.
«Se mi vede qui vuol dire che sono venuta.»
Accendo il computer sulla scrivania, mentre accavallo le gambe.
«Si, certo, simpatica quanto un cactus in culo.»
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo, per poi piantare i palmi delle mani sulla scrivania.
“ Vorrei essere la scrivania... ”
Una parte di me pensò, una molto piccola.
«Come vanno gli affari?»
Chiesi tanto per interrompere il silenzio.
“ Se fossi io ricca come lui... ”
«Vanno come dovrebbero andare.»
Odio quando fa il misterioso, cosa ci perde a dirmelo?
«Mh.»
Mi guardò, piantando quelle pozze cremisi su di me.
«Come va con il suo fidanzato?»
Ma ha sempre il mio fidanzato per la testa?
«Va come dovrebbe andare.»
Ripresi la sua risposta, sbuffò di stizza e si mise dritto.
«Spero vada male.»
Corrugò le sopracciglia.
“ Ma non sono nemmeno affari suoi. ”
«Grazie...credo.»
Alzai un sopracciglio, mentre gli porgevo poi una cartella.
«È arrivata sulla sua mail poco fa, l'ho stampata a casa.»
Guarda come sono premurosa, al contrario suo.
«Non dirò grazie.»
“ Che stronzo. ”
Alzai le sopracciglia.
«Non l'ho chiesto.»
Mi guardò male quando io gli risposi.
“ Quanto mi piace farlo arrabbiare. ”
«Si ricordi che io sono il capo e lei è la dipendente.»
Lanciò la cartellina sulla scrivania.
«La tenga in digitale e me la mandi, non mi serve la carta straccia.»