XII - Un'idea

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"Perché mi fai questo?" Chiedo avvilita, mentre siedo sulla panchina. 

Ci siamo incontrati con Leonardo, questa mattina, per parlare di noi – adesso che un "noi" esiste sul serio, almeno agli occhi di tutti. Sono sinceramente stanca di questa situazione, inizia a diventare orribile, inizia a diventare claustrofobica, senza contare quanto perversa sia (ed è forse l'unico motivo per cui non sono ancora impazzita).

"Anche tu mi ferisci continuamente – dice Leonardo, accendendosi una sigaretta e sedendo accanto a me – eppure continui a farlo."
"Non stiamo insieme davvero, non posso fare niente per i tuoi sentimenti."
"Allora puoi continuare a vederti col ragazzo di tua sorella?" Mi fredda, le sue parole sono taglienti come sempre.
Deglutisco imbarazzata e abbasso lo sguardo. "No..."
"Invece – mi interrompe, inspirando profondamente e rivolgendosi a me. – Qualcosa per me avresti potuta anche farla." Lo dice mentre mi afferra il viso con le dita lunghe che ha, riesco a sentire l'odore del tabacco provenire dal suo alito per quanto è vicino.

Non posso che guardare i suoi splendidi occhi azzurri luccicare mentre riesco a specchiarmi in essi, i capelli gli svolazzano a causa della brezza leggera, mentre indossa una comoda ma, e dovrebbe esserlo, illegale tuta grigia. Mi sorride e sento il cuore battere, così forte che sono costretta ad indietreggiare e deglutire nuovamente.

"Cosa?"
"Non puoi comunque stare con quello stronzo, perché non mi dai una possibilità?"
Lo guardo, sono perplessa. "Cosa?"
"Prova a fidarti di me."
"Non ho intenzione di fidarmi di te, dopo quello che mi avete costretto a fare."
"Non lo nego – dice, improvvisamente, guardandomi. – Fin dall'inizio è stata colpa mia, sono io ad aver avuto questa malsana idea. – Non mi dispiace il suo tono serio, pentito, allora resto ad ascoltarlo senza interromperlo. – Ho interrotto tutto quando la situazione mi è sfuggita di mano e francamente non parlo neanche più molto con Denny, lui ha capito che ha fatto qualcosa di sbagliato ma è troppo orgoglioso per scusarsi e per questo mi sono allontanato. Presumo... che non ti abbia mai chiesto scusa, giusto?"
"Certo che no." Sogghigno divertita, stringendo i pugni sulle cosce. Rimango seduta, mentre Leonardo passeggia davanti a me.
"Ho sbagliato, per questo voglio rimediare."
"Non è così semplice e non basta essere pentiti per ricevere il perdono."
"Non ne dubito – mi risponde, sospirando, per poi avvicinarsi e mettersi in ginocchio tra le mie gambe – neppure se mi inginocchio avrò il tuo perdono, questo l'ho capito da solo. – Sorride, non mi dispiace ma neanche mi piace il modo in cui lo fa. – Non ti sto chiedendo di perdonarmi – dice, accarezzandomi la coscia scoperta dagli shorts cortissimi – ti sto chiedendo una seconda possibilità per farti conoscere la mia vera personalità."
"Sembra qualcosa che direbbe un manipolatore." Sogghigno ironica.
"Almeno sono bello – ride, e la sua risata è limpida, cristallina, al punto che non riesco a seguirlo ma rimango imbambolata a fissarlo mentre si solleva e getta via la cicca della sigaretta. – Comunque, se avessi voluto manipolarti, avrei agito diversamente."

Sospiro, la faccenda con Elia è chiusa definitivamente e non importa cosa farà, sono certa che in ogni caso non dirà nulla a Sara, quantomeno di noi due, anche se ho i miei sinceri dubbi sul fatto che la lascerà. D'altronde, se anche lo facesse, le cose diventerebbero solo più stressanti e probabilmente mi starebbe ancor più addosso.

Mi fa sentire triste che anche mentre un ragazzo così bello, per quanto di dubbia moralità, mi corteggi così sfrontatamente, al punto di incastrarmi in un falso fidanzamento, non faccia che pensare proprio a lui, a mio cognato. Abbasso lo sguardo, anche se cercassi di spiegare cosa provo a Leonardo, lui si sentirebbe insultato, offeso, e forse avrebbe anche ragione.

"Allora... è facendo finta di stare insieme che mi vuoi mostrare la tua vera personalità?"
Leonardo mi osserva, poi sbuffa. "Certo che sei stupida, non l'hai ancora capito?"
"Di che parli?"
"Non è forse da un po' che Elia, tu ed io siamo distanti dal gruppo? Pensi che sia stupida o che non sospetterebbe mai di te? Hai questo tipo di fiducia incondizionata? È curioso... considerando la tua situazione."
Sembro sul punto di dire qualcosa eppure dalla mia bocca non esce fiato, se non un respiro sospeso e sorpreso. "Eh?"
"Non ho bisogno di fingere di essere il tuo ragazzo per averti – mi dice, accarezzandomi la guancia, posso sentire ancora l'odore di tabacco dalla punta delle sue dita – stupidina. Ti stavo solo proteggendo."

Sembra una risposta troppo ovvia, troppo semplice. C'è qualcosa nel mio intuito che dice che non dovrei fidarmi di lui, eppure, il suo tocco è talmente caldo, talmente accogliente che viene voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi coccolare. In effetti, stargli accanto mi fa percepire come un certo privilegio nel poter avere le sue esclusive attenzioni.

Ci guardiamo a lungo negli occhi, lui sorride mentre continua ad accarezzarmi, sembra avermi letteralmente in pugno, ma io sono soltanto stanca. Stanca di nascondermi, di finire in strane situazioni, di combattere tra il mio dolore e il mio senso di colpa, mentre i miei sentimenti lentamente sembrano appassire e lasciano spazio soltanto al lusso, al piacere.

Leonardo mi si avvicina, mi bacia. Le sue labbra sono morbide, la sua lingua è secca, forse a causa della sigaretta. Non lo respingo, perché in fondo lo desidero. Non c'è spazio per l'amore nella mia vita in questo momento, inizio ad accettarlo mentre affondo nei suoi baci sul collo, sul décolleté scollato, e guardo il cielo.

Mi dispiace, Elia.

Ho capito, devo lasciarlo andare e lo farò. Il pericolo è dietro l'angolo e ho giocato troppo a lungo col fuoco, inoltre, c'è questa figura che mi bacia di cui non riesco proprio a capire l'allineamento, neutrale, positivo, negativo? Che importa, mentre il suo tocco mi offre brividi di puro piacere? Ho paura che sia questo il momento in cui mi lascerò andare, in cui la corrente mi trascinerà sul serio.

"Ti dimenticherai di lui." Mi sussurra, mentre mi prende la mano, trascinandomi.

Non credo caro Leonardo, mi sembra difficile. Se dovessi proiettarmi in un posto felice, adesso, sarei in una casa tutta mia insieme a lui. Non c'è altro luogo felice nella mia mente, purtroppo, e non sembra esserci uno spazio sincero che possa offrirti, almeno finché non capirò sul serio le tue intenzioni.

"Mi dici cosa ti ha fatto? In fondo è ovvio... che ti piaccio soltanto perché non vuoi che stia con lui. Non è che in realtà sei innamorato di lui?"
Lui si ferma e scoppia a ridere. "Cosa? Hai così tanta poca fiducia in te?"
"Sostanzialmente." Annuisco.
"Vuoi sapere cosa ha fatto il tuo dolce Elia? Ne sei sicura?"

Quindi qualcosa l'ha fatta davvero. Perché mi batte forte il cuore, adesso? Ho paura di quello che potrebbe dirmi, giusto?

"Se farai la brava e giocherai con me, forse te lo dirò." Sorride ancora, riprendendo la sua camminata così veloce.

Perplessa e confusa non posso evitare di seguirlo, anche perché mi tiene per mano, arriviamo alla sua grossa auto – non che sia l'unica cosa grossa ad appartenergli. Mi apre la portiera, è molto galante e questa cosa inevitabilmente mi stampa un sorrisetto in volto, entro in macchina e lui dopo di me occupa il posto del guidatore.

"Collaudiamo il nostro primo appuntamento." Dice, cercando qualcosa nel cruscotto.

Tira fuori una scatola col disegno di una strana roba, somiglia ad una beauty blender. Ho una vaga idea di cosa possa essere ma non ho mai avuto a che fare con questo tipo di... artiglieria?

Leonardo sorride compiaciuto. "Ti piace il colore?"
"C-Cosa sarebbe questo coso?"
Il ragazzo allora sembra diventare più serio, mentre mi afferra il viso e inserisce il pollice tra le mie labbra schiuse, le osserva a lungo. "Questa è la mia idea di appuntamento."

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