Chapter 3.

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Al suono dell'ultima campanella prendo lo zaino in spalla e mi avvio verso l'uscita della scuola, ma ad un certo punto mi fermo e mi guardo intorno. Dov'è Crystal?
"Aah sempre lei..." Sussurro tra me e me prendendo il cellulare con l'intento di contattarla.
Da Esmeralda.
Dove sei?
Da Crystal.
Vai senza di me, dopo ti spiego.

Sbuffo avviandomi verso casa da sola, calciando una lattina nel tragitto.
"Hey!"
Mi giro a quella voce sconosciuta, e mi si para davanti un ragazzo con gli occhi marroni, capelli cioccolato e viso chiaro.
"Ciao... Ci conosciamo?" Mormoro cercando il suo viso fra i miei ricordi.
Non c'è.
"No... Piacere Matthew ma chiamami Matt!" Mi stritola la mano facendo su e giù, salutandomi.
"Ahi... Comunque sono Esmeralda e puoi chiamarmi Esme." Ritiro la mano e controllo se ci sono ossa rotte.
"Bene!" Lo vedo trascinarsi altri due ragazzi.
"Lui è Carter e lui è Taylor. Sei nuova qui?"
"No... Ma lui" indico Taylor. "Lo conosco di vista."
"Tieni è per te." Mi infila una bandana verde e nera in testa, facendomi sembrare tipo la figlia dei fiori.
"Grazie..." Rido leggermente per la sorpresa.
"Ti va un passaggio?" Chiede Carter che sta salendo sulla moto.
"Se non ti è di disturbo..." Commento salendogli dietro.
"Tranquilla, ci penso io." Mi infila il casco e dopo un po' parte portandomi a casa grazie alle mie indicazioni. Gli sono stata appiccicata come una sanguisuga.
"Grazie..." Mi sfilo il casco e glielo porgo.
"Figurati, ci vediamo."
Lo saluto con la mano ed entro a casa, fregandomene di mio padre e mia madre e salgo in camera e mi guardo la bandana, allo specchio.
"Però, mi piace." Constato, poi mi ricordo di Crystal e la chiamo.
Sento delle risate.
"Pronto?"
"Crystal perché oggi non c'eri?"
"Voglio dirtela di presenza."
Sbuffo staccandole in faccia e mi butto sul letto. Sento bussare alla finestra ininterrottamente e mi avvicino aprendola.
"Grazie per avermi aperto!" Vedo Cameron entrare in camera e buttarsi sulla sedia girevole.
"Te ne devi andare!" Chiudo velocemente la porta.
"Hai paura?" Fa un sorrisino malizioso.
Ringhio esasperata.
"Vattene!"
"No."
Si avvicina ridacchiando e si butta di lato sul mio letto.
"Bello questo cuscino..." Abbraccia il mio cuscino.
"Non. Toccare. Il. Mio. Cuscino morbidoso!" Afferro la mazza da baseball di mio padre e gliela punto contro.
Deglutisce e si mette a correre per la stanza, mentre lo inseguo con una incredibile voglia di ucciderlo.

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