8 febbraio 2024 - Mattina (1 parte)

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Ho caldo e qualcosa mi schiaccia sullo sterno.
Apro gli occhi ma li richiudo immediatamente perché la poca luce che entra dagli spiragli della tapparella mi fa bruciare gli occhi. La testa mi martella forte e sento la gola secca.
Cerco di fare mente locale e di ricordare gli ultimi avvenimenti della sera precedente.
Ricordo noi sul palco, la felicità di aver fatto bene, i festeggiamenti e poi di colpo la rabbia per quello che ho sentito dire da Massimiliano alla sua "ex" al telefono. Non ricordo invece bene quanti gin tonic mi sono bevuta, non mi ricordo come ci sono arrivata in questa stanza, se sola o se qualcuno mi ci ha portato. Ho un vuoto.
Mi strofino gli occhi con la mano e provo pian piano a riaprirli cercando di mettere a fuoco le cose intorno a me. Indosso ancora il vestito di ieri sera, il nastro rosso però è poggiato su una sedia e non indosso le scarpe.
Un braccio mi cinge e mi pesa sullo sterno. Lo percorro lentamente con lo sguardo cercando di individuare chi sta dormendo a fianco a me.
Schiena muscolosa, riccioli neri. Massimiliano dorme come un bambino accanto a me. Ha la testa sprofondata nel cuscino, il viso rivolto nella mia direzione mostrando il suo profilo rilassato, la bocca leggermente schiusa. Lo guardo e per un attimo dimentico di essere arrabbiata con lui. Lo guardo e vorrei solo svegliarlo con i miei baci.
La rabbia però mi brucia ancora nel petto e non posso fare finta di nulla.
Mi muovo cercando di spostare il braccio di Massimiliano ma lui mi stringe a sé nel sonno. Mi porta il viso sul collo e ci strofina il naso.
"Sei sveglio?" gli chiedo.
"Quanto sei sexy..." dice lui sbiascicando un po' le parole nel sonno. Sta chiaramente sognando, ma me o lei? La gelosia mi stringe lo stomaco, anche solo l'idea che la veda in sogno mi urta il sistema nervoso.
Cerco nuovamente di spostarmi e togliermi dal suo abbraccio, mi divincolo ma senza risultati, mi tiene stretta a se.
Ho capito, lo devo per forza svegliare.
Lo scuoto da una spalla.
"Si ti prego ancora.." dice lui con voce quasi sognante.
Non so se essere divertita o imbarazzata. Sta facendo un sogno erotico avvinghiato a me nel letto e per di più poco ci manca che faccia la telecronaca di ciò che sta succedendo nella sua testa.
"Massimiliano.." lo chiamo.
"Dillo ancora.. dì ancora il mio nome" farfuglia lui.
Questa risposta non risposta mi fa arrossire. Sto scoprendo alcune cose che non pensavo gli piacessero.. in quell'ambito.
Ma cosa sto pensando? Che stupida, come se ci fosse la possibilità di ritrovarsi ancora in una situazione del genere con lui nel futuro.
Semmai ci si ritroverà con lei quando dovranno parlare e chiarire. Sicuramente lei saprà già queste cose, cosa gli piace, come farlo impazzire. Ne ha avuto di tempo per conoscerlo bene in quel senso.
Io invece sono stata il divertimento di questi pochi giorni, povera illusa.
Mi torna il sapore amaro in bocca. Devo alzarmi da questo letto e andare via.
"Massi, ti devi svegliare ora" lo dico a voce alta e lo scuoto con energia per la spalla.
Finalmente Massimiliano si muove, con la mano si stropiccia gli occhi e poco dopo li apre, guardandomi attraverso le lunghe ciglia.
Mi sorride e si avvicina per darmi un bacio ma mi scanso.
"Tarantè.." mi guarda affranto. "mi devi ascoltare per piacere".
Mi sollevo a sedere sul letto, i miei occhi lo squadrano e si fermano per un attimo sul rigonfiamento dei suoi pantaloni, probabilmente dovuto al suo sogno di poco fa. Capisce cosa sto guardando e si giustifica con fare un po' imbarazzato. "Scusami, sai alla mattina può capitare spesso".
Annuisco ma mi scappa un leggero sorriso, non gli dirò che l'ho sentito parlare nel sonno.

"Non penso ci sia molto da dire" gli dico seria.
"Perché non mi lasci nemmeno spiegare?" mi domanda tirandosi anche lui su a sedere sul letto.
"Da quanto tempo gli scatoloni stanno in corridoio?"
La mia domanda lo sorprende.
"Da un po'" Risposta vaga, mi sa che ho fatto centro.
"Quantifica un po'" insisto.
"Ha importanza?" mi chiede lui.
"Rispondi" inizio a spazientirmi.
"Tre mesi." finalmente ammette.
Tre. Mesi. Sì sono lasciati e le sue robe stanno lì da 3 mesi? C'è qualcosa che non quadra.
"E visto che la vostra relazione è finita in questi tre mesi come ha fatto lei senza le sue cose?" gli chiedo. Ricaccio indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. Non posso piangere, non devo piangere.
"Marì è complicato" Massi abbassa lo sguardo.
"Hai detto che volevi spiegare, ora puoi farlo." lo guardo irremovibile.
"Le cose tra me ed Elena non vanno bene da tempo. Tre mesi fa ho preso la decisione di lasciarla, lei non è mai stata d'accordo. Ha sempre cercato di convincermi a trovare una soluzione insieme, che siamo fatti per essere una coppia. Più volte è venuta da me per cercare di riprendere la nostra relazione in mano e..."
Massi si interrompe e mi guarda negli occhi con uno sguardo abbattuto.
Non posso lasciarmi impietosire.
"E? Forza continua" incalzo.
"..e io come un coglione ho sempre ceduto."
Il mio sguardo è arreso. Non riesco a nasconderlo, anche se in cuor mio già sapevo che le cose stavano così, una piccola parte di me sperava di sentirsi dire altro. Sperava di venire a sapere che lei non l'aveva mai più vista, che l'aveva lasciata e che aveva voltato pagina, che il capitolo era chiuso, che non la sentiva più, che lo aveva chiamato solo per venire a riprendersi la sua roba e che lo avrebbe fatto in un momento in cui lui non c'era.
"Le cose sembravano tornare a posto per una settimana poi di nuovo mi rendevo conto che non funzionava. Io con lei non funziono, non sono la persona che vorrei."
Massi continua a spiegare ma le sue parole sono lontane. Lui mi prende la mano cercando di riavere la mia attenzione.
So di avere gli occhi ricolmi di lacrime.
"Maria io sono la persona che vorrei quando sono insieme a te."
Una lacrima mi riga la guancia.
Scuoto la testa. Tolgo la mia mano dalle sue.
Mi alzo dal letto. Mi devo allontanare, non voglio stargli vicino.
"Marì ti prego, credimi questa volta è diverso."
Massimiliano mi guarda con occhi imploranti.
"Quando è stata l'ultima volta che sei stato con lei?" gli chiedo. Lo devo sapere.
Il suo sguardo cambia. Sembra quasi spaventato. Si torce le mani e evita di guardarmi negli occhi.
"Ha importanza?" non risponde alla mia domanda.
"Quando è stat l'ultima volta?" sono irremovibile. Devo sapere.
"Maria, ti prego. Credimi, quello che provo con te supera tutto."
Massimiliano scende dal letto e mi si avvicina, mi sfiora un braccio ma mi ritraggo.
Lo guardo negli occhi, "Dimmi quando".
Massimiliano sospira, guarda per terra, ha capito che non può evitare la mia domanda.
"Venerdì" mi dice sussurrando.
Venerdì, oggi è giovedì.
Non è passata nemmeno una settimana.
Venerdì stava con lei, andava a letto con lei, la baciava, la toccava, lei lo baciava, lo toccava, credendo che avrebbero ricominciato per l'ennesima volta, e poi quattro giorni dopo lui ha avuto il coraggio di venire da me? Per cosa? Elena era occupata questa settimana e lui si sentiva solo?
Ho la testa che mi scoppia, vorrei urlare dalla rabbia. Vorrei gridare per il dolore che sento nel petto. Vorrei prendere a pugni la parete della stanza fino a sbucciarmi le nocche e soffrire per il dolore alle mani invece di soffrire per questo. Questo fa ancora più male, perché la cura è davanti ai miei occhi ma allo stesso tempo è la causa della mia sofferenza.
"Maria ti prego credimi che per me non ha significato nulla."
Non riesco nemmeno più a piangere.
Che senso ha?
"Cosa ti ha chiesto al telefono ieri sera?" gli domando con voce asciutta.
"Maria.." cerca di avvicinarsi a me.
Lo fulmino con lo sguardo.
"Cosa ti ha chiesto! Abbi le palle Massimiliano una buona volta di dirmi le cose come stanno!" sbotto furiosa.
"Mi ha chiesto se poteva venire da me questo weekend."
Lui in chiamata ha detto che ne avrebbero parlato insieme, che avrebbero risolto quando si sarebbero visti.
Questa situazione è assurda. Tutto questo è troppo.
Non gli rispondo nemmeno. Non si merita altre parole, non si merita altro tempo.
Io non posso stare con una persona che non è capace di chiudere con il passato solo perché quel passato gli da la sicurezza e non gli fa mancare la terra sotto i piedi. Io ho bisogno di qualcuno che scelga me, che mi scelga anche se significa saltare nel vuoto, insieme.
Mi giro, non lo guardo nemmeno in faccia.
"Marì non te ne andare, ti prego" mi supplica.
Recupero le mie scarpe, il nastro rosso ed esco dalla stanza sbattendo la porta lasciandolo da solo, senza la possibilità di dirmi altro.

Entro in stanza e cerco il cellulare. Ho bisogno di andarmene da questo posto. Ho bisogno di tornare a casa, di scappare.
Chiamo Fede sperando che non sia ancora partita.
"Maria buongiorno! Tutto bene hai bisogno?"
"Fede scusa ma ho cambiato idea. Sono ancora in tempo per tornare con te?" le chiedo.
"Marì è successo qualcosa?" mi chiede preoccupata.
"No Fede, voglio solo tornare a casa, voglio andare via" le rispondo senza dire altro.
"Fatti trovare pronta tra 15 minuti nella hall di sotto che il van ci aspetta per partire. Ti porto un cornetto alla crema."
Fede capisce, capisce sempre anche quando non le dico cosa mi passa per la testa, sa come essermi vicina, è la miglior manager che potessi trovare.

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Spazio autrice, ovvero me (?) lol
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Scusate il capitolo è più corto degli altri perché sono in vacanza e perché in realtà questo in particolare mi ha messo un po' in difficoltà, ho fatto fatica a trovare l'ispirazione e le idee.
Vado molto a sentimento, non ho la storia già in mente, la costruisco capitolo per capitolo quindi scusatemi se questo non è venuto bene (diciamo così) come gli altri.
Spero che il prossimo sia meglio e che comunque la storia vi stia piacendo.

Fatemi sapere con un commento e lasciatemi una stellina <3
kissini

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