cap. 7

173 12 0
                                    

era buio e pioveva, giornata stupenda per andare in moto.

eravamo quasi arrivati, mancava un'incrocio e una svolta a sinistra, ma evidentemente cristo mi voleva al suo fianco.

l'asfalto era freddo e il parabrezza del camion ancora più freddo e duro, ma io per lo meno respiravo.

Ale no.

non lo vedevo e l'ultima cosa che sentii era una spinta e il mio nome urlato da quella voce.
e poi, in lontananza, le sirene di un qualcosa che in quel momento non decifravo, forse la polizia o l'ambulanza o entrambe.

"cara stai bene?" chiese una voce maschile
"dov'è Alex"
"è il ragazzo che era con te?"
"mh"
"bene...sta bene"

era il camionista.

"grazie signore ora ci pensiamo noi...come ti chiami?"
"laila"
"quanti hanni hai Laila"
"17"
"bene...ce la fai a respirare?"
"si, non mi sento la caviglia"
"ok...se ti tocco qui?"
"fa male"
"qui invece?"
"lo stesso"
"ora vedrai una luce puntata negli occhi"
"va bene"
"ok è sana, controllate la caviglia io vado a vedere il ragazzo" disse il medico ad altri che in poco tempo mi bloccarono il collo per mettermi in barella

"Alex come sta?"
"il ragazzo sta bene signorina, ora pensiamo a lei"
"non viene con noi?"
"c'è un'altra ambulanza che lo porterà in prontosoccorso per fare degli accertamenti, codice rosso ragazzi"
"chi è in codice rosso"
"Laila tranquilla respira bene"

Alex pov

la vidi inerme sull'asfalto, ma con il casco in testa seppur slacciato.
cercai di alzarmi, ma la moto era accartocciata su di me e pesava.
cazzo se pesava, un 250 addosso.

appoggiai la testa sull'asfalto e feci un lamento di dolore, respiravo a fatica.

vidi il camionista scendere e venire da me
"ragazzino sei vivo?"
"va da laila io sto bene"
"sicuro?"
"chiama aiuto e va dalla ragazza"

non stavo bene, ma laila era la mia priorità.

cercai di spostare la moto, o almeno quel che ci rimaneva, ma mi era impossibile.
e la vista iniziava a farsi nera, i battiti sempre più lenti e il respiro sempre più corto.
ma il casco non dovevo toglierlo, o almeno quel che rimaneva del casco.

"come ti chiami ragazzo"
"come sta laila" dissi
"ho chiesto il nome"
"come sta laila"
"laila è viva e sana, come ti chiami"
"dille che.."
"lo stiamo perdendo" sentii un'altra voce
"defibrillatore adesso" urlò
"libera!"
sentii una scossa pervadere il mio corpo
"coraggio ragazzo...togli il casco e blocca il collo"
"dille che è la ragazza che mi sta salvando"
"ei mi serve il nome, sei cosciente?"
"dille che è il mio angelo"
"Alessandro, si chiama Alessandro Rina"
"cazzo è il figlio di Niccolò...Alessandro togliamo la moto, non muoverti"
"che cazzo muovo"
"ok è cosciente...voi là, portate laila in pronto"

"sei vivo per miracolo ragazzo, ora barella e dritti in ospedale, codice rosso"
"dille che la amo" fu l'ultima mia frase prima di vedere tutto nero e non sentire più nulla.

nei giorni successivi laila si riprese, aveva la caviglia destra fratturata e qualche livido e grattata su tutto il corpo, ma tutto sommato stava bene.
in quanto ad Alex....

"papà Alex come sta?" chiesi per le 400esima volta nella stessa mattinata, ero a casa ma nessuno voleva dirmi nulla
"Alex sta bene è in ospedale"
"sei incazzato con lui?"
"laila ti ho detto che tu sulle moto non devi andare, se stavate a casa lui almeno era qui"
"che intendi con era qui" persi un battito
"qui con noi a parlare tranquillamente"
"me ne vado in camera"
"vai a scuola domani"
"si padre"
salii le scale con fatica e rimasi ferma sul letto a piangere.
piangere perché nonostante tutto Ale era Ale.

Tell Me About Tomorrow-Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora