two like us need another chance

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ship: changlix

tw: morte di un personaggio (non appartenente agli skz) , accenni ad una relazione tossica

trama: dove Changbin porta via la vita a qualcuno, ed inconsapevolmente migliora quella di Felix.

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Il suo respiro si scontrava contro il tessuto del passamontagna, mentre le sue dita armeggiavano con quell'affare con cui stava scassinando la porta.

Clic.

La serratura cedette, lasciando il via libera a Changbin. Quest'ultimo si fece avanti lentamente, controllando il luogo che gli si presentava davanti come una sentinella.

Il corridoio dell'entrata era vuoto, illuminato da luce solare proveniente dal balcone in soggiorno.

Marciò sulle piastrelle, guardandosi attorno. Aprì il sacco, rovistando in giro. In bella mostra su degli scaffali in salotto c'erano statuette di animali che riflettevano la luce, luccicando. Non esitò ad afferarle. Non aveva tempo per fermarsi a constatare se fosse vetro o diamante, lo avrebbe fatto più tardi, una volta al sicuro.

Salì le scale, per poi entrare nella prima stanza. Una camera da letto. Aprì tutti i cassetti e le ante degli armadi. Non si preoccupò di non fare rumore, sapeva che in quel momento i padroni di casa fossero fuori. Erano due ragazzi, ed aveva studiato i loro spostamenti per due settimane, appuntandosi gli orari in cui uscivano e rientravano.

Si intascò tutto ciò che gli pareva avesse valore; orologi da polso custoditi in cofanetti, monetine abbandonate in giro.

In quello che sembrava essere uno studio, si soffermò su un portatile posato su un tavolo, ma dopo qualche attimo di riflessione lo lasciò perdere.

Ricontrollò dappertutto, per poi scendere al piano inferiore e fare lo stesso lì. I guanti in lattice lo stavano facendo sudare come al solito, non vederla l'ora di andarsene per toglierseli.

Fu un attimo. Si alzò il passamontagna, scandagliando l'intero salotto per evitare di dimenticare qualcosa, ma proprio in quel momento la porta dell'ingresso si aprì. E Changbin si trovava proprio alla fine del corridoio, in bella vista verso chiunque fosse appena entrato.

I suoi occhi incrociarono quelli dell'individuo. Entrambi si bloccarono, scioccati.

Mi ha visto.

Un ladro?

E per la prima volta nella sua vita, Changbin dovette ricorrere alle pallottole. Afferrò la pistola e premette il grilletto. Il suono dello sparo fu seguito dal tonfo causato dalla caduta del corpo.

Ho ucciso qualcuno.

Il passamontagna tornò a coprirgli il volto e corse verso l'uscita, scavalcando la sua vittima, tentando di ignorare il sangue sul pavimento.

Il suo cuore perse un'altro battito non appena si accorse di un ragazzo biondo ad un metro da lui, che fissava scioccato il morto.

Era l'altro proprietario della casa. Quest'ultimo strinse al petto la cartelletta nera che teneva tra le mani, non appena Changbin si avvicinò a lui.

Alzò le mani e gli colpì la testa con la pistola, facendogli perdere i sensi.

Che casino.

.・。.・゜✭・.・✫・゜・。.

Felix non aveva mai creduto nei miracoli, perché ogni giorno si trovava a vivere sempre lo stesso incubo, senza che la sua vita prendesse una piega migliore.

Ma doveva ammettere di aver sperato che qualcosa, che qualcuno lo salvasse. Ed era successo, nel modo più macabro possibile. Felix non aveva mai augurato la morte al suo fidanzato, gli sarebbe semplicemente bastato essere lasciato in pace da lui.

Era ancora scosso dal corso degli eventi, mai si sarebbe aspettato una scena del genere. D'altronde sarebbe potuto morire anche lui. Ma finalmente era libero. Dae non gli avrebbe mai più urlato contro, non avrebbe più alzato le mani su di lui, non lo avrebbe più fatto sentire in colpa per le minime cose, non lo avrebbe mai più toccato senza il suo consenso.

Quell'incubo ad occhi aperti era finito.

Era passato un mese dalla scomparsa del suo ormai ex fidanzato, le persone gli chiedevano spesso se lui stesse bene, perché nessuno sapeva degli abusi, perciò i suoi conoscenti ritenevano che lui fosse in lutto.

Non lo era, ovviamente. Si sentiva un pò egoista nel non provare alcun dispiacere.

Dopo aver terminato di sparecchiare, alzò lo sguardo per controllare se qualche tavolo si fosse liberato o riempito.

C'era un nuovo cliente, seduto poco distante da lui. Indossava una giacca di pelle, i capelli corvini ricadevano ai lati della sua fronte.

Si bloccò, sicuro di trovare familiare quello sguardo. Quegli occhi, li aveva già visti. E non li avrebbe mai dimenticati, erano impressi nella sua mente. Li aveva sognati, aveva ripercorso il momento dell'incidente varie volte mentre dormiva. Il suono dello sparo, la caduta di Dae, la pozza di sangue attorno al suo corpo e il ladro che si avvicinava a lui.

La paura di morire e la sorpresa nel constatare di essere ancora vivo e finalmente libero. Il capovolgimento della sua vita nel giro di poche ore.

E tutto grazie a quel criminale.

Changbin si era chiuso in casa per un mese intero, troppo terrorizzato per uscire dal suo nascondiglio. Al sicuro nel suo appartamento che però pareva aver iniziato a diventare sempre più stretto, soffocante come i suoi sensi di colpa.

Aveva sentito il bisogno di uscire a prendere un pò d'aria, per non impazzire.

Non era mai successo prima d'ora, il bisogno di ricorrere alle armi. Le aveva sempre portate con sé, per sicurezza. Era quello il loro utilizzo, ma aveva sperato di non doverle usare mai.

Aveva sempre calcolato bene le sue rapine, eppure qualcosa era andato storto.

Aveva evitato i telegiornali, non voleva sapere chi avesse ucciso. Voleva dimenticare il dolore che aveva recato ai cari di quel ragazzo. La vita che aveva interrotto.

Non voleva più farlo, non l'avrebbe più fatto. Avrebbe messo un punto alle rapine, per evitare altri incidenti simili. I soldi li avrebbe trovati in altri modi.

Entrò in un bar, si sedette ad un tavolo ed ordinò un caffè. Si comportò come se non fosse successo nulla, tentando di ignorare quel peso nel suo petto. Le sue dita tremavano.

Quando gli venne servita la tazzina, mormorò un roco "Grazie". Se n'era stato zitto per giorni, non trovando alcun diritto di aprire la bocca, di vivere. Non dopo quello che aveva fatto.

"Offre la casa" affermò il cameriere, inchinandosi per poi allontanarsi. Changbin lo guardò confuso, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti mentre tornava al bancone.

E Felix, nascosto dietro la porta della cucina, si gustò la sua espressione sorpresa con un sorriso a incurvargli le labbra. Il suo collega chiuse un pugno per poi alzare il pollice nella sua direzione, e il biondo copiò il gesto, ringraziandolo sottovoce.

Trovava sbagliato offrire un caffè ad un'assassino, chissà quante persone aveva già ucciso, quante case aveva già svaligiato. Ma non poteva fare a meno di sentirsi riconoscente.

Se solo Changbin avesse saputo.

FINE.

𝖲𝖳𝖱𝖠𝖸𝖪𝖨𝖣𝖲 𝖮𝖭𝖤𝖲𝖧𝖮𝖳𝖲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora