🌹ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 𝔡𝔲𝔢🌹

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Il mattino seguente mi svegliai, di fianco a me Sicilie non c'era, si era già alzata..
"Che strano"
«Buongiorno signorino» girai il viso verso la voce, era Livia.. una delle schiave.
«Buongiorno... Livia.» la guardai, aveva la solita veste, di ogni lunedì... «Non... mi sono svegliato, scusate»
«Non si preoccupi. Vostra sorella ci ha dato una mano»
«....mia sorella?»
«Si»
«...o-ok» sorrisi.
«È stata davvero brava sai? forse un po' più di te» disse scherzosa. Ridacchiò.
«...l-lo so.. lei lo è» sospirai «..P-puoi uscire? devo cambiarmi.»
«Certo. A tra poco per la colazione»
«...non ho fame»
«...ah no?» mi guardò stranita «..se.. se insistete» se ne andò.

Mi misi la toga, pulii quella che indossavo prima e la piegai.
Sentii dei passi pesanti dietro di me, rumore di innumerevoli gioielli e perle scontrarsi, la veste trascinata sul pavimento, i bracciali che tintinnavano.
«Te l'avevo detto caro mio» era mamma.. «Solo la mamma ti vuole bene.. e ti apprezza davvero»
La guardai, lei era davvero l'unica forse.

•{2 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒐}•

Avevo sei anni..
Sei.
Ero solo un bambino.
Ero tra le braccia di quell'uomo. Era un boia, mi stava finalmente riportando a casa.
Non mi ero mai preoccupato di chiedere il suo nome, me ne sarei dimenticato. Non volevo ricordare.
Avevo le membra a pezzi, faceva tutto male, quella mattina non si era nemmeno preoccupato di lavarmi, era sporco ancora. Forse sanguinavo anche, chi lo sa.
Mia madre mi prese, lo mandò via e mi diede a mio padre, che per la prima volta sembrava interessarsene.
Ma io non volevo stare con nessuno, era l'imperatore, avrebbe potuto fermare tutto ma non l'ha fatto, mi aveva lasciato con...cinque cani..
Papà mi strinse a se.
Mi voleva bene?..
Non ce la facevo a ricambiare, anzi mi sentivo morire.
Sardegna era ancora piccolo, lo guardai, poi chiusi gli occhi.

𝒫ℴ𝓋: 𝒯ℯ𝓇𝓏𝒶 𝓅ℯ𝓇𝓈ℴ𝓃𝒶

Il giorno dopo, come se non fosse successo niente, I. Romano li portò all'Anfiteatro Flavio.
«Sardegna deve crescere, anche lui deve assistere allo spettacolo» Diceva.
Sicilie stava seduta ai piedi dei genitori, su un piccolo seggio, Bisanzio era su un triclinio, con due delle sue fedeli ancelle intorno, Roma aveva il piccolo Sardegna seduto sulla gamba, era seduto sul suo piccolo trono.
«Napoli, vieni a sederti qui»
«...no..non- vorrei vedere meglio» rispose. Voleva solo stare lontano, non sapeva perchè, ma voleva stargli il più lontano possibile.
Sicilie si alzò, sedendosi con lui.
«...scusa» gli prese la mano.
«....» non dise nulla.

Il combattimento iniziò, non era tra gladiatori e belve come la volta prima che andarono, ma solo uomini.
«Lo sai..papà dice che i greci lottano nudi.» disse la bambina.
«...ah si?»
«Mhm»
«..i greci lottano in un'altro modo..»
«Oh?»
«Non lottano con le armi, ai greci il sangue non piace. Loro lottano corpo a corpo...si chiama Παγκράτιος (pancrazio)»
«Ahh..okok»
«..»
Napoli tornò a guardare, li guardò tutti nei minimi dettagli.
Uno aveva la pelle olivastra, non aveva tratti romani e Napoli non capiva bene di quale popolazione fossero.
Non erano grechi, ne barbari.
Aveva gli occhi scuri, da lì su dov'era, si vedevano bene, i capelli lunghi e nero pece, era il più giovane di tutti, si diceva dall'aspetto, non aveva la barba e il fisico/ le cicatrici degli altri, gli si potevano dare circa sedici anni.
"Korasmus" l'avevano annunciato.
«Che vuol dire?» Chiese I. Bizantino
«Ah non lo so» rispose quasi di botto, per zittirla, Roma.
«Non è latino?»
«No..»
«..mh.»

Degli altri, i nomi, non li ricordava il primo genito di Roma, ma ne ricordava il fisico, i tratti, tutti di popoli conosciuti.
Uno era romano, per eccellenza, era diventato gladiatore per debiti.
Un'altro era belgico, aveva dei capelli biondi e occhi di un blue celo.
L'altro ancora gallo, molto simile a quello romano, non importava però.
Napoli era concentrato su uno e uno solo.
Era bravo nella lotta, sapeva evitare tutti gli altri..
Lo spettacolo finì, due morti.
I due stranieri.
I sopravvissuti vennero condotti nelle stanze dei gladiatori.
Il malpelo corse fuori dal Colosseo, era sempre il primo ad uscire, il sangue lo ripugnava, gli faceva venire il volta stomaco.
Si intrufolò nei sotterranei dell'arena, inseguendo il gladiatore che tanto aveva osservato.
Era in mezzo alle celle, il resto dei lottatori dormivano, altri sanguinavano, altri ancora mangiavano.

🎴~𝔖𝔬 𝔱𝔥𝔦𝔰 𝔦𝔰 𝔩𝔬𝔳𝔢?~🎴{𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛 𝑐ℎ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora