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𝒫ℴ𝓋: ℛℯ𝓰𝓃ℴ 𝒹𝒾 𝒩𝒶𝓅ℴ𝓁𝒾
Passarono anni, ora ne avevo diciotto, non mangiavo, dormivo poco, non ce la facevo più.
Papà stava con Regno sempre e io stavo da solo, si lamentava che non mi ero ancora sposato, mamma che le avevo fatto perdere voti al potere perchè la sera non andavo più al bordello e Sicilie perchè diceva che ero diventato una puttana, non lo diceva con cattiveria lo so.. ma aveva ragione.Il giorno iniziò uguale a sempre, mi alzo, mi guardo attorno; avevano separato la mia stanza da quella di Sicilie, eravamo grandi ormai.
Vado verso il lavabo, mi lavo il viso, mi guardo nel bronzo, avevo la faccia scavata, gli occhi rossi.
«Napoli!» mi chiamò Sardegna «è pronta la colazione!» si affacciò in camera.
«..Di a mamma che non ho fame.. anzi dille che sto ancora dormendo»
«..Ma anche ieri non hai mangiato»
«Capita»
«..Va bene»
Guardai fuori dalla finestrella di camera mia, c'era l'uomo zoppo, che dopo pochi passi assunse forma di una donna bellissima, con i capelli ebano che volavano nel vento ed un manto rosso purpureo, uno di quelli che mia madre metteva spesso.
Sorrisi, era più tranquillo da vedere adesso..Andai dalle serve, le mie dita ormai erano incontrollabili e con i pollici sembrava che mi stessi scuoiando vivo.
Nessuna mi notò.
La più anziana però, che stava in un angolo mi fece sedere accanto a lei, per preparare il pane.
«Non ho mai fatto pane misto a sangue sai?» disse lei guardandomi le mani.
Io non dissi nulla, rimasi in silenzio, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Non avevo nemmeno le lacrime per piangere ormai.
Non avevo più nulla.
Ero il figlio di nessuno.
«Signorino..posso darle un consiglio?..»
«..mh»
«ci rinunci» disse secca.
Rinunciare a cosa? Ad amare? A vivere?
Probabile..Infornammo le pagnotte, aiutai i pastori, gli artigiani. E ormai, il cristianesimo era religione di stato, andavo in chiesa.
Mi confessavo, non so per cosa, ma lo feci.
Forse perchè mi resi conto di essere un pezzente, una cattiva persona.
Tornavo a casa, ero stanco, potevo stare con Regno un'oretta e poi mi mandavano via, a fare qualcos'altro.. ma che potevo fare?
Nulla di troppo.Passai vicino camera di Sicilie, non avevo mai origliato, ma questa volta lo feci.
«Dobbiamo scappare»
«..E dove andiamo?»
«In un villaggio qui vicino»
«ma come facciamo»
«Bruciamo questo posto» erano le voci dei miei fratelli, non sapevo chi dicesse cosa ma so che mi arrabbiai, aprii la porta di getto e mi guardarono.
«Siate deficienti o cosa?! Sapete quello che ci costa?!»
«Napoli..» Sardegna si alzò.
«Napoli un cazzo.. Regno è troppo piccola! Veneto ha bisogno di tempo, Salò ancora non cammina bene!»
«Calmati! Vogliamo solo andarcene via!»
«Ma perchè?!»
«Perchè mamma-»
«Mamma ha tutte le ragioni del mondo per farci una chiavica, per arrabbiarsi quando preferiamo nostro padre a lei!»
«Hai sbattuto la testa o cosa?» disse alzando la testa, come a guardarmi dall'alto in basso.
«Io so cose che voi non sapete... anzi Sicilie, diglielo, dillo a tutti!»
«...Che cosa?» mi guardò lei, era confusa, era sempre brava a mentire ma stavolta era seria.
«...Non lo sai?»
«...No?»
«...» li guardai tutti da uno ad uno. Nessuno lo sapeva eccetto io.
«Napoli.. tu davvero credi che mamma abbia ragione?..» Sardegna era furioso, strinse i pugni.
«Si.» sorrisi, aspettava solo quello.
Mi diede un pugno, due, tre.
«Bastardo!.. Sei come vaticano lo sapevo!»
«Ma che come vaticano e come vaticano... Secondo te mi piaceva andare a fare la puttana nei bordelli per permetterle di avere voti in politica?! Non ho detto che ha ragione a farci male, ha ragione ad essere arrabbiata idiota!»
«...La puttana?»
Bravo Napoli.. ora sanno.
«...» Guardai lo specchio, il sangue usciva lento dal mio naso, lo guardai e me ne andai senza dire nulla.Andai in camera mia, mi chiusi dentro, guardai il sangue che cadeva sul pavimento.
Mi accovacciai sul pavimento di marmo, osservando la mia camera.
Me lo meritavo.
Mi odiavano anche loro ora, ma mi andava bene così.
Non so cosa successe ma mi venne poi in mente di scrivere qualcosa..
Presi piuma e pergamena, ai tempi si usava ancora quella, iniziai a scrivere, era per mamma.
L'avrebbe strappata subito ma non mi interessava, volevo scrivere per lei per una volta nella vita, se i miei fratelli avessero davvero bruciato tutto, avrei preferito morire con lei che vivere, senza più un briciolo di orgoglio.
Ricordai anche che era il suo compleanno, era nata oggi..
Posai la piuma, rimasi immobile, così fermo che dubitai di respirare.
"...Giá" dissi tra me e me.
Mi alzai col capo abbassato, presi una corda, mi pare l'avessi comprata per Maria ma non l'avevo mai usata.
Sorrisi, non c'era tanto da fare ormai e i nodi li sapevo fare assai bene.𝒫ℴ𝓋 𝒯ℯ𝓇𝓏𝒶 𝓅ℯ𝓇𝓈ℴ𝓃𝒶
Bisanzio era rimasta in un angolo ad ascoltare, aveva le lacrime agli occhi, purtroppo era troppo tardi per lei.
Corse verso camera del primogenito, voleva parlargli, chiedergli perchè.
Perchè l'avesse difesa dopo che lei lo aveva trattato così male?
Corse e corse. Quel palazzo sembrava così grande tutto ad un tratto, improvvisamente era un labirinto.
Le salì un fitta al cuore, ma riuscì a bussare alla porta di suo figlio.
«Napoli!..»
Non ci fu risposta.Provò ad aprire la porta, era chiusa, riprovò ancora e ancora, doveva buttarla giù.
Le sue nocche si ruppero, le unghie e le dita sanguinavano, le spalle erano ormai piene di lividi, ma ci riuscì.
Napoli aveva la corda alla gola, la guardò con gli occhi spalancati, pieni di lacrime, erano così grandi quegli occhi allo sguardo di Impero Bizantino, così grandi e così vuoti.
«...Mamma..»
«Napoli» disse secca, gli andò vicino.
«...m-mamma io non...»
Non formulava frasi coerenti, rideva istericamente.. aveva paura.
Lei però, lo abbracciò, sciogliendo la corda, tenendolo stretto al petto.
Il malpelo tremava, sentiva il calore della madre per la prima volta in anni, anzi in secoli, ed era così piacevole.
Quelle piccole lacrime diventarono cascate, le risate singhiozzi, l'agitazione pianto.
«Figlio mio..» piangeva anche lei con lui «Che cosa ho fatto...» la sua candida mano si sporcò col rosso del sangue di Napoli mentre gli accarezzava il viso.
Ci fu un silenzio assordante, solo i singhiozzi di entrambi erano udibili.
«Mamma...»
«Si?»
«Volevo farti un regalo per il compleanno..»
«..E volevi ucciderti?»
«Mhm...»
«..amore della mamma...» le lacrime della donna aumentarono, non si staccava dal figlio per nessun motivo. Aveva paura avesse ritentato un gesto estremo o peggio..ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎ᴥ︎︎︎
𝑨𝒏𝒈𝒐𝒍𝒐 𝑨𝒖𝒕𝒐𝒓𝒆
𝑻𝒆𝒆𝒉𝒆𝒆😊...
𝑩𝒊𝒛𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒇𝒂𝒊💪𝑨𝒄𝒉𝒊𝒍𝒍𝒆
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🎴~𝔖𝔬 𝔱𝔥𝔦𝔰 𝔦𝔰 𝔩𝔬𝔳𝔢?~🎴{𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛 𝑐ℎ}
Fanfic🎀"𝑯𝒐 𝒂𝒎𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒕𝒂𝒏𝒕𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒉𝒐 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒐 𝒎𝒊 𝒂𝒎𝒂𝒔𝒔𝒆"🎀