🌺ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 𝔫𝔬𝔳𝔢🌺

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𝒫ℴ𝓋: ℛℯ𝓰𝓃ℴ 𝒹𝒾 𝒩𝒶𝓅ℴ𝓁𝒾

Corsi verso la cucina, Roma aveva in mano la corona di mia madre, aveva qualche capello staccato, come quando ti togli un codino tirandolo.
Non era sobrio, ed io avevo Serafina tra le braccia.
«...Napoli. Visto che la tua mamma ha deciso..» si fermò «..di dirmi che da un po' sentiva un'altro uomo, perchè non vieni qui?»
Mamma non me lo aveva detto, ma lo immaginavo, qualsiasi donna avrebbe un amante con un marito così.
Mi avvicinai lentamente, lui guardò Regno e le accarezzò la testa.
Lei tremava, sentiva la puzza di alcol..
«Si padre?»
«...» mi guardò, freddo, prendendomi i capelli. «Tu sai quello che ha fatto tua madre.»
«padre, si sbaglia, non so di cosa parli..»
«pensi che io sia stupido?»
«No.»
«..Oh si che lo pensi.» prese la coppa dorata di fianco a lui, mentre la sua presa sul mio capo aumentò.
«Sarei io in primis ad essere uno stupido, solo per pensarlo» sentivo che la chioma mi si riscaldava, come quando trovai il corpo di Nehir..
Ma stranamente non lasciava andare la presa.

Sentii il viso partire poi, la coppa mi venne scaraventata sulla guancia, quasi mi fece volare dei denti.
Non disse nulla, non dissi nulla altrettanto.
«....»
«...Padre io..»
«Taci..» la sua mano sanguinava, sentivo l'odore di ferro che emanava il sangue, sentiva la carne che bruciava..
«Padre..»
«Taci ho detto!»
Misi Regno per terra, le dissi di andare a chiamare mamma, lei corse.
Non sapevo cosa stesse succedendo, non aveva mai esagerato così tanto, ricirdo solo che prese a picchiarmi, lanciarmi al muro quando cercavo di difendermi.
Io non urlavo, non dicevo nulla, si sarebbero preoccupati e poi bastavano le sue di urla.
«Perchè non gridi?! Di qualcosa!» disse.
Non gli avrei dato questa soddisfazione, non avrei urlato.
Alzò il braccio per sferrare l'ennesima mazzata, un ennesimo dolore.
Non controllavo più gli inpulsi ormai, iniziai a piangere a dirotto sotto le mani di mio padre.
Ma che dico, non lo era mai stato mio padre, per me era Roma, un'imperatore e nulla più.
Chiusi gli occhi, non vidi nulla, non volevo vedere.
Sentii solo un'enorme tonfo davanti a me.
«...» aprii un solo occhio, sentivo dei respiri affannati apparte i miei, vidi il corpo di mio padre sul pavimento, che si dimenava.

«MUORI!..MUORI..NON LO TOCCARE»
Regno gli stava dando coltellate a non finire.
Alla gola, al petto, alle spalle.
Non aveva chiamato nessuno, aveva fatto finta di andare da mamma per poi prendere una lama e finirlo.
«SERA» la presi in braccio, lei mollò il coltello nella gola di Roma.
I suoi occhi erano ormai all'insù, era morto...il corpo era ancora caldo ma come potevi salvare qualcuno in quelle condizioni?..
«...Napoli..non volevo io..»
«P-per avere quattro anni li mameggi bene i coltelli sai?» mi uscì spontanea come frase, seguita da una risata insterica.
«...Credo di si..»
«...»
«Che avete fatto...» sentimmo una voce, era mamma, Regno si strinse a me, abbracciandomi forte.
«M-mamma.. non l'abbiamo fatto a posta lo giuro...Noi-»
«No no no.. non vi preoccupate. Lavatevi via il sangue io metterò in scena qualcosa.. tranquilli. Non vi porteranno via dalla mamma lo prometto. Msmma penserà a tutto..» disse impanicata, ma decisa.

𝒫ℴ𝓋: 𝒯ℯ𝓇𝓏𝒶 𝓅ℯ𝓇𝓈ℴ𝓃𝒶

E così fece, Impero Bizantino, mise in scena il ritrovamento del corpo del marito, prima nascondendolo, poi facendo girare la notizia.
Tutti ne rimasero addolorati, tutti tranne i figli, non ne diedero tanto peso, non avevano un eccessivo attaccamento al padre, ma finsero di averne durante i riti funerari.
A Napoli, tutto questò, ricordò di secoli prima quando Cesare venne ucciso dal figlio Bruto alle idi di Marzo..
In cosa si erano cacciati?..
Sospirò, guardando sua madre, lei li abbracciava tutti a modo suo.
Sapeva che non si sarebbe risposata con nessun uomo, non lo avrebbe permesso e, più che altro, nessun uomo avrebbe voluto una strega come lei al suo fianco, capace di manipolare gli elementi a suo piacimento.
«..Napoli.. tesoro.» disse in modo docile. «ho bisogno che tu faccia qualcosa per me..»
«Qualsiasi cosa madre..»
«Ho sentito il vostro piano di scappare quella notte. E quando arriveremo a Roma, vi prego di metterlo in atto senza esitazione..»
«...» il ragazzo rimase a guardarla con gli occhi spalancati, poichè, anche se la madre gli aveva fatto dei torti, aveva ancora attaccamento al grembo materno dal quale non fu mai generato.
«Ma madre io..»
«..Per favore.»
«...» non poteva dire nulla, si limitò ad annuire.

Partirono così, da Cuma, per Roma, ancora una volta diceva addio alla sua amata terra Campana, per tornare in Lazio.
Bisanzio era seduta sul suo cavallo, i suoi figli, tutti e nove, su una carrozza dietro di lei.
Ora era lei l'imperatrice, nessuno le avrebbe sottratto il ruolo, nemmeno un uomo.
Ci vollero giorni, ma arrivammo, passammo per l'arco di trionfo e, Bisanzio, abbronzata per le giornate attorno al lago, sotto al sole, vestita di tutto punto, adornata con i migliori gioielli e la corona sulla chioma rossa, venne accolta a Roma, come imperatrice si, ma con disprezzo nell'aria. Non perchè avesse fatto qualcosa di male, ma perchè era una donna..
«Questi soldati non sanno cos'è il rispetto..» disse Sicilie.
«Come ti aspetti che persone come loro portino rispetto a delle donne?»rispose il gemello
«Se fosse stata una sibilla lo avrebbero fatto o una vestale.»
«Ma lei è imperatrice ora, non lo sopportano, faranno di tutto per buttarla giù dal trono.»
«Non ci riusciranno..»
«Ma questo loro non lo sanno..»
Si guardarono, poi guardarono il pubblico.

Ed è lì, che il malpelo vide di nuovo quello che ormai chiamava un compagno di vita, l'uomo zoppo, che ancora una volta cambiava, diventando un bambino dagli occhi scuri..
Napoli ci era abituato, si strinse a Maria e cercò di non pensarci.

Tornarono nella loro dimora, era buia, fredda ma non di temperatura, di colorito.
Gli aveva sempre messo un'immensa depressione casa loro, la odiava, odiava quella città, voleva stare nella sua terra natia.
Odiava ogni cosa di Roma..
Entrò in camera sua, mise le sue cose sul letto e uscì subito.
Corse, corse e corse per ore, fino ad arrivare a quello che veniva chiamato Circeo.
Realizzò solo lì che aveva corso a lungo.
«Qui c'era la maga Circe..» disse sotto voce, guardandosi attorno.
Era un posto che gli sembrava realmente magico, rimase lì, per un momento, ad immaginare il palazzo della maga, le ninfe da lei curate che correvano e giocavano, la sua leonessa e infine... Odisseo, che entrava nel palazzo per sedurre la strega e riavere i suoi uomini.. ma fu lei a sedurre lui, poichè sapeva che lui aveva ingerito..colchico, ma Ermes non sapeva come dosarlo e quindi lo rese solo immune a degli incantesimi.

"Mamma è un po' come Circe" pensò..
Ebbe l'idea di farle un regalo, di darle proprio il colchico..
Si avventurò per il bosco del circeo, antrando sempre di più nella parte più fitta.
Tutto in torno a lui sentiva melodie e bisbigli, le naiadi e le ninfe boschive se le sentiva tutte attorno.
Seguì le voci, trovò il fiore e appena lo raccolse i suoi occhi gli fecero vedere qualcosa, simile ad una visione.
Gli fecero vedere sua madre, lei era felice per il regalo.
Poi si fermò.
Era stato colpito dalla magia della Sibilla notti prima.. o almeno come la donna diceva, dal volere di Febo..
Vedeva il futuro ora?...
Sospirò. Decise di andarsene, ma sentì il braccio essere afferrato, la bocca tappata e dopo, un profumo gli annebbiò la vista, facendogli perdere i sensi..


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𝑨𝒏𝒈𝒐𝒍𝒐 𝑨𝒖𝒕𝒐𝒓𝒆

𝒐𝒑𝒔☺️
𝑮𝒐𝒐𝒅𝒃𝒚𝒆 𝒓𝒐𝒎𝒂

𝑨𝒄𝒉𝒊𝒍𝒍𝒆

🎴~𝔖𝔬 𝔱𝔥𝔦𝔰 𝔦𝔰 𝔩𝔬𝔳𝔢?~🎴{𝑖𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎𝑛 𝑐ℎ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora