2.

84 9 4
                                    

Sarebbe stato meglio se avessi evitato fin dall'inizio di ricoprire il turno notturno alla locanda.

È tutto troppo piatto, a tratti noioso, privo di qualsiasi tipo di brivido o adrenalina pura.
Nulla di interessante, di troppo accattivante o allettante, soltanto qualche cliente che ha alzato troppo il gomito, finendo per ribaltarsi più volte dalla sedia e imbrattandosi del liquore contenuto nella bottiglia, senza smettere di ridere fortemente, o un paio di coppie appena convolate a nozze, di passaggio e in cerca di una camera per trascorrere la notte.

Chissà se al loro ritorno il matrimonio reggerà ancora.

Ogni tanto getto un occhio verso la rampa delle scale. Quel gesto è diventato talmente meccanico che ormai mi esce involontario, senza che lo desideri veramente.

Fastidio.

Possibile che se ne rimanga davvero fermo e inattivo durante la notte, quello?

Quella predominante impressione iniziale, che non ha mai smesso di diffondermisi dentro da quando ha varcato la soglia del locale la prima volta che si è presentato qui, continuo ad avvertirla a pelle.

È risaputo che, di solito, la prima impressione non sbaglia mai. Ci azzecca sempre immancabilmente.

In primo luogo, ho subito intuito che non dispensasse affatto molte parole.
Comprensibile. In quanto ammazza demoni, non può sventolare la sua identità ai quattro venti, soprattutto se è stato inviato, dai corvi, in missione presso zone prese d'assalto dalle lune demoniache, per non parlare del fatto che, all'infuori dei demon slayers, nessun altro è a conoscenza dell'esistenza di quelle creature ultraterrene.
Quella dello spadaccino è un'identità da tenere segreta ad ogni costo.

Ciononostante, in secondo luogo, ho, inoltre, ottenuto, involontariamente, un primo assaggio della sua personalità.

Quel viso da spadaccino sicuro di sé e taciturno nasconde un'indole tutt'altro che docile.

È davvero sfacciato.
Scorbutico.
Solitario quel che basta per lasciarti intuire tramite il solo sguardo di non stargli tra i piedi.
Insopportabile come davvero pochi al mondo.

Nah.
Decisamente le mie aspettative sono state fin troppo alte.

«Oh Kitsu, sei già qui?»

Mi volto di scatto all'udire quella voce familiare, contrassegnata da una nota arricchita di sorpresa.

Mia sorella maggiore Kuniko mi scruta con i suoi occhi azzurri brillanti, appoggiata allo stipite della porta, inarcando un sopracciglio, tuttavia, nonostante tenga le sue braccia incrociate al petto, non accenna a smorzare quel suo sottile sorriso.

«Non sei in anticipo per iniziare il turno di notte?»
«Sì, lo sono.»
«Hai cambiato abito?» Palese. Nulla al mondo passa furtivo a mia sorella maggiore.

Nonostante io e Kuniko abbiamo ben nove anni di differenza, è sempre stata la mia ombra.
Lo era quando ero appena venuta al mondo, lo era quando abbiamo perso i nostri genitori e ha dovuto occuparsi di me inizialmente, e lo è ancora adesso, nonostante stia crescendo e mi stia avvicinando, anno dopo anno, all'età adulta.

Tra me e Kuniko, ammetto di essere sempre stata io la pecora nera della famiglia.
Sono sempre stata più testarda, più impulsiva e precipitosa di lei, che, al contrario mio, è sempre stata la sorella perfetta: se mi sbucciavo un ginocchio, mi aiutava a rialzarmi e a curarmi la ferita nel limite delle sue possibilità, quando scoppiavo in lacrime non mi ha mai cacciata via, nonostante il motivo potesse rivelarsi banale e a tratti patetico, e quando mi ha promesso che non mi avrebbe mai abbandonata, ha giurato di mantenere la parola a qualsiasi costo.
Tutt'ora la sta mantenendo.

𝗔𝗹𝘄𝗮𝘆𝘀 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗲𝘃𝗲𝗿 (Sanemi x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora