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🐾 per una migliore lettura, vi consiglio di rileggere il capitolo precedente! Buona lettura🤍

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«Il Pilastro della Tempesta?»

Seduti per terra, sotto a uno dei tanti alberi di glicine, fianco a fianco, le nostre schiene appoggiate alle cortecce, Shinazugawa, seduto a gambe incrociate e con le braccia conserte, mi rivolge uno sguardo ricco di domande, a malapena riesce a tenere a freno il suo attonimento che non smette di accendersi.

Non nego di sentirmi leggermente in soggezione mentre le sue iridi color porpora mi scrutano con maggiore attenzione, dal canto mio fatico ad alzare lo sguardo dal terreno, mentre intreccio le mani. «Ti è così insolito?»
«Non ho mai conosciuto un pilastro prima di te.»

Mi sposto dietro ad un orecchio una ciocca di capelli ribelle, ricadutomi sul viso dall'impercettibile forza del vento «L'ubicazione dei pilastri deve rimanere segreta. Generalmente, noi pilastri ci occupiamo di missioni più complicate, più pericolose per certi versi. Nella maggior parte dei casi interveniamo in missioni dove nemmeno gli spadaccini dei ranghi più alti riescono a venirne a capo.»

Un'ulteriore ciocca di capelli finisce, involontariamente, attorcigliata tra le mie dita «Quando Miku mi ha mandata in missione qui, nel rione di casa dopo molto tempo, avevo quasi già intuito il motivo per cui lo avesse fatto: non era essenzialmente legato al fatto che il distretto stesso, che mi ha vista crescere, fosse infestato da un demone, quanto maggiormente per la circostanza. Ovvero, che, qui, ci sarei dovuta tornare.»

«Miku?»

Annuisco, a sentir pronunciare quel nome, il mio cuore perde un battito, ma non riesco a nascondere un sottile sorriso che mi nasce spontaneo sul viso.
Non mi sono resa conto di quanto la mia disinvoltura stia prendendo la meglio sulla diffidenza che, invece, cerca, immancabilmente, di comparire ad ogni costo.

«Il mio corvo.» ribatto, alzando lo sguardo sopra alle nostre teste, più precisamente sopra ad una delle numerose ramificazioni, avvolta da limpidi, violacei petali di glicine, dove due piccole ombre scure sono rimaste immobili per tutto questo tempo, mentre io e Shinazaugawa non solo abbiamo deciso di darci una tregua, ma anche di uscire allo scoperto, rivelare la nostra vera natura da spadaccini.

O meglio, noi siamo rimasti rigidi, leggermente distaccati e, spesso, anche sull'attenti per quasi tutto il tempo, solo qualche sguardo di soppiatto accompagnato da un breve e imbarazzante silenzio che, almeno dal canto mio, avrei voluto spezzare a tutti i costi.
Miku, invece, non ha fatto altro che accoccolarsi accanto a quel volatile nero della sua stessa specie. Non mancava di strusciarsi, con la sua minuscola testa, contro il petto di quel corvo, rimasto fermo ad accumulare quei piccoli gesti d'affetto, senza provare a scacciarla nemmeno una singola volta.

È facile per me fare due più due, intuire a chi appartiene quel corvo in compagnia della mia.
Difatti, i corvi non si separano mai dai loro padroni ammazzademoni.

Ed è fin troppo scontato ammettere che, a quella scena, non posso fare a meno di provare una sensazione impercettibile e che mi scalda leggermente il cuore.

Avevo notato quanto il mio corvo si fosse affezionato, nel giro di poco tempo, a quel volatile, giunto qui insieme a quella testa calda del suo padroncino. Per me non è mai stato insolito vederli in compagnia l'uno dell'altra quando trascorrevo le nottate alla locanda fino al sorgere del sole, accovacciati in cima ai tetti delle dimore.
Rimanevano fermi nella stessa posizione tutta la notte, a patto che Shinazugawa stesso rimanesse nei dintorni. Mai una volta che si fossero beccati o aizzati a vicenda.

Si dice che, spesso, l'indole, la personalità di un animale rispecchi anche quella del suo padrone.
Ed è per questo motivo che, un po' alla volta, mi sto sforzando a lasciarmi scivolare di dosso quella diffidenza dominatrice di me.

𝗔𝗹𝘄𝗮𝘆𝘀 𝗮𝗻𝗱 𝗙𝗼𝗿𝗲𝘃𝗲𝗿 (Sanemi x Oc)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora